Corsica, addio alle armi dei separatisti

by redazione | 27 Giugno 2014 12:37

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PARIGI . Un comunicato di quattordici pagine per mettere fine a trentotto anni di lotta armata. Il Front de Libération Nationale de Corse, Flnc, decide di avviare un «processo di demilitarizzazione e un’uscita progressiva dalla clandestinità». Un abbandono «senza preavviso né equivoci», scrivono i combattenti corsi, maturato negli ultimi mesi, dopo alcune «conquiste politiche» del movimento. Già in passato il Flnc aveva promesso delle «tregue», puntualmente non rispettate. Ma è la prima volta che il gruppo che si batte da decenni per l’indipendenza della Corsica annuncia di voler deporre le armi. Una mossa a sorpresa accolta con prudenza da gran parte del mondo politico francese. «Prendiamo atto del messaggio, ma avremo bisogno di tempo per verificarne i contenuti» ha commentato a caldo il ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve, che qualche settimana fa è stato accolto sull’isola da una scarica di proiettili sulla caserma di Bastia.
Nulla lasciava supporre questo improvviso cambio di strategia. Il comunicato autentificato dalla rivista Corsica è stato diffuso mercoledì sera. Per spiegare la svolta il Flnc cita il recente voto dell’Assemblea locale che ha creato uno statuto di residente, dando la priorità agli abitanti dell’isola nelle compravendite immobiliari, un contenzioso che va avanti da decenni. Gran parte degli ultimi attentati erano infatti mirati contro proprietà di “forestieri” ed è proprio per il “diritto alla terra” che si è formato nel 1975 il Flnc, con l’assedio di una tenuta vinicola di Aleria acquistata da un francese a condizioni di favore, secondo gli indipendentisti. Nella prima operazione militare del Flnc morirono due gendarmi. Da allora ci sono stati 10.500 attentati in Corsica, di cui 4.700 rivendicati, e cinque
tra i rappresentanti dello Stato.
Nel lungo testo, il gruppo corso cita l’esempio dei movimenti indipendentisti baschi e irlandesi che pure hanno abbandonato la lotta armata per cercare un dialogo con le istituzioni. L’Assemblea dell’isola, sottolinea ancora il Flnc, ha appena approvato l’uso della lingua corsa per alcuni atti ufficiali, affiancata sempre al francese. «Questi dibattiti su temi vietati per molti anni tracciano i contorni di una soluzione politica», continua il comunicato che non pone condizioni come la liberazione di «prigionieri politici », parla di «passo storico» e conclude con il motto: «A populu fattu bisogna marchija», il popolo sovrano sempre in marcia.
Dietro al clamoroso annuncio, si nascondono le divisioni interne al movimento e la “crisi di vocazioni” di giovani militanti anche a causa della guerra fratricida di quelli che i corsi chiamano gli “Anni di Piombo”. Tra il 1995 e l’inizio degli anni 2000 una ventina di combattenti sono rimasti uccisi in regolamenti di conti tra le varie faide. Da allora, il Flnc si è ritrovato indebolito, scavalcato nella violenza dal nuovo gruppo radicale “22 ottobre”. È svanita anche la mitologia rivoluzionaria dei Ribelli, chiamati così in dialetto, sempre più legati alla criminalità organizzata.
La soluzione politica di cui parla il Flnc è cominciata già da tempo, attraverso giovani e scaltri leader che hanno ripreso nei loro programmi alcune battaglie del movimento. È così che alle elezioni locali di marzo ha vinto Femu Corsica, il partito autonomista che si oppone a quello indipendentista Corsica Libera di Jean-Guy Talamoni, fiancheggiatore del Flnc. Jean-Christophe Angelini, 38 anni, presidente degli eletti di Femu Corsica, è uno dei simboli del nuovo irredentismo pacifico. «Abbiamo sempre convissuto con la violenza, fa parte del paesaggio. Non credo sia merito nostro se il Flnc depone le armi», mette le mani avanti Angelini. Un altro giovane leader autonomista è il sindaco di Bastia, Gilles Simeoni, avvocato di alcuni indipendentisti come Yvan Colonna, condannato per l’omicidio del prefetto Claude Erignac nel 1998. Simeoni è anche figlio di Edmond, uno dei padri del Flnc che guidava il famoso assedio di Aleria nel 1975. Da sempre, la Corsica è fatta di chiaroscuri, contraddizioni più o meno apparenti.
«Se il Flnc abbandona la lotta armata allora è davvero la fine del terrorismo in Corsica», commenta Gilbert Thiel, magistrato che ha guidato alcuni maxi-processi contro gli indipendentisti. Per ironia del destino, il giudice è andato in pensione proprio nel giorno in cui il Fronte ha deciso di uscire dalla clandestinità. «Bisogna solo sperare che questo annuncio non farà emergere un’ala più radicale, com’è accaduto in Irlanda durante il processo di pace ». Nel comunicato, i dirigenti del Flnc avvertono: «Rigettiamo in anticipo qualsiasi futura azione militare sul territorio corso e francese». Un messaggio interno al movimento da cui dipende il futuro della svolta in Corsica.

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