Padoan «Italia, l’export aiuta la crescita Debito alto, servono le riforme»

Padoan «Italia, l’export aiuta la crescita Debito alto, servono le riforme»

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BRUXELLES — Quella parola, fiducia, applicata al Bel Paese, qui non la si sentiva da anni. Invece ora Bruxelles la impiega, e motivandola: in Italia «la fiducia — sia per i consumatori che per l’industria — ha continuato a migliorare fin dal 2013. Le famiglie aumenteranno i consumi e riprenderanno a consolidare i risparmi, grazie anche al taglio del cuneo fiscale». Anche l’Istat concorda, sia pure con grande cautela, indicando un aumento dello 0,2% dei consumi 2014. Poco ancora, ma il segnale positivo ha un valore simbolico.
Le previsioni di primavera della Commissione Ue invece assegnano all’Italia il ruolo del mediano volenteroso, e per ora meritevole di incoraggiamento, in un campo dove corrono molte squadre più robuste e più veloci. Verso la rete della ripresa galoppano tutte, con la Germania in testa. L’Italia riprende il fiato, si aggrappa alla «lenta ripresa» attribuitale da Bruxelles, e cerca di mettersi al passo. Con qualche inciampo. Per esempio, mentre il Def, il Documento economico e finanziario di Roma, prevede un deficit strutturale dello 0,6% del Pil nel 2014 e dello 0,1% nel 2015, Bruxelles stringe i freni: deficit strutturale a 0,8% del Pil quest’anno, a 0,7% nel 2015. «Non mi sento affatto preoccupato — commenta il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan —: altri Paesi, che non nomino, hanno una posizione ben peggiore della nostra». E le ultime misure, il decreto Irpef, i bonus da 80 euro in busta paga, il «taglio delle tasse annunciato (parola con un filo di dubbio e mai usata a caso dalla Commissione, ndr ) per i lavoratori a basso reddito, le scudisciate della spending review? Sono misure «non ancora pienamente specificate», dice la Commissione, e quindi si vedrà più avanti, il 2 giugno, a elezioni digerite. Mentre si sbilancia un poco di più Slim Kallas, il commissario europeo ai Trasporti che sostituisce il collega Olli Rehn, commissario agli Affari economici impegnato nella campagna elettorale: «Il recente taglio delle tasse sul lavoro — dice — avrà probabilmente effetti largamente neutri sulla crescita della produzione a breve termine, ma potrà avere un effetto positivo a lungo termine se sarà finanziato con la razionalizzazione e il miglioramento dell’efficienza della spesa pubblica». Parole che ognuno può interpretare come vuole. «Tutte queste misure richiedono tempo, e siamo a metà del 2014 — chiosa infatti Padoan —. La direzione è quella giusta e quindi le misure sono quelle giuste. I tempi, sappiamo tutti a Bruxelles e a Roma, non sono immediati ma questo non indebolisce l’importanza delle misure». Quanto all’enorme debito, «scenderà forse più rapidamente di quanto pensiamo». Il ministro aggiunge che anche l’Eurogruppo ha discusso degli squilibri italiani, ed è stato «riconosciuto che il passo e l’intensità delle riforme è accelerato: è una premessa importante per la valutazione di giugno e un buon risultato perché è stato riconosciuto il progresso in corso».
Nella foresta di grafici e cifre, il quadro complessivo resta in bianco e nero. L’Italia ha un Pil in crescita dello 0,6% quest’anno e dell’1,2% nel 2015, mentre nel 2013 era spianato su un desolante -1,9%. Morale: la recessione è (forse) finita davvero. Roma dovrebbe poi mantenere un rapporto deficit/Pil del 2,6% nel 2014 e ancora più basso (2,2%) nel 2015: ben al di sotto del tetto del 3% fissato dalla Ue e a lungo violato, per esempio, dalla Francia. La disoccupazione salirà ancora (al 12,8%) nel 2014, per poi assestarsi sul 12,5%. Ma nello stesso tempo, per la «lenta ripresa» che «richiamerà sul mercato i lavoratori scoraggiati», per la prima volta il tasso di occupazione uscirà dal segno negativo: da -1,9% nel 2013 a +0,1% nel 2014 e a +0,4% nel 2015.
L’ottimismo con cui Padoan guarda al panorama sembra confermato anche da qualche buona notizia che rimbalza da Roma. Secondo il ministero dell’Economia, «reggono le entrate fiscali nonostante la crisi economica si faccia ancora decisamente sentire». E nei primi tre mesi dell’anno, crescono di 1,5 miliardi (+1,8%). Buone anche le notizie sull’Iva: l’imposta sugli scambi interni sale infatti di oltre il 7%. E il recupero dell’evasione aumenta del 9%. L’Europa prende nota, e si riserva ancora il giudizio complessivo.


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