«Viaggi e fuoriserie, così spendevano il doppio delle entrate dichiarate»

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VENEZIA — Ci hanno pensato le denunce dei redditi a confermare che qualcosa non quadrava a Venezia, dove mercoledì è esplosa l’inchiesta legata al Mose con 35 arresti fra politici e imprenditori. Per esempio, la famiglia Galan, composta dall’ex governatore del Veneto Giancarlo, dalla moglie e dai loro due figli, ha dichiarato dal 2000 al 2011 entrate di poco superiori a 1,4 milioni di euro, valore decisamente inferiore a quello delle spese fatte dai quattro nello stesso periodo e scovate dagli uomini della Guardia di Finanza: oltre 2,6 milioni. Cioè, nei dieci anni, il bilancio dei Galan risulta in rosso per 1,2 milioni. «Sproporzione evidente», sottolineano i pm Stefano Ancilotto, Paola Tonini e Stefano Buccini nella richiesta di arresto fatta al giudice per le indagini preliminari di Venezia. Evidente e sospetta, nel senso che la Procura immagina dietro a quella differenza ci possa essere lo «stipendio» in nero contestato a Galan come frutto della corruzione: un milione di euro l’anno.
Stessa indagine patrimoniale è stata fatta sulla famiglia dell’assessore regionale Renato Chisso, arrestato mercoledì scorso per corruzione sempre nell’ambito dell’inchiesta sul Mose, per il quale la differenza è meno marcata ma pur sempre in negativo: circa 1,1 milioni di euro dichiarati contro gli 1,4 trovati dai finanzieri spulciando fra acquisti di case, conti correnti, titoli e carte di credito. Il tutto riconducibile a lui, alla moglie e alla figlia. «È ragionevole ritenere che la quota di spese sostenute dai Chisso al di sopra delle proprie possibilità derivino da provento illecito costituito sia da denaro contante che da fittizia intestazione a terzi di quote societarie, in particolare Adria Infrastrutture», concludono i magistrati. Per lui lo «stipendio» in nero è stato valutato fra i 200 e i 250 mila euro annui, versati dal Consorzio Venezia Nuova (Cvn), concessionario unico del ministero delle Infrastrutture per le opere di salvaguardia della laguna, come forma di ringraziamento per l’attività politica diretta a favorire i consorziati privati.
Il terzo caso passato al setaccio dalla Procura è quello di un altro pubblico ufficiale, l’ex generale della Guardia di Finanza Emilio Spaziante, accusato di corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio per aver ricevuto circa 2,5 milioni di euro a fronte del suo interessamento allo «spionaggio» fiscale a vantaggio del Consorzio. Spaziante e la sua convivente hanno complessivamente dichiarato entrate per poco più di 2 milioni di euro, mentre sono state scovate uscite pari a quasi 3,8 milioni. «In questo caso emerge inequivocabile l’elevatissimo tenore di vita», osservano i pm, precisando che «dalla scheda patrimoniale risultano auto sportive, barche di lusso, villa con piscina, prestigiosi immobili, nonché la frequentazione di costosissimi alberghi per i suoi spostamenti in Italia. Soggiorni settimanali a Milano in hotel da mille euro a notte». La perla è però Dubai: «Volo in business class e trasferimento in limousine da e per l’aeroporto». Il quarto indagato sottoposto a questa forma di accertamento patrimoniale a tappeto è Paolo Venuti, professionista padovano considerato «il gestore del patrimonio illecito di Galan»: entrate per 2,8 milioni di euro, uscite per 5,9. Dagli accertamenti bancari è emerso che sia lui che la moglie a fine 2009 hanno fatto rientrare 1,8 milioni grazie allo «scudo fiscale» tramite la società Unione, la stessa fiduciaria usata da Galan per il trasferimento in Croazia di 1,125 milioni di euro.
Fin qui l’indagine patrimoniale. Nel chiedere i clamorosi arresti che hanno messo in seria discussione la classe politica veneta degli ultimi vent’anni, i magistrati hanno voluto sottolineare lo stile di vita di un altro protagonista della nuova Tangentopoli: Patrizio Cuccioletta, ex magistrato alle Acque di Venezia, anche lui accusato di essere a libro paga del Consorzio con i suoi 400 mila euro annui «fuori busta». «Il presidente del Consorzio, Giovanni Mazzacurati, non bada a spese pur di garantirgli agi e sistemazioni lussuose. Con spese a carico del Consorzio prenota una camera matrimoniale al Grand Hotel di Cortina e una seconda camera all’autista». C’è poi il capitolo «parentopoli», già in parte emerso lo scorso anno con l’arresto di Mazzacurati che da presidente «ha convogliato risorse anche sulle figlie, secondo una gestione quasi familiare dell’impresa». E beneficiari sono anche i parenti di Cuccioletta. «Al fratello un contratto di collaborazione per 40 mila euro… alla figlia un contratto con il Consorzio per 27.600 euro e l’assunzione della Thetis, controllata del Cvn».
Infine nel documento è riportata una dichiarazione choc, sulla quale indagheranno gli inquirenti nelle prossime settimane. È di Claudia Minutillo, segretaria storica di Galan e supertestimone dell’inchiesta: «Mi raccontarono che Neri del Consorzio aveva nel cassetto 500 mila euro da consegnare a Marco Milanese per Tremonti e li buttò dietro l’armadio quando arrivò la Guardia di Finanza. Loro sigillarono l’armadio e la sera andarono a recuperare i soldi». Tutta da verificare: Milanese è sotto accusa, Tremonti no. Mentre l’altro ex ministro, Altero Matteoli, allora responsabile delle Infrastrutture, è ufficialmente indagato per la vicenda delle bonifiche ambientali di Porto Marghera.
Andrea Pasqualetto



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