Lavoro e pensioni, Camusso sfida Renzi: dal governo torsione della democrazia

MILANO — Matteo Renzi non c’era ma è stato comunque al centro della prima giornata del congresso Cgil a Rimini. L’accusa al premier da parte della leader del sindacato Susanna Camusso — «l’idea di un’autosufficienza del governo determina una torsione della democrazia» — ha causato molte reazioni. Lo stesso presidente del Consiglio ha replicato: «Non è possibile che ci siano sempre polemiche. Noi stiamo cercando di cambiare l’Italia. I sindacati vogliono dare una mano? Lo facciano. Ma devono capire che la musica è cambiata, che non possono decidere tutto loro o bloccare tutto loro». In platea a Rimini c’era il ministro della Giustizia Andrea Orlando che sulla relazione di Camusso ha detto: «Sono emersi stimoli importanti e utili accanto a elementi di diffidenza e pregiudizio che forse scontano una difficoltà nel confronto, ma si possono superare». Parole in difesa del premier da parte di Massimo D’Alema: «A Susanna ho detto che sarebbe stato meglio qualche apprezzamento in più per il governo». Prudente il responsabile economico del Pd Filippo Taddei che, parlando del rapporto tra il partito e il sindacato, ha sostenuto che « i punti di convergenza sono superiori a quelli di divergenza». L’intervento della leader Cgil è stato apprezzato dall’esponente della minoranza Stefano Fassina, dall’ex segretario di Pd e Cgil Guglielmo Epifani e dal leader di Sel Nichi Vendola. «Siamo soddisfatti che a Camusso il decreto Lavoro non piaccia» ha detto invece il sottosegretario al Lavoro Massimo Cassano di Ncd. E oggi a Rimini è atteso il ministro Poletti che ieri ha commentato: «Confrontarsi, discutere e ascoltare tutti è normale, ma altrettanto normale è che il governo prenda poi le sue decisioni».
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