« Deficit, a Roma 24 ore per chiarire »

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BRUXELLES Italia e Francia hanno ridimensionato e contestato in modo netto le lettere con richieste di chiarimenti sulle loro leggi di Stabilità, che sono state inviate dalla Commissione europea uscente del portoghese Josè Manuel Barroso. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha diffuso il testo arrivato a Roma e intende rispondere entro le previste 24 ore al commissario Ue per gli Affari economici, il finlandese Jyrki Katainen, vicepresidente nella nuova Commissione del lussemburghese Jean-Claude Juncker in attività dal primo novembre prossimo.
L’attenzione sulla prima giornata del Consiglio dei capi di Stato e di governo dell’Ue a Bruxelles, che aveva in agenda dai cambiamenti climatici al virus Ebola, si è così di fatto spostata anticipatamente sul confronto sui temi economici in programma oggi. La Germania e altri Paesi del Nord chiedono il rispetto dei vincoli Ue nei bilanci nazionali. Gli Stati mediterranei sollecitano investimenti Ue per rilanciare la crescita e l’occupazione.
Renzi ha sminuito il peso della lettera di Katainen, che chiede chiarimenti principalmente sul rinvio del pareggio di bilancio al 2017 e sul conseguente aumento del debito pubblico: cresciuto del 3,1% nel secondo trimestre di quest’anno, secondo Eurostat, raggiungendo il 133,8% del Pil (pari a 2.168.855 milioni di euro). «Stiamo discutendo di uno o due miliardi di differenza, possiamo metterli anche domattina — ha dichiarato Renzi a Bruxelles —. Su una manovra da 36 miliardi, su un bilancio da 800 miliardi, per un Paese che ogni anno da 20 miliardi all’Europa, il problema dei due miliardi che potrebbero, in teoria, essere necessari, corrisponde a un piccolissimo sforzo». Il presidente francese François Hollande ha confermato la richiesta di informazioni arrivata da Bruxelles, ribadendo di voler rinviare gli obiettivi di deficit per stimolare la ripresa con investimenti pubblici. «La Francia vuole che la crescita sia la priorità e niente ci farà desistere da questo obiettivo», ha detto il leader dell’Eliseo.
La cancelliera tedesca Angela Merkel ha fatto capire la sua disponibilità a trattare una accordo con Parigi e Roma, ma senza rimettere in discussione il rispetto dei vincoli previsti dal complicato quadro normativo Ue (costituito da Patto di stabilità e di crescita, Semestre europeo, Six-pack, Two-pack, Fiscal compact), che nel complesso ha trasferito a Bruxelles il controllo sulle politiche economiche e di bilancio nazionali. «Io sostengo il piano di investimenti da 300 miliardi annunciato dal presidente Juncker — ha affermato Merkel — allo stesso modo in cui sostengo che vengano rispettate in modo credibile le regole del Patto di stabilità e il consolidamento di bilancio».
I dubbi di Italia e Francia ruotano anche intorno alla provenienza di questi fondi, che potrebbero essere recuperati tra quelli Ue già stanziati o da investitori privati. «Non c’è denaro fresco», ha ammesso il premier finlandese Alexander Stubb, alleato della Germania nell’evitare nuovi esborsi per l’Europa ai connazionali. Trecento miliardi possono venire da fondi strutturali, nazionali, Bei e dal privato. Ma non possiamo crescere sulla base del debito». La discussione di oggi sui temi economici si annuncia così accesa. L’europartito socialista di Renzi e Hollande è stato decisivo per far passare le nomine di Juncker e di vari commissari voluti da Merkel. A Roma e a Parigi si aspettano in cambio più flessibilità nei bilanci. Barroso si è irritato quando Padoan ha diffuso la lettera di Katainen: un po’ perché ha infranto la segretezza utilizzata spesso dalla sua Commissione per gestire con più discrezionalità il compito di controllo tecnico sugli Stati, un po’ perché in Italia il suo comportamento è stato molto criticato.
Ivo Caizzi



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