Grillo contestato dai volontari a Genova «Ti metti un po’ di fango per fare le foto»

Grillo contestato dai volontari a Genova «Ti metti un po’ di fango per fare le foto»

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GENOVA Benvenuto nella casta, Beppe. All’imbocco di via Brigata Liguria un signore che sta spalando il fango fuori dalla sua stamperia lo vede arrivare. E subito, da lontano, gli rivolge un caloroso invito a non rompere i cosiddetti. Torna subito nella tua casa da ricco, è la seconda e ultima frase che gli rivolge prima di rientrare nel suo negozio.
A quel punto sarebbe stato ancora possibile tornare indietro. La passeggiata era appena cominciata, si capiva da giorni che non era aria, per nessuno. Invece Beppe Grillo rivolge uno sguardo stupito all’uomo, come se le parole appena ascoltate fossero fuori luogo come una bestemmia in chiesa. «Sei sicuro che diceva a me?» chiede a uno dei quattro accompagnatori che lo seguono da vicino, quattro armadi che si comportano come se dovessero dimostrare di essere l’anello di congiunzione tra i Sopranos e la nazionale di body building lituana. Il più grande alza le spalle. Non ci fare caso, gli dice. Entrano in piazza Vittoria, dove dieci mesi fa è andato in scena il terzo e ormai dimenticato V-day. Molto traffico, altrettanta polvere sollevata dal fango secco, poca gente. Tornano subito sui loro passi, inseguiti dalle voci di due donne che quasi in coro gli dicono una verità. «È troppo tardi».
La fermata seguente è al museo di Scienze naturali, il punto di raccolta e ristoro dei volontari che da cinque giorni aiutano, e che aiuto, a ripulire la città. Ed è qui, tra i gradini dell’ingresso e il marciapiede, che la trasformazione di Grillo si compie in modo definitivo, all’insaputa del diretto interessato. «Pagliaccio», «Spala invece di parlare», «Non puoi venire qui a fare il tuo spettacolo». Il catalogo è questo. A essere sinceri tra i ragazzi presenti l’indifferenza prevale sugli insulti. La maggior parte di loro vede l’ospite illustre, impossibile non notarlo, e tira dritto alla ricerca di un panino o di una bottiglietta d’acqua prima di rimettersi al lavoro. Al massimo qualche commento su «questi politici» che vengono qui solo per farsi vedere, le solite cose.
Grillo ci resta male. Ma l’espressione di sincera sorpresa diventa smarrimento quando dall’alto dei gradini Gabriele Zanier, un ragazzo di Chiavari lo prende di petto. «Vieni qua, ti metti un po’ di fango addosso, ti fai fare un po’ di foto». Il fondatore di M5S era e resta un uomo di spettacolo. Sa come reagire ai fuori programma. Ma questa non se l’aspettava. La replica è quasi banale. La butta su Renzi, diteglielo a lui di andare a spalare, noi e voi siamo dalla stessa parte.
A peggiorare una scena già imbarazzante c’è il comportamento delle guardie del corpo, che magari non sono tali, come sostiene il capo in un messaggio sul blog, ma questo facevano. Molto, troppo aggressivo. Uno di loro si avvicina a Gabriele. Gli rimprovera di cercare le telecamere. «Quello voleva solo farsi pubblicità» dice. Si chiama Daniele Tizzanini, fa parte di un meet-up genovese. Racconta di avere avuto qualche piccolo problema con la giustizia. In effetti. Una condanna per spaccio di droga. Una condanna per l’assalto a un pullman di tifosi del Verona. «Adesso però devo andare, c’è Beppe che mi mette fretta». La rapida risalita del gruppo sugli scooter parcheggiati a poca distanza somiglia a una ritirata.
La contestazione non è una sorpresa. La vera notizia è lui, Beppe Grillo, la sua allarmante incapacità di capire la rabbia della città dove è cresciuto e dove vive. Questa giornata genovese, destinata a bruciargli a lungo, dimostra che sono lontani i tempi in cui era considerato «altro». «Avremmo fatto lo stesso con Berlusconi e Renzi» dicono i volontari. L’ultima tappa è Borgo Incrociati, il quartiere più colpito. A momenti non scende dallo scooter. Quando erano in difficoltà i vecchi politici se la prendevano con i giornalisti. Grillo ci prova. Insulta, invita a criticare loro. Non si accorge che sta parlando a vuoto, intorno a lui ci sono solo giornalisti.
Fa cenno di andare. Meglio chiuderla qui.



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