Petrolio, moto-taxi e «spaghetti pronti» Il caotico boom del Paese campione d’Africa

Petrolio, moto-taxi e «spaghetti pronti» Il caotico boom del Paese campione d’Africa

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Boom demografico (come se gli abitanti del Sudafrica si fossero trasferiti in Nigeria): 50 milioni di abitanti in più negli ultimi 17 anni. Boom economico: Pil aggiornato a 510 miliardi di dollari, la maggiore potenza dell’Africa cresce del 7% annuo (la Borsa del 70%), con la città di Lagos che da sola produce più ricchezza di tutto il Kenya (e ha un traffico portuale gestito al 30% da compagnie italiane). Paese in crescita eppure bloccato: su 170 milioni di nigeriani il 63% campa sotto la soglia di povertà (il 64% nel 2004). Vitale (Nollywood, seconda industria cinematografica al mondo, sforna duemila film all’anno) e mortale (duemila sono anche le vittime degli estremisti islamici nel 2014). Primo importatore di riso al mondo, grande esportatore di cultura (il Caine Prize for African Writing 2013 contava 4 nigeriani su 5 finalisti) e di donne schiave (in Italia almeno 20 mila prostitute nigeriane). Cinema, schiave e oro nero: il primo produttore di petrolio in Africa (80% del bilancio dello Stato) non possiede raffinerie decenti (ed è costretto a importare carburante).
La Nigeria è un continente di paradossi, puzzle che non combacia, federazione fragile: il Sud cristiano e petrolifero, il Nord musulmano e agricolo (dove la Sharia è legge). Le tre regioni del Nord-Est (36 in tutto) dove impera Boko Haram sono tra le più povere: giovani disoccupati che diventano braccianti di morte. Dietro la latitanza delle forze di sicurezza c’è anche la diffidenza tra leadership nazionale e dirigenza locale: poche figure del Nord nel governo, la mancata rotazione «religiosa» al vertice (due presidenti cristiani consecutivi). Gli scenari disegnati dalle diplomazie occidentali non escludono una spaccatura definitiva (come in Sudan).
Pugile possente e suonato, così lo dipinge l’Economist . C’è chi vede l’avvento degli «spaghetti pronti» come parabola di un mercato illimitato: sconosciuti vent’anni fa, gli instant noodles sono un business da 600 milioni di dollari all’anno. Nel 2050 gli abitanti saranno 440 milioni, più degli statunitensi. Ogni donna, 5 o 6 figli. Il 44% della popolazione ha meno di 15 anni. Il tasso di disoccupazione al 25% (giovanile al 37%) e l’avanzata demografica «ci impongono una crescita dell’8-10%», dice la ministra dell’Economia Ngozi Okonjo-Iweala. Il governo punta sull’agricoltura: la Nigeria spende 11 miliardi di dollari per importare cibo. Meno della metà delle terre arabili è coltivata. Ma chi li convince i ragazzi che cercano fortuna nel caos di Lagos (20 milioni di abitanti nel 2020) a tornare in campagna?
Caos di auto (anche se sono solo 8 milioni in tutto il Paese), con un tasso record di incidenti mortali (1.042 vittime all’anno ogni 100mila veicoli, in Gran Bretagna è 7). E un tasso altrettanto record di (mancata) scolarità, con oltre 10 milioni di bambini che non vanno a scuola. I ricchi mandano i figli all’estero, i poveri li fanno salire sui moto-taxi. Il giovane Sim Shagaya, che a Lagos ha lanciato una risposta locale a Amazon (Konga) per dribblare le frodi online (da Apple a PayPal i big dello shopping online evitano la Nigeria), manda in giro ragazzi in moto a riscuotere il conto.
È la crescita Nigerian style. Con qualche intoppo: gli investimenti dall’estero calati del 25%, la corruzione che in 10 anni è costata 50 miliardi di dollari: il grande male che il grande Chinua Achebe attribuiva agli «indolenti cleptocrati» di Stato. Eppure il Paese rimane il fulcro di un processo di urbanizzazione che da qui al 2020 porterà 60 milioni di africani dalle campagne alle città (anche se i mutui casa in Nigeria sono appena 20mila). In nessuna altra città (Sudafrica a parte) affittare un ufficio costa come a Lagos (70 dollari al metro quadro). Un palazzinaro libano-nigeriano ha appena costruito un’oasi per ricchi, Eko Atlantic, buttando giù baracche sulla spiaggia di Bar Beach per far posto a condomini con eliporto per 250mila ricchi. Nel settore costruzioni sono attive alcune delle 157 aziende italiane nel Paese (22 grandi). Secondo l’indice Jones Lang LaSalle sulla trasparenza del mercato immobiliare la Nigeria è novantaseiesima su 97 nazioni (Italia ventesima, tra Polonia e Sudafrica). Problema energia: il Bangladesh, stessi abitanti e meno ricchezza, produce il doppio dell’energia elettrica nigeriana.
Non basta il petrolio: 95% delle esportazioni complessive, 2 milioni di barili al giorno. Il 20% rubato e rivenduto (i droni comprati in Israele per controllare gli oleodotti non fotografano i corrotti). Senza contare i pirati: tengono le navi 4 o 5 giorni, rimuovono il carico e lo rivendono all’asta. Pirati evoluti, da prima potenza africana. Si evolvono anche i politici? Non tanto. Per le presidenziali 2015 un’indolente opposizione prepara la sfida all’indolente Johathan Goodluck e al suo indolente Pdp (People’s Democratic Party). Gli scrittori nigeriani fanno una figura migliore.
Michele Farina


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