Emergenza emigrazione

Emergenza emigrazione

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Il vero pro­blema, l’emergenza reale, non è l’immigrazione sem­pre più in calo, ma la emigrazione in pre­oc­cu­pante aumento. Sono sem­pre di più sia gli ita­liani sia gli stra­nieri che lasciano il nostro paese. L’Italia è sem­pre più vec­chia e più povera. E non è più l’America per nes­suno. A con­fer­mare un qua­dro deso­lante ormai noto è l’Istat che ieri ha pub­bli­cato i dati demo­gra­fici rela­tivi al 2013. Ma se nes­suno si stu­pi­sce del crollo delle nascite o della povertà cre­scente, pro­prio non si rie­sce a ragio­nare sui numeri che riguar­dano i flussi migra­tori. Gli immi­grati sono in costante calo. E anche quelli che scap­pano dalle guerre, una volta sbar­cati, se ne vogliono solo andare altrove. Dun­que non esi­ste nes­suna inva­sione, ma solo l’incapacità e la non volontà dell’Italia e dell’Europa di gestire e acco­gliere poche migliaia di dispe­rati che hanno tutti i diritti di chie­dere e otte­nere asilo.
Nel 2013 gli immi­grati in totale sono stati 307 mila, 43 mila in meno del 2012 (il tasso di immi­gra­zione è sceso dal 5,9 per mille al 5,1 per mille). Gli stra­nieri arri­vati sono 279 mila con­tro i 321 mila del 2012, men­tre i rien­tri di con­na­zio­nali sono stati 28 mila. In com­penso sono emi­grate 126 mila per­sone, 20 mila in più dell’anno pre­ce­dente (il tasso è salito dall’1,8 per mille al 2,1). Se ne vanno sia gli ita­liani che gli stra­nieri. Dal 2008 al 2013 gli stra­nieri che se ne sono andati sono pas­sati da 22 a 44 mila men­tre l’emigrazione degli ita­liani è rad­dop­piata (da 40 a 82 mila). In pre­va­lenza gli ita­liani cer­cano for­tuna in Gran Bre­ta­gna (13 mila emi­grati) e in Ger­ma­nia (11 mila 600 emi­grati). Gli stra­nieri invece ten­dono a tor­nare nei paesi d’origine: 10 mila in Roma­nia (+21%) più di 2 mila in Alba­nia (+23%). La Roma­nia resta il primo paese da cui con­ti­nuano ad arri­vare stra­nieri (60 mila nel 2013), seguita dal Marocco (19 mila) e dalla Cina (18 mila), ma gli ingressi dai tra­di­zio­nali paesi di pro­ve­nienza crol­lano: –25% dalla Roma­nia, –12% dalla Cina. Cre­scono invece gli immi­grati che scap­pano dalle guerre: gli ucraini, per esem­pio, sono aumen­tati del 10%. E nes­suno può avere dati affi­da­bili sul numero di siriani, afgani o di coloro che scap­pano dai paesi del corno d’Africa. Come se non bastasse con­ti­nua e cre­scere anche l’emigrazione dal sud Ita­lia: dal 1993 al 2012, 2 milioni 400 mila per­sone hanno spo­stato la resi­denza dalle regioni del sud a quelle del cen­tro nord.
Que­sta situa­zione non fa che aggra­vare la vera eme­genza nazio­nale: l’invecchiamento dram­ma­tico della popo­la­zione. L’anno scorso è stato toc­cato il minimo sto­rico dei nuovi nati: solo 514 mila; il numero medio di figli per donne è sceso dall’1,42 a all’1,39 con­tro una media Ue dell’1,58. In media in Ita­lia si par­to­ri­sce dopo i 31 anni. Il dato è ancora più grave se si con­si­dera il tasso di nata­lità delle sole ita­liane, sceso in 6 anni da 1,34 a 1,27 figli per donna. Le stra­niere par­ti­ri­scono oltre il 20% dei bam­bini nati nella peni­sola. Eppure anche il loro tasso di nata­lità si è abba­sato da 2,62 a 2,20 figli per donna. L’Italia è il paese più vec­chio d’Europa. Gli over 65 rap­pre­sen­tano il 21,4 %, men­tre gli under 14 sono solo 13,9%.



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