Solidarietà tassata, protesta delle associazioni

Solidarietà tassata, protesta delle associazioni

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«Con la riforma del Terzo settore metteremo mano alle norme fiscali. Il caso dell’Iva sollevato dal Corrier e è evidente». Luigi Bobba, sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, lancia un segnale di apertura dai microfoni di Radio24 , mentre piovono mail e commenti contro il balzello sulla beneficienza da pagare per gli aiuti ai terremotati dell’Emilia. L’Iva a carico di soggetti no-profit per la realizzazione di strutture di pubblica utilità, appare a tutti un’assurdità. La tassa del 10 per cento, denunciata dal Corriere e da Enrico Mentana al tg di La7, è già un hashtag #NoProfitNoIva, sui social network. E rimbalza sul tavolo del premier e del governo.
Per tutta la giornata associazioni, cittadini, imprese e fondazioni hanno ritwittato, scritto e condiviso la proposta di cambiare sistema. Dall’Unione europea diversi parlamentari si sono detti pronti a trovare una soluzione: «Il no-profit svolge un ruolo essenziale — ha fatto sapere Gianni Pittella, capogruppo del Pse a Strasburgo, in missione a Srebrenica in Bosnia —. Al mio ritorno mi adopererò per una soluzione. L’Italia del bene non può essere tassata». E se l’Europa non resta a guardare, lungo tutto lo Stivale si solleva un coro che invoca il cambiamento: «Sono necessarie — afferma Vincenzo Pregliasco, presidente dell’Anpas nazionale — regole chiare che semplifichino la deducibilità». Anche per Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, bisogna invertire la rotta: «Troppo a lungo il sociale è stato percepito come un mondo dedito all’evasione fiscale. Ci vuole maggiore fiducia». Gli fa eco la presidente della Fondazione Humanitas Giovanna Melandri: «Per favorire il terzo settore è necessario ripensare alle misure fiscali».
Dello stesso avviso anche il direttore di Greenpeace, Giuseppe Onufrio: «L’Iva pagata da un settore che non può emettere fatture e dunque non compensa l’imposta è di per sé ingiusta», un’imposta che anche per le Ong non trova nessuna rispondenza logica. «Da anni denunciamo — spiega Mario Raffaelli, presidente di Amref Italia — quanto sia assurdo tassare i servizi del no-profit».
Ma forse le parole che fanno più male sono quelle di Legacoop, sino a pochi mesi fa governata dall’attuale ministro del Lavoro Giuliano Poletti. «Subito dopo il terremoto in Emilia abbiamo messo a disposizione svariati milioni di euro. Anche noi — tuona il presidente in carica, Mario Lusetti — abbiamo subito l’odiosa gabella e soprattutto l’hanno subita i cittadini. Questa gente ha già pagato. Ben venga l’iniziativa del Corriere per chiedere al governo di togliere l’Iva sulla solidarietà, meglio se retroattiva». Alle proposte si aggiunge quella di Claudio Tesauro, presidente di Save the Children: «Sono necessari sgravi veri come in altri paesi ed è quindi indispensabile che venga istituita un’authority con un mandato adeguato per istituire regole chiare e monitorarne l’attuazione». Per il momento invece in Italia si paga: «Tra i nostri soci — racconta Angelo Maramai, direttore del Fai — abbiamo raccolto 400 mila euro per ristrutturare il palazzo del Comune di Finale Emilia. Ora dovremo pagare l’imposta. Assurdo». Nel pomeriggio ecco anche le posizioni di Gianni Bottalico, presidente Acli, Francesca Chiavacci, presidente Arci ed Enzo Costa, presidente Auser. Per tutti è necessario un provvedimento: «Questa tassa è un’intrusione illecita — sottolinea Costa — dentro un mondo di valori altissimi come la gratuità». E poi tornando a parlare del caso di Cavezzo, Diana Bracco, presidente di Sodalitas si chiede: «Quanto sarebbe costato all’Erario realizzare il polo scolastico di Cavezzo se non vi avesse provveduto la sottoscrizione Un aiuto subito ? Sicuramente più dei 300 mila euro raccolti con l’Iva». Il caso ovviamente riguarda un mondo intero che è vera spina dorsale di una società, fatto di gente che in silenzio ha scelto di rimboccarsi le maniche senza chiedere nulla.
Luca Mattiucci


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