Eterologa, dietrofront del governo

Eterologa, dietrofront del governo

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ROMA . È di nuovo caos sull’ eterologa. La sentenza della Corte Costituzionale che ad aprile ha cancellato dalla legge 40 il divieto di praticare questo trattamento non è bastata a mettere un punto fermo. Sembrava tutto deciso ma all’ultimo momento dal governo è arrivato un colpo di scena. Fino all’altro ieri era pronto per l’approvazione il decreto del ministro alla Sanità Beatrice Lorenzin che fissava punti fermi riguardo alle caratteristiche dei donatori e al loro anonimato, al registro nazionale e soprattutto all’inserimento nei livelli essenziali di assistenza di questa pratica, della quale si chiedeva l’avvio immediato. È stato tutto bloccato. Ieri il consiglio dei ministri, dopo che Lorenzin ha illustrato il provvedimento, ha deciso di non presentarlo. Deve occuparsene il Parlamento, ha detto Matteo Renzi, scansando un tema dai risvolti bioetici e rilanciando: una parte del Pd, e non solo di quello, riteneva infatti che non ci fosse bisogno di alcun intervento legislativo per applicare la sentenza della Suprema Corte, e per questo aveva polemizzato con Lorenzin. Lui ha chiamato in causa le Camere.
Ieri è stata sancita l’apertura di una fase complicata, fatta di scontri giuridici, di polemiche, fughe in avanti e ispezioni dei Nas. Già ieri sera si capiva quali giorni arriveranno. Dal governo e in particolare dal ministero sono convinti che non si possano fare trattamenti di eterologa finché non sarà approvata la legge dal Parlamento, cioè per molti mesi. Dall’altra parte tanti privati sono già partiti e c’è una Regione, quella da dove proviene Renzi, la Toscana, che ha da poco approvato una delibera per regolare il lavoro nei suoi ospedali. Così si rischia il far west. «Siamo sereni — ha detto ieri sera il governatore Enrico Rossi — Il nostro atto è in vigore e da noi l’ eterologa si fa, visto che riteniamo non ci sia bisogno di un intervento legislativo nazionale dopo la sentenza della Suprema Corte. Siamo comunque pronti a recepire quanto sarà deciso a livello nazionale ». A ritenere che non servano leggi per partire sono anche associazioni come la Coscioni, molti giuristi, come quelli che hanno firmato il “ manifesto sull’ eterologa ”, e pure alcune società scientifiche, che oggi dovrebbero prendere una posizione ufficiale forti delle richieste di fare il trattamento arrivate in queste settimane da centinaia di coppie. Anche le strutture pubbliche dell’Emilia, di Bologna e Cattolica, pur senza avere alle spalle una delibera regionale, sono intenzionate ad andare avanti. Ma dal governo e dal ministero sono così convinti dell’illegittimità di procedere con i trattamenti da essere pronti a mandare i Nas nei centri che fanno l’ eterologa. E poi bisogna capire se si deciderà di impugnare la delibera toscana. «Quello che è accaduto è una vergogna — dice il ginecologo Carlo Flamigni, tra i massimi esperti di pma — Si tratta di un escamotage per rinviare tutto alle calende greche. Al governo si devono vergognare perché hanno fatto tutto sulla pelle degli italiani. Ora spero che i centri abbiano il coraggio di partire, la legge è dalla loro parte».
Su invito di Renzi ieri Lorenzin ha scritto a tutti i capigruppo di Camera e Senato. «All’esito di approfondita discussione, il Consiglio dei Ministri ha condiviso la necessità di intervenire in via legislativa, nonché, tenuto conto degli evidenti profili etici che attingono la materia, di rimettere a una iniziativa legislativa parlamentare la disciplina della pma eterologa nel nostro ordinamento».



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