La lunga mano delle lobbies del farmaco
Procede in maniera inesorabile Il venditore di medicine verso il suo obiettivo, raccontare uno dei segmenti della malasanità, il collegamento illegale tra potenti case farmaceutiche e certi medici che prescrivono medicine in cambio di regalie. Un protagonista (Santamaria) nelle vesti di cacciatore di prede, una riserva di caccia costituita dai medici più o meno corruttibili, un bersaglio da colpire, le multinazionali del farmaco assetate di guadagni illeciti. Ed è perfettamente inutile che l’indomani di scandali o rivelazioni le aziende poi rispondano con paginate di pubblicità o dichiarazioni di esperti alle loro dipendenze come è successo anche di recente. Anche in questo campo il capitalismo detta le sue regole, dagli enormi affari fino alla prescrizione di farmaci costosi e l’occultamento di quelli a costo contenuto.
Armato di borsa, indossando un abito di ordinanza Bruno informatore scientifico procede sempre più angosciato dalla possibile perdita di lavoro se i suoi standard dovessero diminuire. E non si tratta solo di una vaga impressione, la tagliatrice di teste feroce come un lupo (Isabella Ferrari) ha già seminato terrore e suicidi. Allo stesso tempo per la sua paura del futuro cerca di bloccare il desiderio della moglie di avere un figlio con cocktail di anticoncezionali da somministrare a sua insaputa. Queste due linee di racconto procedono in parallelo, seguendo un i canoni del cinema politico impegnato, del filone di inchiesta giudiziaria, l’altra quella del melodramma familiare, con il secondo che tende a invadere il campo del primo e a smorzare la decisa linea di racconto. È la stessa consolidata tradizione del nostro cinema a volere che nel nostro paese i colpevoli spesso la facciano franca.
Algido nel suo procedere a dispetto degli elementi drammatici che spostano l’attenzione, i troppi drammi che intersecano il racconto, causati per lo più da medicinali impropri o da quelli che non si trovano in commercio (e qui si apre la parentesi oncologica), non ha reticenze nel suggerire le malefatte della sanità a favore di lucro personale, dagli esperimenti sulle cavie umane, alle operazioni inutili ai traffici tra pubblico e privato mentre si concentra sulle regalie fatte ai medici in varia forma, in cambio di sostanziose prescrizioni. La strada che percorre Bruno tra i corridoi e gli studi degli ospedali è il cuore del film. Scritto da Michele Pellegrini, Amedeo Pagani e Antonio Morabito. Roberto Silvestri nel ruolo del giudice tagliente e decisivo.
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