La frenata dell’Italia, il Pil scende dello 0,2%

La frenata dell’Italia, il Pil scende dello 0,2%

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ROMA — Alla fine il dato del Pil è stato peggiore delle previsioni, in Italia la crescita non c’è e la recessione torna a fare paura. Il Prodotto interno lordo nel secondo trimestre 2014 scende ancora dello 0,2% rispetto al primo trimestre, quando aveva fatto registrare un altro dato negativo (meno 0,1%). Peggiore la diminuzione su base annua: meno 0,3%. Lo rivela la stima preliminare dell’Istat. Un rallentamento che arriva dopo i dati delle scorse settimane dalla Germania e che ha messo in agitazione la Borsa, che ha perso il 2,7%. Il termometro dello spread, dopo lunghe settimane nelle quali segnava stabile, è tornato a fibrillare: dai 158 punti di martedì a quota 171. Pesanti critiche all’esecutivo e al premier Renzi da parte delle opposizioni. Replica Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia, che ribadisce: «Dietro l’angolo non c’è nessuna manovra». E Angelino Alfano (Ndc), ministro dell’Interno, propone «riforme e misure choc », a cominciare da questa: «Nel decreto “sblocca Italia” l’articolo 18 non valga per i nuovi assunti».
Intanto il calo congiunturale, spiegano dall’Istat, è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto in tutti e tre i grandi comparti di attività economica: agricoltura, industria e servizi. Dal lato della domanda, il contributo alla variazione congiunturale del Pil della componente nazionale al lordo delle scorte risulta nullo, mentre quello della componente estera netta è negativo. L’Istituto spiega come si tratti di dati destagionalizzati e corretti per gli effetti di calendario. In valore assoluto si tratta del peggior risultato dal secondo trimestre 2000: alla luce dei numeri, gli esperti parlano di Italia «in recessione tecnica» che si manifesta dopo due trimestri negativi (la terza in cinque anni). Il Pil «conferma la necessità di fare le cose in maniera rapida, di fare riforme che siano orientate alla crescita, che io credo sia abbastanza vicina», ha sottolineato il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, intervistata dal Tg3.
La reazione di Piazza Affari è in deciso calo, a 19.509 punti e 12,8 miliardi di capitalizzazione persa. Le vendite si sono concentrate soprattutto sui titoli bancari. Da New York l’amministratore delegato di Fiat-Chrysler, la fusione finita nel mirino per le voci di un possibile rischio di rinvio, Sergio Marchionne, commenta: «Le informazioni che arrivano dall’Italia generano un sentimento negativo, con un impatto negativo sull’Italia stessa. E noi siamo trascinati dentro come parte di questa. Se avessimo potuto scegliere, avremmo scelto tempi migliori per annunciare la fusione».
Sul fronte politico, in risposta al premier che nei giorni scorsi aveva parlato più volte di «gufi, rosiconi e professoroni» che commentavano l’andamento dell’economia, nel suo blog Beppe Grillo scrive: «Altro che crescita e ripresa. L’Italia è in piena recessione. Il vero gufo è Renzi». Pensieri condivisi da Renato Brunetta (Fi) che chiede in un tweet rivolgendosi al presidente del Consiglio: «Con i gufi come la mettiamo?». Più dura Giorgia Meloni (Fdi-An) che su Facebook non usa mezze misure:«Renzi la smetta di dire boiate: l’Italia è in ginocchio e milioni di italiani non riescono ad arrivare a fine mese». E i deputati M5S denunciano: «Renzi dovrebbe evitare di prendere esempio dai gamberi e dal loro passo».
Opinione diversa quella del ministro del Tesoro che parlando al Tg2 precisa: «Nel secondo trimestre c’è un dato negativo, ma ci sono anche aspetti positivi: la produzione industriale sta andando molto meglio e i consumi continuano a crescere». I conti vanno male, secondo Padoan, per colpa «di una crisi internazionale, ma soprattutto europea che non è finita» e l’Italia sconta anche «il peso di impedimenti infrastrutturali e di un debito elevato che ci si porta appresso da tempo». Se sarà molto difficile arrivare al Pil stimato da Palazzo Chigi nel 2014 (più 0,8%), per uscire dalla recessione, secondo il ministro, bisogna proseguire sulla strada tracciata dal governo, ovvero «riforme strutturali, semplificazioni e aumento della competitività». Il ministro dell’Economia sottolinea: «Per le famiglie soprattutto, ma anche per le imprese, abbiamo abbattuto le tasse. Renderemo permanente il bonus, quindi alle famiglie dico: dovete avere allo stesso tempo fiducia e spendere al meglio le risorse aggiuntive che vi vengono trasmesse». Il leader della Cgil, Susanna Camusso, invece, chiede di «cambiare ricette e mettere il lavoro come priorità». Se per la Confcommercio «la ripresa è ancora tutta da costruire», Raffaele Bonanni (Cisl) sottolinea: «Gli 80 euro non sono stati sufficienti a incrementare i consumi: serve un taglio vigoroso delle tasse».
Francesco Di Frischia



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