Collisione col barcone, cinque migranti morti

Collisione col barcone, cinque migranti morti

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POZZALLO . La morte è arrivata quando la salvezza era a poche braccia di distanza. Le mani dei soccorritori a bordo del mercantile maltese “Norient Star” erano già pronte a tirare a bordo i 107 migranti, quasi tutti eritrei, assiepati su un gommone partito dalla Libia, quando — secondo la ricostruzione di chi era a bordo — la scaletta di ferro calata dalla nave ha toccato l’imbarcazione sulla quale viaggiavano i profughi facendola capovolgere: cinque uomini sono finiti in mare e sono morti affogati. Tre cadaveri sono stati subito recuperati mentre i corpi di altri due sono dispersi.
È l’ennesima tragedia del Mediterraneo sulla quale indaga la procura di Ragusa che cercherà di capire, con l’aiuto del medico legale, l’esatta dinamica che ha portato alla morte dei cinque migranti. Gli altri 102 profughi a bordo del gommone che aveva lanciato l’Sos sono stati portati in salvo sul mercantile maltese che, in serata, ha raggiunto il porto di Pozzallo, in provincia di Ragusa, uno dei punti caldi della nuova emergenza immigrazione che sta coinvolgendo la Sicilia. Sull’isola, secondo le cifre fornite dalle prefetture, da sabato scorso sono sbarcati circa diecimila migranti la maggior parte dei quali salpati dai porti della Libia. E i numeri sono destinati a crescere ancora. Alcuni degli uomini arrivati ieri a Pozzallo hanno raccontato che «dalla Libia sono pronte a partire migliaia di persone verso l’Italia, la Sicilia».
Sono i sindaci a fare i conti con i numeri dell’esodo. Pozzallo, per esempio, è diventata la “nuova Lampedusa” visto che da gennaio ad oggi sono arrivati undicimila migranti. Il paese, che conta meno di ventimila abitanti, è sotto pressione. Il centro di prima accoglienza ospita già 475 persone ma potrebbe accoglierne appena 180. Vista l’emergenza, da metà marzo la prefettura di Ragusa ha messo a disposizione la masseria “Don Pietro” di Comiso, che un tempo era un centro di sperimentazione agricola, e che adesso è una succursale del Cpa di Pozzallo. Da ieri ospita 250 persone. «Gli aiuti che aspettavamo dall’Europa non sono mai arrivati — dice il sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna — il resto dell’Italia li rifiuta e sembra quasi che l’operazione “Mare nostrum” riguardi solamente la Sicilia. Io voglio essere il sindaco della vita e non quello che deve preoccuparsi di ricevere i cadaveri e trovare una sistemazione. È arrivato il momento di creare corridori umanitari direttamente nei loro paesi d’origine: oppure in Libia, da dove prendono il mare dopo lunghi viaggi. Ormai la situazione è ingovernabile e invivibile per questi uomini costretti a fuggire dalle loro terre».
Il sindaco di Pozzallo non è il solo a dover fare i conti con la mancanza di luoghi adeguati nei quali accogliere i migranti. I sei centri gestiti dal governo presenti sull’isola sono strapieni: con oltre 6 mila ospiti a fronte dei 5 mila posti ordinari. Anche le 55 strutture per rifugiati e richiedenti asilo gestite dagli enti locali sono piene e le prefetture ormai accreditano per l’accoglienza case e appartamenti privati. I migranti che sbarcano sulla costa sud della Sicilia vengono smistati anche a Catania e a Palermo. Così, ieri, si è levata la protesta dei sindaci delle due città più grandi. «I comuni sono ormai allo stremo — dice il sindaco di Catania Enzo Bianco — non possiamo più fronteggiare tutto da soli. Il governo dichiari lo stato d’emergenza». «Denuncio ancora una volta l’insensibilità dell’Europa nei confronti di questo dramma», ha aggiunto il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Una protesta, quella dei sindaci, che ieri è stata rilanciata anche dal presidente dell’Anci Piero Fassino, che ha chiesto un incontro urgente con il ministro Alfano. «Gli sbarchi stanno assumendo dimensioni drammatiche e insostenibili», ha detto Fassino. Il ministero dell’Interno, qualcosa sta tentando per alleggerire la pressione sulla Sicilia. Ieri la nave “Etna”, diretta verso Catania con a bordo 825 migranti, ha ricevuto l’ordine di fare rotta verso il porto di Taranto, in Puglia.


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