Un boato, poi l’aereo si spezza in due

Un boato, poi l’aereo si spezza in due

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MOSCA — Rottami incendiati sparsi dappertutto, in mezzo a corpi semi-carbonizzati, valigie sventrate, opuscoli turistici della Malaysia. I giornalisti giunti nei pressi del villaggio di Grabovo non lontano dal confine tra Ucraina e Russia hanno potuto vedere quello che resta del Boeing 777 della Malaysia Airlines precipitato da diecimila metri con 298 persone a bordo (tutte morte). E non per un guasto tecnico ma, quasi certamente, perché colpito da un missile lanciato durante i violenti scontri tra truppe regolari e indipendentisti. Le parti si scambiano accuse e visto che la zona del disastro è controllata dalle forze filorusse, sarà difficile arrivare ad una verità riconosciuta da tutte le parti in causa, anche perché la scatola nera sarebbe stata mandata a Mosca per un’analisi «oggettiva».
Sul volo partito da Amsterdam e diretto a Kuala Lumpur si trovavano 154 olandesi, 27 australiani, 23 malesi, una ventina di americani, nove britannici. Secondo i soccorritori, tra i corpi ritrovati ci sarebbero decine di bambini. Un contadino ha detto di aver sentito un forte boato e di aver visto l’aereo schiantarsi al suolo e spezzarsi in due.
I siti Internet ucraini puntano il dito con certezza contro i ribelli e citano un passaggio della pagina Facebook di uno dei loro comandanti, il «ministro della Difesa» Igor Strelkov. Diciassette minuti dopo che l’aereo è scomparso dai radar (alle 16.20 ora locale) si è vantato di una brillante operazione dei suoi: «Nella zona di Thorez hanno appena abbattuto un Antonov 26. Li avevamo avvisati di non volare nei nostri cieli». Thorez è a una decina di chilometri da Grabovo. Strelkov ha anche postato un video che mostra una colonna di fumo nero. Immagini assai simili a quelle dell’aereo precipitato diffuse più tardi. Nella giornata di ieri non risulta che sia stato abbattuto alcun aereo ucraino.
A Kiev il presidente Petro Poroshenko ha detto di non avere dubbi: «È stato un atto terroristico». Gli indipendentisti invece sostengono che a colpire è stato un caccia delle forze regolari ucraine.
Da diversi giorni i ribelli hanno dimostrato, da soli o con qualche aiuto esterno, che sono in grado di abbattere gli aerei dell’esercito. Lunedì è stato centrato un Antonov che volava a più di cinquemila metri (secondo fonti del Pentagono citate dalla Cnn è stato colpito dal territorio russo). Poi, mercoledì, è stata la volta di un caccia Su-25. In un primo momento ieri un portavoce dei ribelli aveva detto che le loro forze non dispongono dei missili Buk (fabbricati sia in Russia che in Ucraina) capaci di raggiungere un obiettivo fino a una quota di 25 mila metri. Poi è stato precisato che due di questi missili si trovavano effettivamente a Luhansk, ma lontano dalla zona dell’abbattimento e, comunque, che non erano in grado di funzionare. Ma ieri mattina giornalisti dell’agenzia Associated Press hanno visto missili assai simili ai Buk nella cittadina di Snizhne, a due passi da Grabovo.
La Iata, associazione del trasporto aereo, ha detto che il jet volava in uno spazio aereo che non era stato sottoposto a restrizione. Ma sorprende che con tutto quello che accade da tempo nella regione le compagnie aeree, comprese quelle europee, continuavano a far volare i loro velivoli sopra la zona delle operazioni, con frequenti lanci di missili terra area e bombardamenti aerei. Ieri, dopo l’incidente, tutti i vettori, compresa l’Alitalia, hanno annunciato che eviteranno quella rotta. Secondo un’agenzia di stampa, l’Autorità per l’aviazione civile americana aveva da tempo consigliato ai piloti Usa di evitare l’Ucraina orientale. Misura che a qualsiasi persona ragionevole sarebbe apparsa del tutto naturale.
Diverse fonti ucraine raccontano che in quella zona, a una cinquantina di chilometri dal confine con la Russia, doveva passare oggi un aereo da carico dell’esercito regolare, un Antonov 76, aereo di dimensioni non tanto diverse da quelle del Boeing 777. Si trattava di un velivolo carico di rifornimenti.
Da una fonte della Rosaviatsiya, l’ente russo del trasporto aereo, arriva invece un’altra spiegazione, che indicherebbe come colpevoli gli ucraini di Kiev. Quasi nello stesso tempo era in volo non lontano da quella zona l’aereo di Stato che riportava il presidente Vladimir Putin dal Brasile. L’apparecchio, un Ilyushin 96, reca sulla fusoliera una striscia orizzontale con i colori della bandiera russa, bianco, blu e rosso. Una livrea molto simile a quella dei jet Malaysia che hanno una striscia rossa e blu su fondo bianco e grigio. L’aereo di Putin, ha scritto l’agenzia Interfax, è passato nei pressi di Varsavia alle 15.21 ora ucraina, mentre l’aereo partito da Amsterdam e diretto a Kuala Lumpur ha sorvolato quello stesso punto alle 14.44, cioè 37 minuti prima. Dunque, si fa capire, a Kiev avrebbero voluto colpire il presidente russo.
Gli Stati Uniti hanno offerto il loro aiuto al governo di Kiev. Poco prima le autorità di Mosca avevano chiesto il permesso ucraino di entrare nel Paese per fornire assistenza. Ma a Kiev non piace l’idea di avere russi sul proprio territorio, visto anche che Putin avrebbe nuovamente iniziato ad ammassare truppe al confine.
Fabrizio Dragosei



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