Il miracolo delle biblioteche con più iscritti ai tempi del digitale

Il miracolo delle biblioteche con più iscritti ai tempi del digitale

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È un segnale confortante che, nel diluvio delle depressione non solo economica, andrebbe preso molto sul serio. Diciamo un po’ enfaticamente, per tirarci su il morale, che l’estate 2014 è stata la stagione delle biblioteche. Non si parla di biblioteche storiche, nazionali o universitarie, parliamo delle cosiddette biblioteche pubbliche, quelle che offrono i loro servizi a realtà comunali o di quartiere, centri culturali che non si preoccupano solo della conservazione e del prestito, ma si propongono come centri di animazione, luoghi di ritrovo, di scambio, di informazione, e — perché no — di gioco e di svago. Non le cattedrali ma le «piazze del sapere», secondo una fortunata formula inaugurata da Antonella Agnoli, esperta del settore, consulente in Italia e all’estero di enti pubblici e privati per la progettazione di nuovi spazi e il restyling dei vecchi in chiave più aperta e moderna, pensata non per lo studioso ma per il cittadino comune e per la famiglia. Spazi multiculturali su cui alcune amministrazioni lungimiranti hanno saputo investire raccogliendone frutti più succosi del previsto.
Il tour delle belle sorprese parte da Bassano del Grappa, la cui biblioteca comunale, dopo il trasferimento nella sede di piazzetta Ragazzi, continua a registrare numeri in crescita: in tre anni 6500 nuovi utenti e prestiti quasi quadruplicati. È il responsabile Stefano Pagliantini a confermarlo: «Il segreto è fare rete nel territorio e rivolgersi a pubblici differenti, famiglie, bambini, adolescenti, adulti oltre che studenti». L’ultima idea è un «modulo di lettura» dedicato alle future mamme per la preparazione alla nascita, la penultima è la collaborazione con l’ospedale a favore dei disabili e il gruppo di lettura con i malati psichici. Se ci si sposta a Cinisello Balsamo il salto è ancora più visibile: il coraggio paga. Il Centro culturale Pertini, nato nel 2012, fonda la sua tradizione nelle Biblioteche popolari primo Novecento, ma il trasferimento, l’ampliamento (5000 mq su quattro piani) e la fusione con il Centro Multimediale hanno dato risultati eccezionali: quasi diecimila, impennate di prestiti e ingressi. Il direttore Giulio Fortunio attribuisce il successo all’integrazione dei servizi bibliotecari con quelli culturali e digitali, alle innumerevoli iniziative, ai corsi informatici e linguistici, all’apertura continua (tutto agosto): «La domanda di cultura e di socialità è enorme: bisogna solo rispondere». Sono i famosi luoghi di eccellenza che dovrebbero diventare modelli per tutto il Paese. C’è poco da aggiungere: dove ci sono, vincono. Peggio per chi non ci crede.
Prendete Cavriago, a Sud-Ovest di Reggio Emilia: il centro Multiplo, sorto nel settembre 2011, ha raddoppiato i numeri della vecchia biblioteca. Dati impressionanti per un paesotto di 9800 abitanti: 110 mila prestiti e 129 mila ingressi in un anno, 5600 utenti. Questa estate il boom con un incremento del 15 per cento rispetto al 2013. Fabio Bulgarelli, il direttore, segnala con orgoglio che la sua biblioteca è diventata un paracadute della crisi(e forse anche del maltempo), richiamando al Multiplo sempre più genitori con bambini anche dal capoluogo, con la possibilità di prendere in prestito, oltre ai libri, giochi, videogiochi, dvd e persino le opere d’arte da godersi a casa. Non pensate ai vecchi scaffali polverosi e irraggiungibili. La Biblioteca San Giorgio di Pistoia è, per ammissione della sua responsabile Maria Stella Rasetti, un centro a chiara vocazione «pop». Gli effetti della creatività propositiva si sono visti quest’estate: «Al di là del clima sfavorevole e delle difficoltà economiche, ha inciso la programmazione di iniziative che ha indotto tanti a mettere in agenda corsi di aggiornamento e formazione in biblioteca». Come imparare ad usare Facebook, Twitter, Linkedin, i vari software di Google, i tablet. E poi le «azioni promozionali», come le campagne «Mettiamoci la faccia» o «Mentesnella», che non si vergognano di mescolare concetti del marketing con la cultura. «Libridus activus», idea vitaminica e nutriente.
C’è chi organizza anche corsi di cucito. Sbizzarrirsi con quel (poco) che passa il convento è la prospettiva della biblioteca di Trani, che dalla fine del 2010 a oggi, dopo il rilancio e il restyling in un palazzo storico, è in continua crescita di affluenza grazie agli incontri con autori, ai mezzi digitali, alla didattica con le scuole, alle lezioni di computer per anziani, alle sale per i bambini, ai corsi sull’alimentazione e sull’ecologia e alle cacce al tesoro nei cataloghi. «Quando fai delle proposte — dice Daniela Pellegrino — la cittadinanza reagisce, eccome: bisogna solo farsi venire delle idee». Succede anche in luoghi più «impervi» di altri, come la Calabria, fanalino di coda per la lettura e regina del «definanziamento» alla cultura. «Il Sistema Bibliotecario di Vibo — dice Gilberto Floriani — ha realizzato l’unica vera biblioteca pubblica della regione»: sede arredata con criteri moderni, personale qualificato, corsi per adulti e bambini, numeri in costante aumento (350 presenze quotidiane, 8000 prestiti al mese, 20 mila iscritti). «Il livello di lettura dei calabresi sarebbe migliorabile però con una vera rete di biblioteche, ma il ceto politico non se ne preoccupa».



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