Sarkozy in stato di fermo

Sarkozy in stato di fermo

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Nico­las Sarkozy è stato messo in stato di fermo e inter­ro­gato tutta la gior­nata di ieri all’Ufficio cen­trale di lotta con­tro la cor­ru­zione e le infra­zioni finan­zia­rie a Nan­terre, alla peri­fe­ria di Parigi. Il fermo puo’ essere pro­lun­gato per 48 ore, cioè fino a gio­vedi’ mat­tina. E’ la prima volta nella sto­ria della V Repub­blica per un ex pre­si­dente. Sar­kozy è sospet­tato di con­cus­sione, di traf­fico di influenza, un reato che puo’ essere punito fino a 5 anni di car­cere e 500mila euro di multa: i magi­strati cer­cano prove sull’esistenza di una rete di infor­ma­tori, nella poli­zia e nella giu­sti­zia, che sareb­bero stati sol­le­ci­tati dall’ex pre­si­dente che voleva avere infor­ma­zioni su alcune inchie­ste in corso che lo riguar­da­vano, in par­ti­co­lare un even­tuale soste­gno finan­zia­rio da parte di Ghed­dafi per la cam­pa­gna delle pre­si­den­ziali del 2007 e quella che riguarda l’affaire Bet­ten­court, dal nome della miliar­da­ria padrona dell’Oréal, che avrebbe finan­ziato ille­gal­mente l’Ump e Sar­kozy. L’interrogatorio dell’ex pre­si­dente fa seguito al fermo dell’avvocato di Sar­kozy, Thierry Her­zog e di due alti magi­strati, Gil­bert Azi­bert e Patrick Sas­soust, entrambi avvo­cati gene­rali alla Corte di cas­sa­zione, avve­nuti lunedi’. Ieri, i magi­strati di Nan­terre hanno messo a con­fronto le ver­sioni dei quat­tro sospetti.

Il fermo e l’interrogatorio di Sarkozy hanno fatto l’effetto di una bomba nel mondo poli­tico fran­cese. Ma a difesa dell’ex pre­si­dente sono scesi solo in campo dei poli­tici di destra di secondo piano, suoi fede­lis­simi, che gri­dano al “com­plotto” socia­li­sta per togliere di mezzo Sar­kozy, che era sem­pre più deciso a tor­nare in poli­tica con l’obiettivo di ripre­sen­tarsi nel 2017 per la corsa all’Eliseo. Nes­sun pezzo grosso dell’Ump si è azzar­dato ieri a fare dichia­ra­zioni a favore dell’ingombrante ex pre­si­dente: il par­tito è a pezzi, tra­volto dallo scan­dalo Big­ma­lyon, dal nome di una società di orga­niz­za­zione di eventi vicina al pre­si­dente del par­tito Jean-François Copé, sospet­tata di aver sur­fat­tu­rato i mee­ting di cam­pa­gna di Sar­kozy, che ha sfon­dato di vari milioni il tetto mas­simo di spesa con­cesso per legge in Fran­cia nelle cam­pa­gne elet­to­rali (e per pagare la multa l’Ump ha orga­niz­zato un “Sar­ko­thon” e rac­colto 11 milioni di euro tra gli elet­tori). A sini­stra, le rea­zioni sono state sobrie, per evi­tare l’accusa di com­plotto poli­tico e non favo­rire la vit­ti­miz­za­zione, la carta che Sarkozy è ten­tato di gio­care. L’ex pre­si­dente, qual­che mese fa, quando si sta­vano già con­cre­tiz­zando ele­menti nelle sei inchie­ste giu­di­zia­rie che lo riguar­dano, aveva già para­go­nato la giu­sti­zia fran­cese alla “Stasi” dell’ex Ddr.

