“Pieno accesso alla zona” Mosca apre all’inchiesta degli ispettori internazionali

by redazione | 20 Luglio 2014 16:35

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MOSCA . Nella quiete blindata della sua dacia alle porte della capitale, Vladimir Putin sta meditando di cambiare tutta la strategia sulla guerra d’Ucraina. Irritato per l’accusa infamante di essere responsabile della morte di 298 innocenti civili; assillato dalle pressioni di Stati Uniti ed Europa; preoccupato per l’effetto disastroso delle sanzioni, il presidente russo cerca di riprendersi il ruolo prediletto di statista sfuggendo all’incubo di essere considerato come un imputato dalla comunità internazionale.
Ieri ha conversato amabilmente, come sempre accade tra i due, con la cancelliera Merkel che lo blandiva chiedendogli di «usare tutta la sua influenza» per convincere i ribelli filorussi
di Ucraina ad agevolare l’inchiesta internazionale sul disastro di Shaktarsk. E ha fatto finta di non aver letto, lui che legge sempre i giornali tedeschi, l’intervista alla Bild del ministro degli Esteri di Berlino Steinmeier: «Se Putin vuole veramente la pace, questa è la sua ultima chance». Ancora più ossequiosa la telefonata con il segretario di Stato americano John Kerry: promesse di impegno da parte di entrambi, garanzie reciproche su un’indagine neutrale e non condizionata. Forse per questo anche radio e tv di Stato sembrano cambiare linea: pochissimo spazio alle dichiarazioni dei guerriglieri del Donbass, e grande enfasi invece sulla «volontà della Russia di ricercare la verità». Dunque niente scatole nere a Mosca, niente ostruzionismo agli esperti che cercano di entrare nella zona controllata dai filorussi. Rimane solo l’inevitabile polemica con Kiev. Gli ucraini sostengono di non aver mai lanciato un loro missile terra aria Buk? Mosca domanda cosa ci facciano in zona missili antiaerei visto che i ribelli non hanno aviazione.
Su cosa potrebbe essere accaduto nella tragica mattina di giovedì, Putin ha certamente le idee più chiare di molti altri. I dettagliatissimi rapporti dell’intelligence che ha subito preteso sul suo tavolo, gli confermano i movimenti dei ribelli e le iniziative più segrete dei loro comandanti. Che militari russi siano in azione nel territorio ucraino, come Kiev continua a sostenere, è probabilmente falso. Ma che istruttori, ufficiali in borghese e agenti di Mosca si trovino in piena zona operativa per coordinare, consigliare, è altrettanto palese e perfino ammesso tra le righe dei reportage dei giornali russi. Continuare la polemica su questo argomento non appare consigliabile. Ai suoi chiede piuttosto di capire quanto siano ancora controllabili i gruppi armati ribelli. E soprattutto che impatto avrebbe sull’opinione pubblica un’eventuale frenata nel sostegno ai “fratelli di Ucraina”.
Intanto, quasi per caso, il governo ha pubblicato una lista nera di 18 cittadini americani banditi dalla Russia. Sono militari coinvolti nelle torture ai civili in Iraq. Roba vecchia, «ma serve spiegano al Cremlino – per ricordare a tutti che nessuno può impugnare la bandiera della Giustizia ».

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