L ONU: «Diritti garantiti o scarcerazioni»

by redazione | 13 Luglio 2014 9:48

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«Quando gli stan­dard minimi non pos­sono essere garan­titi in altro modo il rime­dio è la scar­ce­ra­zione». La frase, ine­qui­vo­ca­bile, com­pare alla quarta riga del comu­ni­cato emesso dal «Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla deten­zione arbi­tra­ria» dopo una visita in Ita­lia effet­tuata dal 7 al 9 luglio per veri­fi­care lo stato delle car­ceri e dei Cie rispetto all’ultima loro ispe­zione, nel 2008. Anche que­sta volta, come allora, gli inviati dell’ Onu – che durante il loro viag­gio hanno ascol­tato oltre alle isti­tu­zioni anche l’associazione Anti­gone e Save the Chil­dren – al ter­mine della visita hanno rivolto al governo ita­liano alcune richie­ste. In par­ti­co­lare ora si sono sof­fer­mati sulle «misure straor­di­na­rie» ancora da adot­tare, «come le misure alter­na­tive alla deten­zione», per «porre fine al sovraf­fol­la­mento delle car­ceri e per pro­teg­gere i diritti dei migranti».
Un giu­di­zio, que­sto dell’ Onu, evi­den­te­mente troppo severo per il Guar­da­si­gilli Andrea Orlando che ieri da Agri­gento, dove ha fatto tappa per un con­ve­gno durante il suo tour sici­liano, ha voluto smen­tire, sep­pur indi­ret­ta­mente, i dele­gati: «Senza troppo cla­more siamo pro­gres­si­va­mente usciti dalla situa­zione di sovraf­fol­la­mento nelle car­ceri – ha detto il mini­stro – I dati di que­sti giorni ci dicono che il gap tra posti dispo­ni­bili e dete­nuti attual­mente è intorno ai sette-ottomila posti. Vuol dire che non c’è più un dete­nuto al di sotto dei tre metri quadri».

Cosa di per sé vera, come ha rico­no­sciuto la Corte di Stra­sburgo con­ce­dendo all’Italia un altro anno per risol­vere i pro­blemi strut­tu­rali della nostra Giu­sti­zia. Secondo Orlando, «que­sto è avve­nuto anche gra­zie a un’azione del Par­la­mento molto impor­tante e al fatto che abbiamo ini­ziato a fare in modo più siste­ma­tico i rim­pa­tri dei dete­nuti stra­nieri e al fatto che abbiamo ormai fir­mato 13–14 con­ven­zioni con tutte le regioni per fare in modo che i dete­nuti tos­si­co­di­pen­denti pos­sono scon­tare una parte della pena in comunità».

Ma il risul­tato è stato otte­nuto anche con il tra­sfe­ri­mento in massa di dete­nuti in isti­tuti (come quelli in Sar­de­gna che ave­vano molti posti dispo­ni­bili) distanti dalla resi­denza, come da tempo denun­cia la segre­ta­ria di Radi­cali ita­liani, Rita Ber­nar­dini, in scio­pero della fame dal primo luglio anche per difen­dere i diritti di Ber­nardo Pro­ven­zano, il boss mafioso che versa in gra­vis­sime con­di­zioni di salute, incom­pa­ti­bili col regime di 41 bis a cui è sot­to­po­sto. Regime che secondo gli osser­va­tori Onu «non è stato ancora reso con­forme agli stan­dard inter­na­zio­nali in mate­ria di diritti umani».
Il Gruppo di lavoro diretto dall’esperto di diritti umani Mads Ande­nas ha «accolto con favore le recenti riforme per ridurre la durata delle pene, il sovraf­fol­la­mento nelle car­ceri e il ricorso alla custo­dia cau­te­lare». Giu­di­cata posi­tiva anche «la sen­tenza della Corte Costi­tu­zio­nale che ha abro­gato le san­zioni indi­scri­mi­na­ta­mente ele­vate per i reati minori con­nessi alla droga, rista­bi­lendo quella pro­por­zio­na­lità tra reato e pena pre­vi­sta dal diritto inter­na­zio­nale. Lo stesso vale per le pene oggi meno spro­por­zio­nate per i reci­divi». E apprez­za­menti pure per l’«abolizione della cir­co­stanza aggra­vante della immi­gra­zione irregolare».

«Tut­ta­via – si legge nel comu­ni­cato – c’è ancora pre­oc­cu­pa­zione per l’elevato numero di dete­nuti in attesa di giu­di­zio, e resta la neces­sità di moni­to­rare e con­te­nere il ricorso spro­por­zio­nato alla custo­dia cau­te­lare nel caso di cit­ta­dini stra­nieri e rom, anche mino­renni». Ma, come sot­to­li­nea lo stesso Gruppo dell’Onu, il Decreto legge 92 del 2014 voluto dal mini­stro Orlando sta­bi­li­sce che la custo­dia cau­te­lare non può essere più appli­cata nei casi in cui l’imputato rischia meno di tre anni di car­cere. «Que­sto — ha com­men­tato Ande­nas — limi­terà il ricorso impro­prio alla custo­dia cau­te­lare, usata come pena». Secondo Orlando al testo di con­ver­sione in legge del decreto il Par­la­mento potrà arri­vare «entro la pausa estiva».
Ande­nas e i suoi col­le­ghi, però, restano «seria­mente pre­oc­cu­pati per la durata della deten­zione ammi­ni­stra­tiva» degli immi­grati, «per le con­di­zioni di deten­zione nei Cie» e per i «rim­pa­tri som­mari di indi­vi­dui, com­presi in alcuni casi minori non accom­pa­gnati e adulti richie­denti asilo». Prassi, que­ste, avvisa l’ Onu, che «vio­lano gli obbli­ghi dell’Italia, deri­vanti dal diritto nazio­nale, euro­peo ed internazionale».

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