Sì di Etihad ad Alitalia, si chiude a metà giugno

Sì di Etihad ad Alitalia, si chiude a metà giugno

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MILANO — Abu Dhabi ha detto sì: l’operazione Etihad-Alitalia si farà. Il documento con «le condizioni e i criteri per l’investimento nel capitale», per la verità, non c’è ancora. Ma, dopo due settimane in attesa di un segnale dal Golfo, ieri è arrivata la dichiarazione congiunta da parte delle due compagnie aeree. Etihad Airways ha confermato che invierà la lettera con i dettagli dell’accordo, negoziato in questi ultimi mesi con Alitalia e suoi stakeholder, per chiudere la partita. Verosimilmente entro la metà di giugno. Con la benedizione del governo italiano, che riconosce l’importanza strategica dell’operazione e, quindi, guarda favorevolmente alla collaborazione tra i due vettori. Anzi, ancora una volta è stato proprio il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi (soprannominato «Wolfs» alla Magliana) ad anticipare la notizia che la lettera di Etihad era «arrivata» ed era «positiva», preannunciando che «l’investimento dovrebbe essere intorno ai 600 milioni, con un grande piano industriale di rilancio degli aeroporti italiani come Fiumicino e Malpensa».
L’agognata lettera con l’offerta formale da parte della compagnia del Golfo, però, potrebbe arrivare oggi o domani (gli avvocati starebbero limando le ultime clausole). E sarà portata all’esame del consiglio di amministrazione di Alitalia già convocato per venerdì 6 giugno. Dopo l’approvazione, con la conferma dell’accettazione delle condizioni da parte del consiglio di Alitalia e dei suoi stakeholder, le compagnie aeree procederanno alla preparazione della documentazione finale per completare l’operazione proposta in linea con le regole dell’Unione europea e gli altri requisiti normativi.
Secondo fonti vicine alla trattativa, Etihad investirebbe 500 milioni subito, e altri 60 milioni nel 2015, per entrare con una quota tra il 45 e il 49% del capitale di una newco, in cui saranno conferite le attività operative di Alitalia, ma non i contenziosi passati. In cambio la compagnia degli Emirati ha chiesto 2.200 esuberi secchi, meno dei 2.600-3.000 ipotizzati finora. Quanto al delicato nodo del debito, la soluzione trovata vedrebbe le banche creditrici (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Popolare di Sondrio e Mps, le prime due già azioniste rispettivamente con il 20,59% e il 12,99% del capitale) cancellare un terzo dell’indebitamento a breve (560 milioni) e convertire il resto in azioni.
«E’ un’ eccellente prospettiva per Alitalia. Questo investimento assicurerà stabilità finanziaria ed è la conferma del ruolo chiave di Alitalia quale asset infrastrutturale strategico per lo sviluppo del settore viaggi e del turismo nel nostro Paese», commenta l’amministratore delegato, Gabriele Del Torchio, che centra un obiettivo fondamentale per la sopravvivenza della compagnia da anni alla ricerca di un partner internazionale, dopo le nozze fallite con Klm (prima) e con Air France-Klm più di recente. Ma anche il ceo di Etihad, James Hogan, si dichiara «lieto» e confida in una conclusione positiva, sottolineando che «una partecipazione azionaria in Alitalia sarà utile non solo alle due compagnie, ma darà più scelta e maggiori opportunità di viaggio a chi si muove per affari e per turismo da e per l’Italia». Per il governo Renzi è un altro punto a favore: il matrimonio Etihad-Alitalia potrebbe avviare una nuova fase di importanti investimenti dall’estero, per rilanciare la crescita nel nostro Paese.
Giuliana Ferraino


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