Milioni di italiani ridotti alla fame

Milioni di italiani ridotti alla fame

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I poveri hanno sem­pre fame. Non è il solito cano­vac­cio della com­me­dia all’italiana, oggi que­sta è la realtà che anche illu­stri can­tori di sini­stra del “ren­zi­smo” si osti­nano a non voler vedere, presi come sono ad esal­tare il bonus da 80 euro defi­nen­dolo “una sep­pur par­ziale ridi­stri­bu­zione per fron­teg­giare le ingiu­sti­zie sociali rese più acute dalla crisi”. Vero che in tempi di crisi non si butta via niente, ma forse ci vuole ben altro per resti­tuire una vita decente a quei 4 milioni e 68.250 poveri che lo scorso anno in Ita­lia sono stati costretti a met­tersi in fila per avere qual­cosa da man­giare: il 10 per cento in più rispetto al 2012, circa 400 mila persone.

E sicu­ra­mente saranno di più, per­ché è impos­si­bile moni­to­rare con pre­ci­sione la mise­ria, ma que­sta è la cifra record che emerge dal dos­sier “La crisi nel piatto degli ita­liani nel 2014” pre­sen­tato ieri a Napoli dal pre­si­dente di Col­di­retti Roberto Mon­calvo davanti a die­ci­mila col­ti­va­tori (dati for­niti dall’Agenzia per le Ero­ga­zioni in Agri­col­tura — Agea).

Le fami­glie con bam­bini ed anziani, dice Col­di­retti, sono le più col­pite dalla crisi. A dover ricor­rere agli aiuti ali­men­tari nel 2013 sono stati 428.587 bam­bini con meno di 5 anni (+13%) e 578.583 ultra 65enni (+14%). La mag­gio­ranza dei bam­bini che non hanno di che nutrirsi è con­cen­trata nelle regioni meri­dio­nali, con punte in Cam­pa­nia e Sici­lia: 149.002 bam­bini, quindi il 35% del numero com­ples­sivo dei bam­bini indi­genti. In sin­tesi, quasi 4 per­sone su 10 che hanno avuto biso­gno di cibo per vivere si tro­vano nel sud Ita­lia (1.542.175). Col­di­retti sot­to­li­nea la situa­zione pre­oc­cu­pante della Cam­pa­nia con 913.213 indi­genti. Que­sto non signi­fica che la crisi non stia mor­dendo anche in zone meno povere del paese: nel nord 1.056.855 per­sone hanno chie­sto cibo, nel cen­tro 720.636, nel sud 1.542.175 e nelle isole 748.584.

A livello nazio­nale, 303.485 per­sone hanno uti­liz­zato dei ser­vizi mensa, men­tre la stra­grande mag­gio­ranza (3.764.765 poveri) è stata assi­stita con la distri­bu­zione di pac­chi ali­men­tari. Una “tec­nica” da tempo di guerra che fun­ziona molto meglio, per­ché i nuovi poveri si ver­go­gnano a farsi vedere men­tre man­giano in una mensa pub­blica. Sono disoc­cu­pati, pen­sio­nati, fami­glie con bam­bini. La rete di soli­da­rietà che di fatto si sosti­tui­sce al governo e alla poli­tica è com­po­sta da 15.067 strut­ture peri­fe­ri­che orga­niz­zate da 242 enti cari­ta­tivi che a loro volta fanno capo a 7 orga­niz­za­zioni (Croce Rossa, Cari­tas, Asso­cia­zione Sem­pre insieme per la Pace, Fon­da­zione Banco Ali­men­tare, Banco delle Opere di Carità, Comu­nità di Sant’Egidio, Asso­cia­zione Banco Ali­men­tare Roma).

Per quanto riguarda la tipo­lo­gia di aiuto ali­men­tare offerto, pre­cisa Col­di­retti, i for­maggi rap­pre­sen­tano circa il 28 per cento in valore, seguiti da pasta e pastina per bimbi e anziani, che assor­bono il 18 per cento del costo, dal latte con il 14 per cento, dai biscotti (12 per cento), dal riso (8 per cento), dall’olio di gira­sole (6 per cento), dalla polpa di pomo­doro (4 per cento) e, a seguire, legumi, con­fet­ture e farina.


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