In Sicilia finiti i posti e i soldi per i migranti

In Sicilia finiti i posti e i soldi per i migranti

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ROMA — Sono quasi tutti profughi, tutti bisognosi di assistenza. Sono più di 45mila, entro la fine dell’estate potrebbero diventare 100mila. Uomini, donne e bambini in cerca di aiuto che approdano sulle nostre coste a ritmi mai registrati prima. Portati sulla terraferma dalle navi dell’operazione «Mare Nostrum» che ormai fanno la spola nel Mediterraneo e ne sbarcano in media 800 al giorno. La maggior parte proviene dall’Eritrea, poi ci sono i siriani, i malesi. Salpano in Libia, dall’inizio dell’anno quasi 50mila hanno trovato posto su uno dei barconi che a decine ogni settimana lasciano i porti e le spiagge, con scafisti consapevoli che a metà del tragitto basterà lanciare l’Sos e attendere i soccorsi. Ma i posti per l’accoglienza non bastano e soprattutto sono ormai finiti i finanziamenti. Il grido di allarme che arriva dai sindaci siciliano non lascia spazio ai dubbi. «Siamo radicalmente fuori controllo, in un dramma disumano. Le chiacchiere si sprecano, la credibilità delle Istituzioni europee e dei Governi è vacillante. Ormai siamo di fronte a numeri insopportabili», denuncia il sindaco di Porto Empedocle Lillo Firetto.
La circolare ai prefetti
Il 9 aprile scorso, di fronte «al perdurante e massiccio afflusso di migranti e a seguito dell’intensificarsi degli sbarchi di queste ultime ore» il ministro dell’Interno Angelino Alfano aveva trasmesso ai prefetti una circolare per il reperimento di strutture pubbliche «per fare fronte alla situazione di congestionamento e saturazione dei centri di accoglienza governativi». Il titolare del Viminale specificava la «necessità di procedere all’ampliamento da 9.400 a 19mila posti per i richiedenti asilo e i rifugiati e a una ulteriore espansione del Piano nazionale di distribuzione dei migranti». Le cifre rese note dal ministero parlavano di circa 20mila stranieri arrivati dall’inizio dell’anno. Sono trascorsi due mesi e il numero degli sbarchi è più che raddoppiato. In queste ore i prefetti di tutta Italia hanno ricevuto un nuovo allerta perché in Sicilia la situazione è ormai al collasso, ma soprattutto ci sono da trovare nuovi finanziamenti a fronte di un quadro in costante evoluzione che certamente subirà impennate nelle prossime settimane.
Il nuovo finanziamento
Lo stanziamento previsto a inizio anno è ormai quasi finito. Per ogni migrante è prevista una spesa di 35 euro al giorno, cui si devono aggiungere i costi di «Mare Nostrum» che ormai sfiorano i 10 milioni al mese. Il programma prevedeva un’operazione a termine, ma al momento appare difficile che si possa pensare a fermare il progetto se non si vuole rischiare altri naufragi, proprio come accaduto appena qualche settimana fa e ancor prima a ottobre con centinaia di persone annegate a poche centinaia di metri da Lampedusa.
Il governo aveva annunciato una nuova valutazione «al momento di assumere la presidenza Ue», dunque a metà luglio, ma i «report» trasmessi dalla Libia parlano di altre decine di migliaia di persone pronte a salpare e dunque appare difficile che l’Italia possa tirarsi indietro. Per questo il Viminale ha già avviato le procedure per ottenere un nuovo stanziamento, anche tenendo conto del monito arrivato da Strasburgo.
Il monito dall’Europa
Un documento del Consiglio d’Europa approvato dalla commissione Immigrazione e trasmesso all’assemblea per il voto «elogia i maggiori sforzi compiuti dall’Italia in risposta all’emergenza immigrazione, in particolare attraverso l’operazione Mare Nostrum», ma sollecita interventi urgenti «per la dotazione di un’adeguata rete di centri di accoglienza e di un sistema appropriato per identificare i migranti e per controllarne i movimenti». Il richiamo coinvolge anche l’Unione europea «affinché ridefinisca le sue politiche e regole, specie quella di Dublino, e le sostenga con risorse finanziarie e operative adeguate anche pensando alla costruzione di campi per i richiedenti asilo nei Paesi del Nord Africa, patto che l’Alto commissario per i rifugiati dell’Onu possa avervi accesso».
La dimostrazione che ancora molto c’è da fare, ma l’Italia rimane in prima linea come lo stesso Alfano è costretto ad ammettere quando sottolinea come «in Europa non c’è un’omogenea valutazione positiva, c’è una certa differenza tra i Paesi del nord e quelli del Mediterraneo e su questo noi daremo battaglia perché non possiamo pagare da soli l’instabilità in Libia né possiamo andare avanti in eterno con Mare Nostrum» .
Fiorenza Sarzanini


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