Pena di morte. Usa, esecuzione choc 43 minuti per morire

Pena di morte. Usa, esecuzione choc 43 minuti per morire

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Alla fine hanno tirato la tendina, per pudicizia, impedendo ai testimoni di vedere l’orrore. Quello che è accaduto martedì sera nella camera della morte di McAlester, però, è un’agonia che sta già rilanciando il dibattito per l’abolizione della pena capitale negli Stati Uniti.
Ieri pomeriggio in Oklahoma erano previste due esecuzioni a breve intervallo: quella di Clayton Lockett, colpevole dell’omicidio di una ragazza di 19 anni, e quella di Charles Warner, condannato invece per l’uccisione e lo stupro di una bambina di 11 mesi. La ragione dell’accumulo stava nel fatto che nelle settimane scorse il boia era stato bloccato dai giudici, perché i detenuti volevano sapere cosa li avrebbe uccisi. Da qualche tempo, infatti, gli Stati che applicano la pena di morte negli Usa sono in difficoltà: i fornitori dei veleni usati per le iniezioni letali, tra cui anche quelli italiani, hanno interrotto le consegne, obbligandoli a trovare alternative. I nuovi veleni però non sono stati rivelati, e i condannati avevano fatto causa per conoscerli. I giudici hanno fermato le esecuzioni, ma poi hanno bocciato il ricorso, e quindi il boia ha dovuto accelerare le pratiche per smaltire gli arretrati.
Lockett è entrato nella camera della morte verso le 6, e alle 6,23 il sedativo ha iniziato a scorrere nelle sue vene. Dieci minuti dopo il medico ha annunciato che aveva perso conoscenza, e quindi ha autorizzato la somministrazione dei veleni che avrebbero dovuto ucciderlo. Alle 6,37, però, Clayton si è svegliato, ha cercato di alzarsi e ha respirato profondamente. Qualcuno lo ha sentito mormorare: «Oh, man!». I poliziotti allora hanno tirato le tendine per nascondere la scena ai testimoni, mentre il medico ha verificato che era avvenuta una «vein failure». In altre parole, la vena dell’iniezione letale era scoppiata. L’esecuzione è stata sospesa, ma alle 7,06 Lockett è morto comunque d’infarto. Probabilmente fra dolori atroci, perché questo provocano i veleni, quando vengono somministrati senza sedativo. A quel punto Warner è stato riportato in cella e il suo appuntamento con il boia è stato rimandato di due settimane, ammesso che ora altre cause legali non lo blocchino di nuovo.
La Costituzione americana vieta le punizioni «inusuali e crudeli», e senza dubbio l’esecuzione di Lockett l’ha violata. Anche la Casa Bianca, per bocca del portavoce Jay Carney, ha condannato come «disumana» l’esecuzione. Il governatore dell’Oklahoma ha dato ordine di rivedere la procedura delle esecuzioni. Ora si tratta di vedere quanto rilancerà il dibattito sull’abolizione, che l’Italia sta favorendo proprio in questi giorni anche all’Onu, ripresentando la risoluzione per la moratoria mondiale. Gli analisti del settore pensano che gli Usa sono destinati a fermare il boia, perché costa troppo, non aumenta la sicurezza, e in un caso su 25 giustizia innocenti. Dal 2007 ad oggi gli Stati che lo usano sono scesi da 24 a 18, le esecuzioni sono diminuite dalle 99 del 1998 alle 39 del 2013. Il sostegno popolare per la pena di morte è sceso dall’80% del 1994 al 60% di oggi, ma tra i giovani che domani decideranno la sua sorte è assai più basso. Nell’attesa, però, ci toccheranno altri spettacoli come quello di martedì in Oklahoma.
Alla fine hanno tirato la tendina, per pudicizia, impedendo ai testimoni di vedere l’orrore. Quello che è accaduto martedì sera nella camera della morte di McAlester, però, è un’agonia che sta già rilanciando il dibattito per l’abolizione della pena capitale negli Stati Uniti.
