“ Carceri, corruzione negli appalti ”

by redazione | 21 Giugno 2014 9:12

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ROMA . Appalti per lavori nelle carceri assegnati a ditte, sempre le stesse, di familiari di funzionari del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Carte falsificate per fare entrare nel giro di ristrutturazione degli istituti penitenziari italiani solo chi era “amico di”. Lo scandalo del Piano carceri era una bomba a orologeria. Perché a fine 2013, nel corso di un’audizione alla Camera, Alfonso Sabella, l’ex direttore generale della Direzione mezzi e servizi del Dap, ne aveva denunciato sprechi e anomalie. E perché un mese fa il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, aveva fatto partire un’inchiesta interna e segnalato ai magistrati illeciti nei lavori effettuati nelle carceri di Voghera, Lodi e Frosinone.
Il caso è esploso ieri, quando gli uomini della polizia tributaria della guardia di Finanza capitolina hanno bussato alle porte delle sedi del Dap di Roma, Milano e Catania, delle due imprese edili coinvolte (la Me.ta Costruzioni di Caserta e la Devi Impianti di Busto Arsizio), degli uffici e delle abitazioni dei sette indagati.
Per falso, abuso d’ufficio e diffamazione i pm della procura romana Mario Palazzi e Paolo Ielo hanno indagato il prefetto Angelo Sinesio, commissario straordinario al piano carceri. Insieme a lui tre funzionari del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e tre amministratori di società edili hanno ricevuto l’avviso di garanzia per corruzione.
Il ruolo del prefetto Sinesio nell’ affaire, stando a quanto raccontano le carte, è piuttosto imbarazzante: secondo gli inquirenti avrebbe truccato le carte rispetto a un decreto per la «rifunzionalizzazione» del carcere di Arghillà (Reggio Calabria), messo in atto «un artificioso frazionamento delle opere relative» a quel penitenziario suddividendole in due distinte gare: la prima per circa 3,5 milioni di euro e la seconda per 4,5 milioni,
«così eludendo la procedura obbligatoria per gli appalti sopra la soglia dei 5 milioni» prevista dalla normativa, e «così da scegliere le ditte da invitare». E mentre faceva tutto questo, diffamava e screditava il suo principale accusatore Sabella.
Nel capitolo di indagine in cui si ipotizza il reato di corruzione sono coinvolti Sergio Minotti, direttore dei lavori e direttore operativo in Lombardia per la realizzazione del nuovo padiglione della casa circondariale di Voghera, e dalla funzionaria del Provveditorato regionale lombarda, Raffaella Melchionna, per aver appaltato quei lavori alla ditta del fratello e del padre (la Me. ta costruzioni). Un’ipotesi di tentata corruzione è contestata, invece, a Carmelo Cavallo, funzionario Dap, per aver preso soldi da un imprenditore in cambio della vittoria alle gare per forniture al ministero della Giustizia. Le perquisizioni hanno riguardato altri cinque funzionari Dap, al momento non ancora indagati.

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