Il mistero del jet algerino con 116 a bordo

Il mistero del jet algerino con 116 a bordo

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Nell’ultimo contatto radio c’è forse la traccia: il comandante del volo AH5017 ha chiesto di cambiar rotta per il maltempo. In quel momento, il jet MD83, con a bordo 116 persone, era nella zona di Gao, in Mali. Poi il nulla. Fino all’allarme delle autorità algerine: il jet decollato nella notte da Ouagadougou, Burkina Faso, e diretto ad Algeri, è scomparso. Comunicazione seguita da quella di un «probabile schianto» in un luogo sconosciuto. Nella notte, dopo varie segnalazioni confuse, il generale del Burkina Faso Gilbert Diendere ha annunciato a nome della presidenza che «gli uomini inviati in accordo con il Mali in questo Paese hanno trovato i resti dell’aereo con l’aiuto degli abitanti della zona a circa 50 chilometri dal confine tra i due Stati, vicino al villaggio di Boulikessi». Ancora incerti i motivi dello schianto. «Non escludiamo alcuna pista», ha dichiarato il ministro degli Esteri francese Fabius, una frase di rito che tiene dentro anche scenari criminali.
L’incertezza sul «perché» era cresciuta durante la giornata con le notizie contrastanti sul «dove» era finito il jet. Per il presidente maliano i rottami erano stati «avvistati» vicino all’Adrar des Ifoghas, uno dei rifugi qaedisti. Per l’abitante di un villaggio l’aereo era caduto nella zona di Gossi, a sud-ovest di Gao. Altra localizzazione vicino al confine con il Burkina, dove poi, secondo il Burkina, è stato in effetti trovato.
Il MD83, di proprietà della compagnia spagnola Swiftair e noleggiato dall’Air Algérie per coprire la rotta africana, aveva lasciato in orario la capitale del Burkina Faso. A bordo 51 francesi, 27 locali e poi passeggeri di diverse nazionalità. Nelle prime ore si era detto che tra loro ci fosse anche Mariela Castro, figlia del presidente cubano Raul e nipote di Fidel, una figura molto nota per il suo impegno sociale. Poco dopo però l’emittente Telesur aveva smentito sostenendo che la donna era all’Avana per un convegno.
Iniziato in modo normale, il volo aveva incontrato problemi inaspettati. E dopo 50 minuti dal decollo, all’1.38, il comandante aveva chiesto di poter eseguire una deviazione per evitare cattive condizioni meteo. I controllori avevano autorizzato la manovra, perdendo però il link con l’aereo. I successivi appelli erano caduti nel vuoto e solo molte ore dopo erano state lanciate le ricerche con l’intervento di due Mirage 2000 francesi e, sembra, di alcuni elicotteri olandesi.
La scomparsa del jet — terzo disastro nell’arco di una settimana — ha innescato una catena di ipotesi sui motivi. La prima è quella di una possibile avaria. Un funzionario da Ouagadougou ha riferito di «guai al motore» dell’aereo. Immediata la replica dei francesi: «Il velivolo era in ordine, lo avevamo controllato pochi giorni fa a Marsiglia». Il teatro geografico ha fatto pensare all’azione terroristica. Nel nord del Mali sono ancora presenti gruppi islamisti, l’Adrar des Ifoghas, vicino a Aguelhoc, è un santuario impenetrabile, i militanti filo Qaeda potrebbero aver usato dei missili trafugati in Libia. Ma gli esperti hanno espresso dubbi: i loro ordigni non arrivano alle alte quote. E l’intelligence statunitense ha comunicato: «Non abbiamo registrato esplosioni nella zona». Tutti aspetti sui quali indagherà la magistratura di Parigi affiancata dagli 007, proprio per considerare qualsiasi scenario.
L’altro lavoro di inchiesta riguarderà il passato del jet. Costruito nel 1996, in servizio con un paio di compagnie sudamericane, ha passato una decina di mesi in un hangar e poi è stato acquistato nel 2012 dalla Swiftair. Il suo ruolino dice che aveva compiuto migliaia di atterraggi e decolli. Il jet era uno dei trenta della Swiftair, una società usata nel periodo 2007-2009 anche dal Real Madrid per le sue trasferte. Infatti uno degli MD83 era stato ribattezzato «La Saeta» in onore di Alfredo Di Stefano, la vecchia gloria madridista.
Guido Olimpio



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