Ieri pomeriggio in Oklahoma erano previste due esecuzioni a breve intervallo: quella di Clayton Lockett, colpevole dell’omicidio di una ragazza di 19 anni, e quella di Charles Warner, condannato invece per l’uccisione e lo stupro di una bambina di 11 mesi. La ragione dell’accumulo stava nel fatto che nelle settimane scorse il boia era stato bloccato dai giudici, perché i detenuti volevano sapere cosa li avrebbe uccisi. Da qualche tempo, infatti, gli Stati che applicano la pena di morte negli Usa sono in difficoltà: i fornitori dei veleni usati per le iniezioni letali, tra cui anche quelli italiani, hanno interrotto le consegne, obbligandoli a trovare alternative. I nuovi veleni però non sono stati rivelati, e i condannati avevano fatto causa per conoscerli. I giudici hanno fermato le esecuzioni, ma poi hanno bocciato il ricorso, e quindi il boia ha dovuto accelerare le pratiche per smaltire gli arretrati.
Lockett è entrato nella camera della morte verso le 6, e alle 6,23 il sedativo ha iniziato a scorrere nelle sue vene. Dieci minuti dopo il medico ha annunciato che aveva perso conoscenza, e quindi ha autorizzato la somministrazione dei veleni che avrebbero dovuto ucciderlo. Alle 6,37, però, Clayton si è svegliato, ha cercato di alzarsi e ha respirato profondamente. Qualcuno lo ha sentito mormorare: «Oh, man!». I poliziotti allora hanno tirato le tendine per nascondere la scena ai testimoni, mentre il medico ha verificato che era avvenuta una «vein failure». In altre parole, la vena dell’iniezione letale era scoppiata. L’esecuzione è stata sospesa, ma alle 7,06 Lockett è morto comunque d’infarto. Probabilmente fra dolori atroci, perché questo provocano i veleni, quando vengono somministrati senza sedativo. A quel punto Warner è stato riportato in cella e il suo appuntamento con il boia è stato rimandato di due settimane, ammesso che ora altre cause legali non lo blocchino di nuovo.
La Costituzione americana vieta le punizioni «inusuali e crudeli», e senza dubbio l’esecuzione di Lockett l’ha violata. Anche la Casa Bianca, per bocca del portavoce Jay Carney, ha condannato come «disumana» l’esecuzione. Il governatore dell’Oklahoma ha dato ordine di rivedere la procedura delle esecuzioni. Ora si tratta di vedere quanto rilancerà il dibattito sull’abolizione, che l’Italia sta favorendo proprio in questi giorni anche all’Onu, ripresentando la risoluzione per la moratoria mondiale. Gli analisti del settore pensano che gli Usa sono destinati a fermare il boia, perché costa troppo, non aumenta la sicurezza, e in un caso su 25 giustizia innocenti. Dal 2007 ad oggi gli Stati che lo usano sono scesi da 24 a 18, le esecuzioni sono diminuite dalle 99 del 1998 alle 39 del 2013. Il sostegno popolare per la pena di morte è sceso dall’80% del 1994 al 60% di oggi, ma tra i giovani che domani decideranno la sua sorte è assai più basso. Nell’attesa, però, ci toccheranno altri spettacoli come quello di martedì in Oklahoma.
Alla fine hanno tirato la tendina, per pudicizia, impedendo ai testimoni di vedere l’orrore. Quello che è accaduto martedì sera nella camera della morte di McAlester, però, è un’agonia che sta già rilanciando il dibattito per l’abolizione della pena capitale negli Stati Uniti.
Ieri pomeriggio in Oklahoma erano previste due esecuzioni a breve intervallo: quella di Clayton Lockett, colpevole dell’omicidio di una ragazza di 19 anni, e quella di Charles Warner, condannato invece per l’uccisione e lo stupro di una bambina di 11 mesi. La ragione dell’accumulo stava nel fatto che nelle settimane scorse il boia era stato bloccato dai giudici, perché i detenuti volevano sapere cosa li avrebbe uccisi. Da qualche tempo, infatti, gli Stati che applicano la pena di morte negli Usa sono in difficoltà: i fornitori dei veleni usati per le iniezioni letali, tra cui anche quelli italiani, hanno interrotto le consegne, obbligandoli a trovare alternative. I nuovi veleni però non sono stati rivelati, e i condannati avevano fatto causa per conoscerli. I giudici hanno fermato le esecuzioni, ma poi hanno bocciato il ricorso, e quindi il boia ha dovuto accelerare le pratiche per smaltire gli arretrati.
