«La ripresa italiana è lenta» Prometeia taglia le stime

«La ripresa italiana è lenta» Prometeia taglia le stime

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MILANO — Le luci: abbiamo «smesso di affondare». Le ombre: «La risalita è lenta», più del previsto, «e ostacolata dal peso del debito pubblico e dalla necessità di ricapitalizzazione del sistema bancario». La sintesi dell’economia italiana radiografata da Prometeia sta qui, in queste due immagini evocate dal rapporto trimestrale di previsione (il secondo dell’anno) presentato ieri dall’istituto di ricerca. A sostegno ci sono naturalmente le cifre. E sono quelle a far prevalere, alla fine, le ombre sulle luci. Almeno per il 2014.
La ripresa, l’attesissima ripresa rimane in realtà — per ora — poco più che un mini-rimbalzo. Né cambierà granché nei prossimi mesi, se è vero che anche gli economisti bolognesi tagliano drasticamente le stime sulla crescita. Il precedente rapporto trimestrale, datato aprile, prevedeva per il 2014 un + 0,7%. Adesso dà il +0,3%. Meno della metà.
Le cause non sono tutte interne. Un ruolo di fondo lo hanno giocato la forza dell’euro e uno sviluppo del commercio internazionale inferiore alle aspettative. È in ogni caso, quello 0,3%, un’ennesima doccia fredda sulle speranze del Paese di essersi già lasciato alle spalle gli effetti dei lunghissimi anni di crisi. Non è così. Dovremo aspettare il 2015.
Neppure allora i numeri saranno da fuochi d’artificio. La crescita sarà, sì, più robusta (del resto non ci vuole molto), ma la stima di Prometeia non si scosta dalle tendenze indicate da ogni altra analisi sulle prospettive italiane. E l’1,2% indicato non è certo, in sé, una percentuale da boom ritrovato. O meglio: non lo sarebbe per una nazione giovane e in espansione. Mentre noi — ricorda il segretario di Prometeia Associazione, Paolo Onofri — «siamo una nazione che invecchia e che esce da due recessioni». Quindi è nella relatività del quadro che va letto quell’1,2%: «Un bel tasso di crescita, anche rispetto agli anni pre-crisi. Un dato che sottoscriverei, se qualcuno potesse garantirlo».
Nessuno è in grado di farlo, ovviamente. Ci sono però elementi oggettivi che potranno aiutare. Se sull’economia italiana dei primi sei mesi 2014 «si sono addensate ombre che temporaneamente — e il “temporaneamente” Onofri lo sottolinea — fanno temere, già lì gli spunti di ripresa comunque si vedono»: dal primo recupero, per quanto pallido (+0,1%), dei consumi, al primo timidissimo rallentamento del trend di crescita della disoccupazione (in maggio, con gli occupati aumentati dello 0,2%: ma il parallelo riaffacciarsi sul mercato del lavoro di quanti avevano «perso la speranza» potrebbe portare il tasso di disoccupazione a sfiorare il 13%, ennesimo record negativo).
Quant’è realistico, da queste basi, scommettere su un 2015 in crescita dell’1,2%? Il segretario di Prometeia guarda, per cominciare, agli interventi della Banca centrale europea: «Le misure decise da Mario Draghi, e penso sia ai tassi d’interesse sia all’annuncio del potenziale finanziamento straordinario da mille miliardi al sistema bancario, potrebbero alimentare un circolo virtuoso». E se questo vale per l’intera Europa, l’Italia ha due possibili chance aggiuntive: «La stabilità politica e alcuni strumenti importanti che il governo sta mettendo in campo». C’è chi in realtà già ventila una manovra correttiva in autunno? La convinzione di Onofri è assoluta: «No. No. Non la faremo. Riusciremo a rispettare i vincoli europei. E non c’è motivo razionale di politica economica».
Raffaella Polato


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