La vicenda che inte­ressa i magi­strati di Nan­terre sem­bra uscita dalla fan­ta­sia di un Ale­xan­dre Dumas, tanto è un sus­se­guirsi di intri­ghi e di ribal­ta­menti. La magi­stra­tura indaga su un even­tuale finan­zia­mento da parte di Ghed­dafi per la cam­pa­gna delle pre­si­den­ziali del 2007. Nel qua­dro di que­sta inchie­sta, varie per­sone vicine all’ex pre­si­dente sono oggetto di inter­cet­ta­zioni tele­fo­ni­che. Lo stesso Sarkozy è inter­cet­tato dal 3 set­tem­bre 2013. Gli inqui­renti sono pero’ sor­presi dalle scarse infor­ma­zioni che trag­gono dalle tele­fo­nate dell’ex pre­si­dente. Fino al giorno in cui rie­scono a sco­prire che Sarkozy usava un secondo cel­lu­lare, com­prato sotto falso nome (aveva dato quello di un suo ex com­pa­gno di scuola, Paul Bismuth, oggi avvo­cato in Israele): dalle antenne vicine al Cap Nègre, dove c’è la villa di Carla Bruni, gli inqui­renti sco­prono un tele­fono che si col­lega sem­pre a un solo numero, che risul­terà essere un cel­lu­lare aperto anch’esso sotto falso nome dall’avvocato di Sarkozy, Thierry Her­zog. Dai con­te­nuti di que­ste con­ver­sa­zioni viene fuori un mondo: ven­gono scam­biate infor­ma­zioni det­ta­gliate sull’inchiesta in corso sul caso Bet­ten­court, sulla con­sul­ta­zione delle agende di Sar­kozy da parte della magi­stra­tura, sulla dira­ma­zione dell’inchiesta rela­tiva al caso Tapie-Crédit Lyon­nais, un altro scan­dalo dove potrebbe essere impli­cato l’ex pre­si­dente e che ha già por­tato a qual­che inter­ro­ga­to­rio eccel­lente (tra cui quello di Chri­stine Lagarde, ex mini­stra della finanze di Sarkozy, ora alla testa dell’Fmi). Viene fuori lo scam­bio con Gil­bert Azi­bert, che era stato diret­tore della Scuola della Magi­stra­tura, che è a Bor­deaux dove è stata tra­sfe­rita l’inchiesta sul finan­zia­mento ille­cito della cam­pa­gna elet­to­rale di Sar­kozy: al magi­strato è stato pro­messo un super posto a Mon­te­carlo come rap­pre­sen­tante della Fran­cia, in cam­bio di infor­ma­zioni indi­screte sulle inchie­ste in corso. Per i magi­strati ci sono forti sospetti di un sistema mafioso di scam­bio nel cuore del potere.

Per Sarkozy, più che cher­chez la femme biso­gna fol­low the money. Tutta la car­riera poli­tica dell’ex pre­si­dente è stata carat­te­riz­zata da un rap­porto troppo rav­vi­ci­nato con i soldi. A comin­ciare dai finan­zia­menti occulti della miliar­da­ria Liliane Bet­ten­court, i cui traf­fici a favore dell’Ump sono venuti alla luce attra­verso le regi­stra­zioni rea­liz­zate da un mag­gior­domo che aveva piz­zato un regi­stra­tore die­tro i cuscini del divano, su richie­sta della figlia della padrona dell’Oréal, pre­oc­cu­pata dei troppi pre­da­tori che ron­za­vano attorno alla madre senile. Poi i sospetti sul finan­zia­mento occulto da parte di Ghed­dafi nel 2007. C’è poi un’altra inchie­sta in corso dove Sarkozy è impli­cato, sulle retro­com­mis­sioni che sareb­bero state incas­sate sulla ven­dita di navi da guerra a Paki­stan (qui c’è stato un atten­tato, che è costato la vita a 11 tec­nici fran­cesi). Infine, anche l’inchiesta su Byg­ma­lion potrebbe finire per arri­vare a Sarkozy.



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