Negli Stati Uniti le politiche espansive funzionano: 217 mila posti di lavoro in più

by redazione | 7 Giugno 2014 9:57

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Gli Stati Uniti hanno regi­strato un tasso di disoc­cu­pa­zione del 6,3%. Un dato impres­sio­nante, comun­que lo si voglia inter­pre­tare. Non è tutto oro ciò che luc­cica. Il tasso di occu­pa­zione, un indi­ca­tore eco­no­mico molto più signi­fi­ca­tivo dello stato di salute del lavoro, rimane ai minimi sto­rici degli ultimi 30 anni, ma la capa­cità di richia­mare al mer­cato del lavoro un numero così impo­nente di per­sone signi­fica che le poli­ti­che espan­sive sta­tu­ni­tensi fun­zio­nano. Forse è que­sta la vera, grande e posi­tiva noti­zia che arriva dagli Stati Uniti.

La pros­sima Com­mis­sione Euro­pea dovrebbe pren­dere spunto dalle buone poli­ti­che espan­sive che si sono rea­liz­zate oltre oceano. Cer­ta­mente sono tanti ed enormi i pro­blemi che que­sto Paese deve risol­vere, ma la poli­tica, la banca cen­trale e il bilan­cio pub­blico hanno con­corso a rea­liz­zare que­sto pic­colo risul­tato. Si potesse dire la stessa cosa dell’Europa e dei governi ita­liani; oggi potremmo par­lare e discu­tere di ben altri temi.

Il lavoro si crea facendo inve­sti­menti, poli­tica indu­striale, spesa pub­blica intel­li­gente, gene­rando ricerca e svi­luppo. Gli Stati Uniti hanno fatto tutto que­sto. Non è scom­parso il pro­blema del lavoro povero e pre­ca­rio, ma un conto è inter­ve­nire e risol­verlo in una società che cre­sce, un altro conto è inter­ve­nire in una società che si impo­ve­ri­sce. È stata la cre­scita del 6% del PIL tra il 2009 e il 2013 ha creare le con­di­zione del risve­glio sta­tu­ni­tense. In Europa il PIL è dimi­nuito dell’1,5%, men­tre in Ita­lia è calato del 9%.
Come pote­vamo creare lavoro? Gli inve­sti­menti fissi lordi degli Stati Uniti, negli ultimi 4 anni, sono cre­sciuti di quasi il 23%, di cui una parte inte­res­sante rivolta a nuove atti­vità pro­dut­tive. Pro­vate, ora, a imma­gi­nare nuovo lavoro in Ita­lia con una ridu­zione degli inve­sti­menti del 14% e del meno 3% in l’Europa. Impossibile.

Gli inve­sti­menti hanno deter­mi­nato una cre­scita della pro­du­zione indu­striale del 4%, soprat­tutto per i beni stru­men­tali, men­tre in Ita­lia è dimi­nuita del 20 e passa per cento. L’Europa è messa meglio dell’Italia, ma in realtà la Ger­ma­nia ha sus­sunto la pro­du­zione di molti Paesi del sud Europa. La sva­lu­ta­zione impli­cita del 40% dell’euro marco pesa tan­tis­simo, anche se i paesi peri­fe­rici non hanno fatto molto per miglio­rare il pro­prio tes­suto produttivo.

La spesa pub­blica in defi­cit ha fatto la dif­fe­renza. Cer­ta­mente non tutta la spesa pub­blica sta­tu­ni­tense è buona, ma l’amministrazione Obama non ha ridotto la domanda aggre­gata con il taglio della spesa pub­blica, ma ha fatto cre­scere il debito e il defi­cit pub­blico. Solo i Repub­bli­cani ame­ri­cani e la Com­mis­sione Euro­pea sosten­gono l’austerità nel bel mezzo della povertà.

Il risul­tato della disoc­cu­pa­zione sta­tu­ni­tense non è impor­tante per­ché è dimi­nuita nel corso di que­sti ultimi anni. Come già ricor­dato il tasso di occu­pa­zione è fermo a 30 addie­tro. Quindi la crisi non è pas­sata. È il mes­sag­gio di poli­tica eco­no­mica che arriva dagli Stati Uniti che deve inter­ro­gare le ammi­ni­stra­zioni euro­pee e ita­liane. Si potrebbe uscire dalla crisi con della buona spesa pub­blica, fatta di infra­strut­ture intel­li­genti, di ricerca e svi­luppo. La pros­sima Com­mis­sione Euro­pea e il seme­stre ita­liano hanno tanto di cui discutere.

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