Le dimissioni del ministro Holder “fedelissimo” di Barack Obama

by redazione | 26 Settembre 2014 9:42

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NEW YORK . È un altro pezzo di Amministrazione Obama che se ne va, e stavolta un pezzo da novanta. Lascia Eric Holder, il primo afroamericano a ricoprire la carica di segretario alla Giustizia. Un ministero “pesante”, che lui ha diretto per una durata eccezionale, ben sei anni. Era ormai uno dei pochissimi membri dell’esecutivo rimasti al loro posto dal gennaio 2009, e sicuramente il più influente. Anche per la sua amicizia personale con Barack Obama, di cui in un certo senso si considera il “fratello maggiore”. I coniugi Holder passano sempre le vacanze estive a Martha’s Vineyard insieme ai coniugi Obama, notoriamente molto selettivi nelle loro frequentazioni.
Avendo 63 anni, dieci più del presidente, Holder ha vissuto da adolescente la stagione delle grandi battaglie per i diritti civili, e la sua formazione politica risale agli anni di Martin Luther King. Perciò questo magistrato di carriera ha sempre avuto un ascendente su Obama e un’influenza notevole all’interno dell’esecutivo. La sua partenza non è frutto di un divorzio politico, ed era già nell’aria. Il turnover di un esecutivo è molto elevato, soprattutto al secondo mandato di un presidente. Ma Holder lascia un vuoto più difficile da colmare, forse perfino rispetto a Hillary Clinton, almeno dal punto di vista dell’omogeneità della squadra di governo. È stato l’uomo delle grandi battaglie valoriali di Obama. Ha avuto un ruolo di punta nella legalizzazione dei matrimoni gay. Si è esposto sulla riforma dell’immigrazione, in particolare il progetto di corsìe preferenziali per regolarizzare i giovani clandestini che hanno studiato qui. Lo si è visto un mese fa arrivare in una missione delicata a Ferguson, la cittadina del Missouri agitata da scontri razziali dopo l’uccisione di un giovane nero da parte di un poliziotto: in quel caso Holder ebbe parole di affetto per una comunità afroamericana che si sente vittima di forme moderne di apartheid (60% di abitanti neri, 95% di poliziotti bianchi).
Per tutte queste ragioni Holder è stato il bersaglio preferito degli attacchi dei repubblicani. La destra è arrivata al punto di mettere ai voti una mozione di sfiducia e di accusarlo di «disprezzo del Congresso», al termine di audizioni tempestose. Hanno cercato di inchiodarlo su uno scandalo di forniture di armi ai narcos messicani, dai quali è uscito indenne. Ma Holder si è fatto dei nemici anche a sinistra. Quando era in gioco la sicurezza nazionale, lui non ha esitato a schierarsi sempre dalla parte dei servizi segreti, e a interpretare in modo molto conservatore il principio del segreto di Stato. Particolarmente controverse sono state le sue decisioni di perseguire con il massimo rigore della legge i giornalisti che hanno pubblicato notizie ottenute da “gole profonde” all’interno dell’Amministrazione.
La sua successione rischia di essere un calvario per Obama: se i repubblicani conquistano la maggioranza al Senato alle elezioni mid-term di novembre, potrebbero trasformare le audizioni per la conferma del prossimo ministro di Giustizia in un vero tiro al bersaglio.

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