Michel Foucault, una montagna di appunti e di diari finora inediti

by redazione | 25 Giugno 2014 9:32

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Autore di una delle opere pro­li­fe­ranti del XX secolo, come dimo­stra la pub­bli­ca­zione dei corsi tenuti al Col­lege de France dove ha occu­pato dal 1970 al 1984 la cat­te­dra di «Sto­ria dei sistemi del pen­siero», Michel Foucault cono­sce una vita­lità pres­soc­ché ine­sau­ri­bille che non ha smesso di for­nire sor­prese. Il filo­sofo che più di tutti ha inda­gato gli archivi grigi della sto­ria ha lasciato a sua volta un fondo immenso di tracce, appunti, «enun­ciati» come li ha defi­niti lui stesso ne L’archeologia del sapere stu­diati gra­zie all’uso quo­ti­diano delle biblio­te­che. Ad esem­pio la «Bn», la biblio­teca dell’Arsenale dove Foucault ha ela­bo­rato la tesi da cui in seguito ha tratto il suo primo grande libro, Sto­ria della fol­lia.
Nuove pro­ble­ma­ti­che e con­cetti sono apparsi nell’archivio acqui­sito dalla Biblio­teca Nazio­nale di Fran­cia. È com­po­sto da schede, mano­scritti, appunti, 37 mila fogli fino ad oggi con­ser­vati nel suo appar­ta­mento e sco­no­sciuti anche agli inter­preti di ogni nazio­na­lità che ne stanno stu­diando l’opera. Clas­si­fi­cato come «tesoro nazio­nale» nel 2012, que­sto archi­vio pro­mette nuove sco­perte, e inte­gra­zioni di un lavoro vivente che con­ti­nua nel tempo, come in un labo­ra­to­rio.
La ricerca biblio­gra­fica, l’indagine delle fonti, sono parti fon­da­men­tali di un’attività filo­so­fica che non si è limi­tata alla com­po­si­zione di un solo libro. L’opera fou­cal­tiana è una galas­sia fatta di tas­selli infi­niti: inter­vi­ste, saggi sparsi, con­fe­renze negli Stati Uniti o in Bra­sile, arti­coli, inchie­ste, viaggi o inter­vi­ste. A tutto que­sto si aggiun­gono le schede e gli appunti del nuovo archi­vio, un fondo che com­prende la mag­gior parte dei suoi mano­scritti, dei corsi, delle con­fe­renze. Fon­da­men­tali con­si­de­rata la dimen­sione orale di que­sta atti­vità inquieta. Tra que­sti mate­riali ci sono altri ine­diti, come il dos­sier inti­to­lato Les Aveux de la chairche avrebbe dovuto essere il quarto volume della Sto­ria della ses­sua­lità. È spun­tato anche un dia­rio intel­let­tuale com­po­sto da 29 qua­derni a spi­rale che rac­col­gono le rifles­sioni su 35 anni di ricer­che.
L’acquisto del fondo è costato 3,8 milioni di euro alla Biblio­teca nazio­nale di Fran­cia. Per rea­liz­zare que­sta impresa il suo pre­si­dente Bruno Racine ha fatto appello ad un mece­nate pri­vato. Lo ha tro­vato in una società pri­vata di acqui­sto e ven­dita di mano­scritti. Si chiama Ari­sto­phil e il suo pre­si­dente fon­da­tore Gérard Lhé­ri­tier ha messo a dispo­si­zione 1,85 mil­lioni di euro per l’acquisto dei pre­ziosi archivi.
Com’è acca­duto per i fondi Guy Debord acqui­siti dalla Bnf, anche per quelli Foucault si pre­pa­rano mostre dove mostrare i manoscritti.

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