by redazione | 15 Giugno 2014 17:49
Una riforma «priva di un disegno compiuto» per la Cisl, che «si accanisce con i lavoratori pubblici» per la Uil e che per la Cgil «colpisce, come vendetta, direttamente l’attività dei delegati sui posti di lavoro». Il dimezzamento dei permessi sindacali non piace neanche alla Cisl, ma il segretario Raffaele Bonanni, che definisce la norma «un paravento» come le disposizioni contro i “fannulloni” dell’allora ministro Renato Brunetta, precisa che non ci sarà alcuno sciopero: «Non vale la pena, saremo gandhiani», dice a Firenze, alla festa del sindacato. In un comunicato durissimo diffuso a metà pomeriggio la Cgil non si limita a contestare la norma sui permessi sindacali, ma demolisce tutto l’impianto della riforma, diretta, si legge, alla costituzione di «una amministrazione pubblica asservita alla politica». Un successivo intervento del segretario Susanna Camusso attenua i toni polemici, pur mantenendosi critico nei confronti del provvedimento: «Avremmo voluto dal governo una maggiore dose di coraggio nell’affrontare il tema del riordino della pubblica amministrazione», dice la leader sindacale, aggiungendo che le misure annunciate venerdì «non avranno alcuna ricaduta positiva nel rapporto tra cittadini e amministrazioni pubbliche, non incidendo sull’organizzazione degli uffici». Molto polemiche anche le associazioni sindacali dei dirigenti della P. A.: l’Unadis sostiene che il decreto introduce «uno spoil system becero, esteso a tutti i dirigenti e non solo ai casi apicali, così il rischio è che conti, più del merito, la tessera politica».
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