Già spesi 100 milioni ogni vita salvata è costata all’Italia mille euro

Già spesi 100 milioni ogni vita salvata è costata all’Italia mille euro

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I PRIMI cento milioni di euro se ne sono già andati. E solo per il cosiddetto “pattugliamento delle coste”, cioè l’operazione “Mare nostrum”, che poi tutto è tranne che il pattugliamento della linea costiera italiana visto che ormai da mesi i soccorsi dei mezzi della Marina militare italiana, della Guardia costiera e degli altri corpi di supporto hanno spostato sempre più in avanti il confine d’azione, molto più vicino ai porti di partenza che a quelli di arrivo di gommoni e barconi stracarichi di migranti.
Cento milioni di euro in 11 mesi (da ottobre 2013 ad oggi) a fronte di 113.000 persone tratte in salvo. Come dire che ogni vita umana salvata nel Canale di Sicilia costa all’Italia quasi mille euro, il prezzo di un biglietto aereo in business class per una tratta a medio raggio. E invece, per attraversare quel tratto di mare che separa l’Africa dei profughi in fuga da guerre e fame dall’Europa del sogno di una vita dignitosa, il
viaggio di ognuno di quegli uomini, donne, bambini (in condizioni disumane e soprattutto a rischio di vita) costa almeno 2.500 euro, i 1.500 del “passaggio” pagati mediamente agli scafisti e i 1.000 del costo sostenuto dall’Italia.
Un costo che, per altro, a fronte di arrivi ben più consistenti di quelli previsti, sta già sforando il budget destinato dall’Unione europea, tagliato rispetto al quinquennio precedente: perché a fronte dei 500 milioni di euro di aiuti arrivati nel periodo 2007-2013, i fondi su cui il nostro Paese può fare conto fino al 2020 sono scesi a 315 milioni di euro che, teoricamente, dovrebbero servire sia per l’operazione Mare nostrum sia per le spese di gestione dei centri di accoglienza. Ma di questo passo, bene che vada, e solo per Mare nostrum, i soldi saranno già finiti a metà del 2015. Da qui l’annuncio del ministro dell’Interno Angelino Alfano che “per Mare Nostrum non ci sarà un secondo compleanno”.
Per l’Unione Europea, le cifre stanziate in favore dell’Italia, che sostiene praticamente da sola lo sforzo operativo della macchina dei soccorsi, sono “senza precedenti”, ma sicuramente senza precedenti sono i costi che il governo sostiene: 300.000 euro al giorno per far muovere i mezzi della Marina militare, navi anfibie, pattugliatori, motovedette, per pagare il personale che gira attorno a quella che è diventata per numeri e quantità di interventi una “macchina da guerra”, fanno 9 milioni di euro al mese. E considerato che, sulla carta, dei 315 milioni stanziati dalla Ue, solo la metà sono destinati al pattugliamento delle coste e l’altra metà all’accoglienza, in meno di tre anni i fondi sarebbero
già finiti.
Ma il fatto è che i soldi per garantire l’accoglienza dei migranti e meno che meno per la gestione delle decine di migliaia di minori non accompagnati, l’Italia non li ha. E le previsioni di spesa sono già state ampiamente superate se si pensa che il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha dovuto prevedere una somma extra di 260 milioni per il sostentamento dei profughi che restano nel nostro Paese. Si parla di un miliardo di euro di costi di gestione in più per i quali il governo dovrà cercare di ottenere almeno un parziale rimborso dalla Ue. La cifra dei 100.000 in arrivo fatta ad inizio d’anno dai nostri servizi di sicurezza infatti è già stata superata e il timore è che da qui alla fine dell’anno si possa toccare il tetto record di 150.000 che, a differenza degli anni precedenti, sono per due terzi profughi che arrivano da Paesi in guerra, dalla Siria all’Africa subsahariana, e dunque con lo status di richiedenti asilo. Chi riesce ed ha i mezzi economici prova a lasciare l’Italia quasi subito e a raggiungere il Nord Europa ma almeno la metà di quelli che arrivano restano nelle strutture di accoglienza, e dunque a carico del governo italiano, per mesi (tanti) fino a quando le commissioni (poche) non si pronunciano sulla concessione dello status di rifugiato.
Fino ad ora, dall’inizio dell’operazione Mare nostrum, per la “sopravvivenza” dei circa 50.000 richiedenti asilo presenti sul territorio italiano, la spesa ha già superato i 600 milioni di euro. Vitto, alloggio, assistenza legale e sociale, ogni migrante costa mediamente dai 30 ai 40 euro al giorno, in totale circa i 50 milioni di euro al mese. E il tam tam dalla Libia dice che ci sono altri tre milioni di persone pronte a partire.


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