Lockett è entrato nella camera della morte verso le 6, e alle 6,23 il sedativo ha iniziato a scorrere nelle sue vene. Dieci minuti dopo il medico ha annunciato che aveva perso conoscenza, e quindi ha autorizzato la somministrazione dei veleni che avrebbero dovuto ucciderlo. Alle 6,37, però, Clayton si è svegliato, ha cercato di alzarsi e ha respirato profondamente. Qualcuno lo ha sentito mormorare: «Oh, man!». I poliziotti allora hanno tirato le tendine per nascondere la scena ai testimoni, mentre il medico ha verificato che era avvenuta una «vein failure». In altre parole, la vena dell’iniezione letale era scoppiata. L’esecuzione è stata sospesa, ma alle 7,06 Lockett è morto comunque d’infarto. Probabilmente fra dolori atroci, perché questo provocano i veleni, quando vengono somministrati senza sedativo. A quel punto Warner è stato riportato in cella e il suo appuntamento con il boia è stato rimandato di due settimane, ammesso che ora altre cause legali non lo blocchino di nuovo.
La Costituzione americana vieta le punizioni «inusuali e crudeli», e senza dubbio l’esecuzione di Lockett l’ha violata. Anche la Casa Bianca, per bocca del portavoce Jay Carney, ha condannato come «disumana» l’esecuzione. Il governatore dell’Oklahoma ha dato ordine di rivedere la procedura delle esecuzioni. Ora si tratta di vedere quanto rilancerà il dibattito sull’abolizione, che l’Italia sta favorendo proprio in questi giorni anche all’Onu, ripresentando la risoluzione per la moratoria mondiale. Gli analisti del settore pensano che gli Usa sono destinati a fermare il boia, perché costa troppo, non aumenta la sicurezza, e in un caso su 25 giustizia innocenti. Dal 2007 ad oggi gli Stati che lo usano sono scesi da 24 a 18, le esecuzioni sono diminuite dalle 99 del 1998 alle 39 del 2013. Il sostegno popolare per la pena di morte è sceso dall’80% del 1994 al 60% di oggi, ma tra i giovani che domani decideranno la sua sorte è assai più basso. Nell’attesa, però, ci toccheranno altri spettacoli come quello di martedì in Oklahoma.
Alla fine hanno tirato la tendina, per pudicizia, impedendo ai testimoni di vedere l’orrore. Quello che è accaduto martedì sera nella camera della morte di McAlester, però, è un’agonia che sta già rilanciando il dibattito per l’abolizione della pena capitale negli Stati Uniti.
Ieri pomeriggio in Oklahoma erano previste due esecuzioni a breve intervallo: quella di Clayton Lockett, colpevole dell’omicidio di una ragazza di 19 anni, e quella di Charles Warner, condannato invece per l’uccisione e lo stupro di una bambina di 11 mesi. La ragione dell’accumulo stava nel fatto che nelle settimane scorse il boia era stato bloccato dai giudici, perché i detenuti volevano sapere cosa li avrebbe uccisi. Da qualche tempo, infatti, gli Stati che applicano la pena di morte negli Usa sono in difficoltà: i fornitori dei veleni usati per le iniezioni letali, tra cui anche quelli italiani, hanno interrotto le consegne, obbligandoli a trovare alternative. I nuovi veleni però non sono stati rivelati, e i condannati avevano fatto causa per conoscerli. I giudici hanno fermato le esecuzioni, ma poi hanno bocciato il ricorso, e quindi il boia ha dovuto accelerare le pratiche per smaltire gli arretrati.
Lockett è entrato nella camera della morte verso le 6, e alle 6,23 il sedativo ha iniziato a scorrere nelle sue vene. Dieci minuti dopo il medico ha annunciato che aveva perso conoscenza, e quindi ha autorizzato la somministrazione dei veleni che avrebbero dovuto ucciderlo. Alle 6,37, però, Clayton si è svegliato, ha cercato di alzarsi e ha respirato profondamente. Qualcuno lo ha sentito mormorare: «Oh, man!». I poliziotti allora hanno tirato le tendine per nascondere la scena ai testimoni, mentre il medico ha verificato che era avvenuta una «vein failure». In altre parole, la vena dell’iniezione letale era scoppiata. L’esecuzione è stata sospesa, ma alle 7,06 Lockett è morto comunque d’infarto. Probabilmente fra dolori atroci, perché questo provocano i veleni, quando vengono somministrati senza sedativo. A quel punto Warner è stato riportato in cella e il suo appuntamento con il boia è stato rimandato di due settimane, ammesso che ora altre cause legali non lo blocchino di nuovo.
