Riva sfacciati: Taranto non ci può processare

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La mossa era attesa da tempo in città. Ieri mat­tina gli avvo­cati del gruppo Riva hanno depo­si­tato nella can­cel­le­ria della Pro­cura di Taranto, l’istanza di tra­sfe­ri­mento in altra sede del pro­cesso per l’inchiesta giu­di­zia­ria «Ambiente sven­duto», che ini­zierà il 19 giu­gno pros­simo, data in cui è stata fis­sata l’udienza pre­li­mi­nare. Quel giorno il giu­dice dell’udienza pre­li­mi­nare Wilma Gilli pren­derà atto dell’istanza, per poi tra­smet­terla alla Corte di Cas­sa­zione a cui spetta la deci­sione finale, appo­nendo even­tuali osservazioni.

Il Gup potrà inol­tre deci­dere se sospen­dere l’udienza pre­li­mi­nare o se pro­se­guire in attesa del giu­di­zio della Cas­sa­zione. Nel caso in cui la Cas­sa­zione acco­gliesse l’istanza dei legali del gruppo Riva, il pro­cesso sarebbe tra­sfe­rito nella sede di Potenza com­pe­tente ter­ri­to­rial­mente. Que­sta mossa potrebbe tra l’altro far deci­dere al Gup di aggior­nare i pro­cesso ad altra data, in con­co­mi­tanza della pausa estiva che riguarda l’attività giudiziaria.

Alla base dell’istanza, i legali del gruppo Riva hanno addotto l’ipotesi tec­nica del «legit­timo sospetto». In pra­tica si ritiene che a Taranto non esi­stano le con­di­zioni per uno svol­gi­mento «sereno ed equi­li­brato del pro­cesso». Troppo sen­tito, secondo i legali del gruppo lom­bardo, il tema Ilva per Taranto, «troppo forti» le pos­si­bili pres­sioni psi­co­lo­gi­che ed emo­tive su chi è chia­mato a deci­dere in merito alla posi­zione degli impu­tati (accu­sati di più reati tra cui disa­stro ambien­tale), «troppo evi­denti» i con­di­zio­na­menti ambientali.

E oggi, intanto, il Con­si­glio dei mini­stri dovrebbe pren­dere una deci­sione defi­ni­tiva sul com­mis­sa­rio dell’Ilva Enrico Bondi, il cui man­dato è sca­duto alla mez­za­notte di mer­co­ledì. Due gli sce­nari pos­si­bili: la richie­sta da parte del governo a Bondi di fun­gere da tra­ghet­ta­tore in attesa della costi­tu­zione di un’eventuale cor­data pronta ad acqui­stare azioni dell’Ilva Spa, oppure una sua imme­diata sosti­tu­zione come peral­tro cal­deg­giato dal gruppo Riva, da Fede­rac­ciai e dalle banche.

Negli ultimi giorni, sono state tante le ipo­tesi sui papa­bili sosti­tuti: prima è stato il turno dell’ex ad dell’Enel Ful­vio Conti, poi di Mas­simo Tononi, pre­si­dente di Borsa Ita­liana ed ex Gold­man Sachs. Giorni addie­tro era stato invece il turno dell’attuale com­mis­sa­rio della Luc­chini di Piom­bino, Pie­tro Nardi.

Nelle ultime ore invece, si è fatto il nome di Piero Gnudi, con­si­gliere eco­no­mico della mini­stra dello Svi­luppo, Fede­rica Guidi, e in pas­sato pre­si­dente del col­le­gio sin­da­cale della sua azienda di fami­glia, oltre che ex pre­si­dente dell’Enel e mini­stro senza por­ta­fo­glio durante il governo Monti. Per for­nire il nome di un pos­si­bile sosti­tuto sarebbe stato inter­pel­lato anche l’ex pre­mier Romano Prodi, e rumor pro­ve­nienti dal mondo finan­zia­rio si con­cen­tre­reb­bero anche sul nome di Gianni Letta. Sia come sia, il tempo stringe. L’ombra dell’amministrazione con­trol­lata, o addi­rit­tura dei libri con­ta­bili in tri­bu­nale, si allunga ogni giorno di più sul più grande side­rur­gico d’Europa.


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