Renzi d’Egitto

Renzi d’Egitto

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Non c’era nes­sun sol­dato «rapito», e aveva ragione Hamas — che altri­menti l’avrebbe riven­di­cato — a dire che poteva essere morto sotto un raid israe­liano per distrug­gere i tun­nel. Ora Israele lo dà uffi­cial­mente per morto e ne cele­bra i fune­rali. Quel «rapi­mento» è ser­vito solo a nascon­dere l’efferatezza san­gui­nosa delle nuove stragi, come la distru­zione dell’ospedale di Rafah. E soprat­tutto, a Obama per rilan­ciare l’incredibile equi­di­stanza e al pre­mier emer­gente d’Europa e d’Italia, Mat­teo Renzi, a tacere sul san­gue ver­sato dei pale­sti­nesi e sui cri­mini del governo Neta­nyahu. Così è arri­vato al Cairo, solo pre­oc­cu­pato del pre­ci­pi­tare della Libia nel bara­tro per le sorti del nostro approv­vi­gio­na­meno ener­ge­tico, gri­dando a viva voce: «Chie­diamo la libe­ra­zione del sol­dato rapito». Senza con­dan­nare il governo israe­liano per i mas­sa­cri in atto. E senza chie­dersi a che è ser­vita la guerra, anche quella uma­ni­ta­ria, del 2001, solo tre anni fa della Nato in Libia. Abi­tuati alle promesse-menzogne del pre­si­dente del Con­si­glio sulla pol­tica interna, adesso sco­priamo anche le omertà e le bugie estere: un vero Renzi d’Egitto. Che, men­tre il Trat­tato mili­tare con Israele resta in vigore nono­stante sia un paese che ne occupa un altro, ora can­dida alla com­mis­sione esteri Ue, nien­te­meno che l’indignata a parole mini­stro Moghe­rini. A con­fer­mare, dopo il ruolo della Ash­ton, che il posto di mini­stro degli esteri euro­peo, Mister o Ms Pesc, è inu­tile e deve rap­pre­sen­tare il meno pos­si­bile. Una poli­tica estera dell’Unione non esi­ste, è già sur­ro­gata dalla Nato come dimo­stra la crisi in Ucraina.

Intanto si annun­cia una tre­gua ma a Gaza si muore. Non c’è nes­sun vero ces­sate il fuoco, né alcun ritiro. Neta­nyahu del resto ha chia­rito le sue inten­zioni: ridi­spe­ga­mento delle truppe, con i mili­tari che occu­pano il 44% della Stri­scia e pra­ti­cano una zona cusci­netto, e tutti i carri armati pronti a rein­ter­ve­nire, men­tre sulla zona di Rafah con­ti­nuano i bom­bar­da­menti mie­tendo anche ieri decine di vit­time tra cui tre bam­bini. Sono Mille e otto­cento le vit­time, la mag­gior parte civili con cen­ti­naia di bam­bini. I ragaz­zini che non sal­ve­ranno il mondo, fatti a pezzi o car­bo­niz­zati dalle bombe israeliane.

E già si lamen­tano della rea­zione indi­vi­duale di un pale­sti­nese che, a Geru­sa­lemme occu­pata, ha rea­gito all’impotenza con un atto dispe­rato. Come se un bull­do­zer potesse avere la potenza distrut­tiva di un carro armato israe­liano Mer­khava, copio­sa­mente rifor­nito di mis­sili, clu­ster bomb e car­bu­rante dal Pen­ta­gono.
Già sen­tiamo il gior­na­li­smo veli­naro e embed­ded gri­dare all’atto «ter­ro­ri­sta». Quello dei pale­sti­nesi natu­ral­mente è ter­ro­ri­smo, quelle del governo israe­liano sono invece solo «ope­ra­zioni mili­tari». Ma che altro è se non ter­ro­ri­smo di stato l’assassinio di migliaia di inermi inno­centi, con­tro ogni diritto inter­na­zio­nale e per­fino con­tro il codice di guerra?
Le vit­time inno­centi hanno solo la fun­zione di «scioc­care» emo­ti­va­mente l’Amministrazione Obama. Ma se quei bam­bini assas­si­nati dai bom­bar­da­menti aerei, ter­re­stri e navali fos­sero bam­bini ame­ri­cani, che avrebbe fatto Obama? Esi­stono dun­que stragi di serie A e quelle di serie B, il «bam­bino pale­sti­nese ucciso» è gior­na­li­sti­ca­mente «cane morde bam­bino» e poli­ti­ca­mente solo un morto in più. Non vedono che insieme a tanta distru­zione che mette in fuga un popolo senza scampo, senza più pre­sente e futuro, è stata ri-seminata la pianta dell’odio già radi­cata in quella terra santa e maledetta.



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