La Costituzione americana vieta le punizioni «inusuali e crudeli», e senza dubbio l’esecuzione di Lockett l’ha violata. Anche la Casa Bianca, per bocca del portavoce Jay Carney, ha condannato come «disumana» l’esecuzione. Il governatore dell’Oklahoma ha dato ordine di rivedere la procedura delle esecuzioni. Ora si tratta di vedere quanto rilancerà il dibattito sull’abolizione, che l’Italia sta favorendo proprio in questi giorni anche all’Onu, ripresentando la risoluzione per la moratoria mondiale. Gli analisti del settore pensano che gli Usa sono destinati a fermare il boia, perché costa troppo, non aumenta la sicurezza, e in un caso su 25 giustizia innocenti. Dal 2007 ad oggi gli Stati che lo usano sono scesi da 24 a 18, le esecuzioni sono diminuite dalle 99 del 1998 alle 39 del 2013. Il sostegno popolare per la pena di morte è sceso dall’80% del 1994 al 60% di oggi, ma tra i giovani che domani decideranno la sua sorte è assai più basso. Nell’attesa, però, ci toccheranno altri spettacoli come quello di martedì in Oklahoma.
Alla fine hanno tirato la tendina, per pudicizia, impedendo ai testimoni di vedere l’orrore. Quello che è accaduto martedì sera nella camera della morte di McAlester, però, è un’agonia che sta già rilanciando il dibattito per l’abolizione della pena capitale negli Stati Uniti.
Ieri pomeriggio in Oklahoma erano previste due esecuzioni a breve intervallo: quella di Clayton Lockett, colpevole dell’omicidio di una ragazza di 19 anni, e quella di Charles Warner, condannato invece per l’uccisione e lo stupro di una bambina di 11 mesi. La ragione dell’accumulo stava nel fatto che nelle settimane scorse il boia era stato bloccato dai giudici, perché i detenuti volevano sapere cosa li avrebbe uccisi. Da qualche tempo, infatti, gli Stati che applicano la pena di morte negli Usa sono in difficoltà: i fornitori dei veleni usati per le iniezioni letali, tra cui anche quelli italiani, hanno interrotto le consegne, obbligandoli a trovare alternative. I nuovi veleni però non sono stati rivelati, e i condannati avevano fatto causa per conoscerli. I giudici hanno fermato le esecuzioni, ma poi hanno bocciato il ricorso, e quindi il boia ha dovuto accelerare le pratiche per smaltire gli arretrati.
Lockett è entrato nella camera della morte verso le 6, e alle 6,23 il sedativo ha iniziato a scorrere nelle sue vene. Dieci minuti dopo il medico ha annunciato che aveva perso conoscenza, e quindi ha autorizzato la somministrazione dei veleni che avrebbero dovuto ucciderlo. Alle 6,37, però, Clayton si è svegliato, ha cercato di alzarsi e ha respirato profondamente. Qualcuno lo ha sentito mormorare: «Oh, man!». I poliziotti allora hanno tirato le tendine per nascondere la scena ai testimoni, mentre il medico ha verificato che era avvenuta una «vein failure». In altre parole, la vena dell’iniezione letale era scoppiata. L’esecuzione è stata sospesa, ma alle 7,06 Lockett è morto comunque d’infarto. Probabilmente fra dolori atroci, perché questo provocano i veleni, quando vengono somministrati senza sedativo. A quel punto Warner è stato riportato in cella e il suo appuntamento con il boia è stato rimandato di due settimane, ammesso che ora altre cause legali non lo blocchino di nuovo.
