Stato-mafia, l’ok dei giudici sarà ascoltato Napolitano “Non ho alcuna difficoltà”

by redazione | 26 Settembre 2014 9:23

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PALERMO . «La testimonianza del Capo dello Stato oltre che ammissibile appare né superflua né irrilevante». Il presidente della corte d’assise Alfredo Montalto scandisce con calma tutte le parole. Nel foglio che stringe fra le mani c’è la decisione più attesa di tutto il processo sulla trattativa Stato-mafia. «Si dispone che venga dato corso all’audizione del presidente della Repubblica, acquisendo innanzitutto la conferma della disponibilità già manifestata». Il giudice annuncia che l’udienza si terrà al Quirinale. A porte chiuse, senza pubblico, né imputati. Il Capo dello Stato si troverà di fronte solo i giudici, i pm e gli avvocati. Non ci saranno neanche le videoconferenze con i boss Riina e Bagarella. Il presidente ha subito fatto sapere di non avere «alcuna difficoltà a rendere al più presto testimonianza, secondo modalità da definire». I pm Di Matteo, Del Bene, Tartaglia e Teresi chiedono di sentire Napolitano su un argomento in particolare, la lettera che gli venne inviata dal suo consigliere Loris D’Ambrosio nel giugno di due anni fa, poco prima di morire. Erano i giorni delle polemiche per le telefonate di Nicola Mancino al Quirinale. D’Ambrosio ribadiva la sua correttezza ed esprimeva un timore sugli anni in cui la trattativa si sarebbe consumata. Il timore «di essere stato considerato solo un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi, fra l’89 e il ‘93». All’epoca, D’Ambrosio era all’Alto commissariato antimafia e al ministero della Giustizia. Il 31 ottobre scorso, Napolitano aveva scritto ai giudici spiegando di non aver ricevuto alcuna confidenza dal suo consigliere. L’Avvocatura dello Stato e i legali di Dell’Utri avevano chiesto di revocare la citazione. Ma la corte ha deciso che l’audizione si farà. Nei prossimi giorni i giudici concorderanno una data col Quirinale.

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