by redazione | 26 Luglio 2014 9:39
Su per i sentieri con gli scarponi nei piedi. I No Tav sono di nuovo in marcia: c’è chi scarpina dal 17 luglio ed è partito da Avigliana; chi, invece, ha partecipato alla scorsa tumultuosa notte e chi tirerà fuori le bandiere dall’armadio solo questa mattina, per l’ormai tradizionale manifestazione di fine luglio. La marcia popolare da Giaglione a Chiomonte, con partenza alle 14 dal campo sportivo del comune valsusino, in cui sono attesi migliaia di persone, giovani e anziani.
La notte tra giovedì e venerdì ha visto il rialzarsi della tensione ai confini del contestato cantiere della Maddalena. Qualche centinaia di No Tav ha attraversato nel buio i boschi che costeggiano il torrente Clarea. Una volta al cantiere, la zona è stata bersagliata da petardi, bombe carta e fuochi d’artificio, a cui le forze dell’ordine hanno risposto con un fitto lancio di lacrimogeni. Un poliziotto è rimasto ustionato da una bomba carta che lo ha colpito di striscio a una caviglia. Assedio al cantiere e stop alla vicina autostrada del Frèjus. Un gruppo di manifestanti ha, infatti, interrotto l’A32, in direzione Bardonecchia. Poco dopo le 2, i «folletti No Tav»», come si definiscono, sono svaniti nel bosco. «L’avevamo detto e l’abbiamo fatto, ancora una volta il movimento No Tav si è ripreso i luoghi storici della propria lotta, sfidando i divieti e l’apparato poliziesco del cantiere-fortino. Dalla nostra valle è stato lanciato un chiaro segnale a chi, nonostante tutto, continua a credere che quest’opera inutile e dannosa un giorno si farà».
Grande soddisfazione, quindi, per la «nottata di lotta» da parte del movimento. Dure, invece, le reazioni del mondo politico-istituzionale. «Sono tornate scene ed episodi di vera e propria guerriglia. Quando si blocca un’autostrada e si incendia un tunnel, sempre di più mi sembra difficile continuare con la retorica del popolo No Tav buono e pacifico» ha commentato il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino. «Siamo di fronte a esempi criminali di persone, alcune delle quali vengono anche dall’estero, che vogliono utilizzare la scusa di un’opera per attaccare lo Stato. Non avranno nessuno spazio» ha aggiunto, senza mezzi termini, il ministro delle Infrastrutture e trasporti, Maurizio Lupi.
Si è espresso anche il nuovo amministratore delegato di Ferrovie, Michele Elia, che ha sostituito Mauro Moretti (approdato a Finmeccanica): «La Torino-Lione è nata in maniera un po’ critica e fin dall’inizio si è trascinata dietro una conflittualità», ammettendo così una genesi difficile per il progetto. «Il dialogo con il territorio – ha continuato Elia –, comunque, non è mai stato abbandonato. Bisogna parlare molto con il territorio, spiegare i lavori e perché vengono fatti. Per il Terzo Valico e per i lavori al Brennero questi conflitti non ci sono». Affermazioni, però, contestabili. Il dialogo con le istituzioni valsusine è partito male ed è continuato peggio. Lo testimonia il disappunto dei sindaci, che – martedì scorso a Bussoleno – hanno approvato una delibera contro il Tav che respinge ogni proposta di compensazione economica. «Siamo compatti come nel 2005 ed è la prova più lampante del fallimento dell’Osservatorio di Mario Virano» ha detto Sandro Plano, che da maggio guida la giunta di Susa. Ma la contestazione contro l’alta velocità non è confinata solo tra le montagne dei testardi valsusini, contro il Terzo Valico si è formata una larga opposizione.
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