La Costituzione americana vieta le punizioni «inusuali e crudeli», e senza dubbio l’esecuzione di Lockett l’ha violata. Anche la Casa Bianca, per bocca del portavoce Jay Carney, ha condannato come «disumana» l’esecuzione. Il governatore dell’Oklahoma ha dato ordine di rivedere la procedura delle esecuzioni. Ora si tratta di vedere quanto rilancerà il dibattito sull’abolizione, che l’Italia sta favorendo proprio in questi giorni anche all’Onu, ripresentando la risoluzione per la moratoria mondiale. Gli analisti del settore pensano che gli Usa sono destinati a fermare il boia, perché costa troppo, non aumenta la sicurezza, e in un caso su 25 giustizia innocenti. Dal 2007 ad oggi gli Stati che lo usano sono scesi da 24 a 18, le esecuzioni sono diminuite dalle 99 del 1998 alle 39 del 2013. Il sostegno popolare per la pena di morte è sceso dall’80% del 1994 al 60% di oggi, ma tra i giovani che domani decideranno la sua sorte è assai più basso. Nell’attesa, però, ci toccheranno altri spettacoli come quello di martedì in Oklahoma.
Alla fine hanno tirato la tendina, per pudicizia, impedendo ai testimoni di vedere l’orrore. Quello che è accaduto martedì sera nella camera della morte di McAlester, però, è un’agonia che sta già rilanciando il dibattito per l’abolizione della pena capitale negli Stati Uniti.
Ieri pomeriggio in Oklahoma erano previste due esecuzioni a breve intervallo: quella di Clayton Lockett, colpevole dell’omicidio di una ragazza di 19 anni, e quella di Charles Warner, condannato invece per l’uccisione e lo stupro di una bambina di 11 mesi. La ragione dell’accumulo stava nel fatto che nelle settimane scorse il boia era stato bloccato dai giudici, perché i detenuti volevano sapere cosa li avrebbe uccisi. Da qualche tempo, infatti, gli Stati che applicano la pena di morte negli Usa sono in difficoltà: i fornitori dei veleni usati per le iniezioni letali, tra cui anche quelli italiani, hanno interrotto le consegne, obbligandoli a trovare alternative. I nuovi veleni però non sono stati rivelati, e i condannati avevano fatto causa per conoscerli. I giudici hanno fermato le esecuzioni, ma poi hanno bocciato il ricorso, e quindi il boia ha dovuto accelerare le pratiche per smaltire gli arretrati.
Lockett è entrato nella camera della morte verso le 6, e alle 6,23 il sedativo ha iniziato a scorrere nelle sue vene. Dieci minuti dopo il medico ha annunciato che aveva perso conoscenza, e quindi ha autorizzato la somministrazione dei veleni che avrebbero dovuto ucciderlo. Alle 6,37, però, Clayton si è svegliato, ha cercato di alzarsi e ha respirato profondamente. Qualcuno lo ha sentito mormorare: «Oh, man!». I poliziotti allora hanno tirato le tendine per nascondere la scena ai testimoni, mentre il medico ha verificato che era avvenuta una «vein failure». In altre parole, la vena dell’iniezione letale era scoppiata. L’esecuzione è stata sospesa, ma alle 7,06 Lockett è morto comunque d’infarto. Probabilmente fra dolori atroci, perché questo provocano i veleni, quando vengono somministrati senza sedativo. A quel punto Warner è stato riportato in cella e il suo appuntamento con il boia è stato rimandato di due settimane, ammesso che ora altre cause legali non lo blocchino di nuovo.
La Costituzione americana vieta le punizioni «inusuali e crudeli», e senza dubbio l’esecuzione di Lockett l’ha violata. Anche la Casa Bianca, per bocca del portavoce Jay Carney, ha condannato come «disumana» l’esecuzione. Il governatore dell’Oklahoma ha dato ordine di rivedere la procedura delle esecuzioni. Ora si tratta di vedere quanto rilancerà il dibattito sull’abolizione, che l’Italia sta favorendo proprio in questi giorni anche all’Onu, ripresentando la risoluzione per la moratoria mondiale. Gli analisti del settore pensano che gli Usa sono destinati a fermare il boia, perché costa troppo, non aumenta la sicurezza, e in un caso su 25 giustizia innocenti. Dal 2007 ad oggi gli Stati che lo usano sono scesi da 24 a 18, le esecuzioni sono diminuite dalle 99 del 1998 alle 39 del 2013. Il sostegno popolare per la pena di morte è sceso dall’80% del 1994 al 60% di oggi, ma tra i giovani che domani decideranno la sua sorte è assai più basso. Nell’attesa, però, ci toccheranno altri spettacoli come quello di martedì in Oklahoma.


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