Assedio a Gezi Park manganelli contro i fiori dei ragazzi di Istanbul

by redazione | 1 Giugno 2014 17:37

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MANGANELLI contro i fiori, idranti contro i libri: all’approccio “tranquillo” dei manifestanti di Istanbul, decisi a commemorare pacificamente le vittime della repressione, il governo turco ha risposto con il pugno di ferro. È passato un anno dall’inizio delle contestazioni di Gezi park, ma la tolleranza di Recep Tayyip Erdogan verso ogni critica è sempre vicina a zero. Nonostante la presenza di telecamere e giornalisti da tutto il mondo, la città più popolosa della Turchia è tornata a essere sfondo per scene da guerriglia urbana: proiettili di gomma, cassonetti dati alle fiamme, lacrimogeni.
Erdogan aveva ordinato alla polizia di stringere d’assedio la città e impedire in tutti i modi le manifestazioni nella zona di piazza Taksim e parco Gezi. Per far tacere i contestatori il premier ha messo in campo 25 mila agenti, molti trasferiti da altre città e sottoposti a turni eccezionali di dodici ore, con uno schieramento massiccio di blindati ed elicotteri. La polizia è arrivata a fermare i traghetti che collegano le due metà della città, allestendo poi posti di blocco nei ponti sul Bosforo, allo scopo di impedire il passaggio dei dimostranti.
Nelle strade vicine a piazza Taksim, gli agenti hanno cominciato la giornata arrestando “preventivamente” una trentina di giovani. La folla dei manifestanti è stata costretta a fermarsi su Istiklal avenue, dove i leader del movimento hanno letto una dichiarazione. Dopo qualche tentativo di forzare il blocco, attorno alle 19 lo scontro si è acceso, sono partiti sassi contro i camion Toma dotati di idranti, sono piovuti sull’asfalto i primi candelotti lacrimogeni.
Più meno alla stessa ora la polizia stava usando i gas anche nel centro di Ankara, e nella città di Adana, nel sud della Turchia.
Un fotografo italiano è stato ferito lievemente da un candelotto lacrimogeno. Meglio è andata a Ivan Watson, corrispondente della Cnn, strattonato da un agente in borghese mentre era in diretta. Davanti alla telecamera Watson ha fornito i documenti,ma non è bastato, e il cronista americano ha dovuto interrompere il servizio per seguire il poliziotto al commissariato. Secondo il racconto dello stesso giornalista, i poliziotti lo
hanno persino costretto a inginocchiarsi, salvo poi scusarsi. La disavventura è durata mezz’ora, tempo più che sufficiente perché la notizia facesse il giro del mondo, con esiti poco lusinghieri per il governo Erdogan.
Le notizie della nuova ondata di repressione hanno suscitato reazioni persino alla Harvard university, dove un professore ha messo in imbarazzo Abdullah Gul, in visita nell’ateneo. Durante un incontro con gli studenti, il docente di Medicina Emrah Altindis ha contestato il presidente turco: «Come può dormire la notte quando la gente in Turchia muore? Il suo primo ministro marchia come terroristi ragazzini di 14 anni. Non vede che le sue mani grondano sangue? Come può venir qui e raccontare menzogne sulla democrazia?».

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