De Rose al Dipartimento antidroga. Cnca: “Scelta di forte responsabilità politica”

by redazione | 1 Luglio 2014 16:53

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ROMA – Bene il cambio di rotta nella gestione del Dipartimento politiche antidroga, ora si guardi al futuro e alle tante cose da rimettere in carreggiata, a partire dalle reali necessità dei territori, ai dati sui consumi, senza dimenticare la Conferenza nazionale sulle droghe. Dal mondo delle comunità legate al Cnca arriva l’approvazione alla futura nomina di Patrizia De Rose alla guida del Dipartimento politiche antidroga. Anche se ad oggi manca ancora un atto ufficiale e non sono ancora chiari i dettagli sull’effettivo ruolo che avrà De Rose, per molti è già l’inizio di una rivoluzione, rispetto alla gestione Serpelloni del Dipartimento antidroga. “Vediamo con favore questo tipo di scelta – ha spiegato Riccardo De Facci, del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza ( Cnca ) -. Una scelta che rispetto ad una gestione monocratica va verso una forte responsabilità politica e un forte coinvolgimento del sistema di intervento”.
Ad affiancare De Rose ci sarà anche un team di esperti e consulenti “ombra” che possano dar vita ad un nuovo progetto di Dipartimento antidroga. Gli incontri con gli attori del mondo delle dipendenze che verranno coinvolti in una sorta di comitato permanente insieme ad altre figure istituzionali, però, non sono ancora iniziati, ma le criticità da affrontare sono già pronte da mesi. “Abbiamo rilanciato da Genova la necessità di recuperare tre punti e su questo penso che la nuova dirigente sarà interrogata – ha spiegato De Facci -. Il primo punto è il recupero di un forte lavoro di coordinamento tra componenti molto diverse: i vari ministeri, le regioni e l’importante valore del sistema di intervento. Il primo passo sarà proprio quello di capire come andare a recuperare questo coordinamento”. Seconda questione da affrontare in tempi stretti quella di una legge in vigore “piuttosto vecchia”, dopo l’incostituzionalità della Fini Giovanardi, e di un sistema di intervento “che ha bisogno di essere rivisto”. Terzo punto da affrontare, ha aggiunto De Facci, quello di “recuperare un rapporto più diretto tra il coordinamento del Dipartimento e i bisogni reali”. Tra le urgenze, però, c’è anche la credibilità a livello europeo per quel che riguarda i dati sui consumi. “Credo che sia estremamente significativo tornare ad avere un luogo istituzionale e di garanzia che ci permetta di avere dati certi – ha aggiunto De Facci -. L’Europa, in questi anni, ha contestato in maniera molto forte i dati provenienti dal Dipartimento”.
A sottolineare l’urgenza di una nuova Conferenza nazionale sulle droghe, invece, Franco Corleone, coordinatore nazionale dei garanti regionali dei detenuti e per anni impegnato sul tema droghe. La quinta e ultima conferenza nazionale, infatti, si è tenuta a Trieste nel 2009 organizzata dall’allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Carlo Giovanardi, che aveva la delega alle politiche antidroga e dall’ex capo dipartimento, Giovanni Serpelloni. Da allora sono passati ben 5 anni, nonostante la legge imponga di organizzare la conferenza nazionale sul tema ogni tre anni. Per Corleone, sarebbe auspicabile riuscire a mettere in piedi un gruppo di lavoro che possa organizzare una conferenza entro la prossima primavera, mentre nell’immediato sono già tanti gli interventi necessari. Per Corleone, infatti, quella di De Rose non sarebbe una nomina irrilevante, “per fare pulizia in una situazione in cui c’è da rimettere ordine sulle lobby, sui progetti in corso e vedere se alcuni di questi possano essere ancora revocati”. Tra le questioni che De Rose dovrà affrontare, per Corleone c’è anche quella della Consulta, che “finora si è riunita una volta sola per il caso Morgan”. Infine, per Corleone, ci sarebbe da affrontare anche “il problema della responsabilità politica” della materia affidata a De Rose. Ad oggi, infatti, la delega alle politiche antidroga, dopo essere stata affidata a Carlo Giovanardi e una breve parentesi con l’ex ministro per l’Integrazione, Andrea Riccardi, si rifugia ancora sotto l’ala della presidenza del Consiglio. (ga)
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