In 100mila in piazza con l’Usb

In 100mila in piazza con l’Usb

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Cen­to­mila per­sone in piazza in tutta Ita­lia per lo scio­pero gene­rale del sin­da­ca­li­smo di base. L’Usb — la con­fe­de­ra­zione Unione sin­da­cale di base — ha bloc­cato gran parte dei tra­sporti e una buona dose di ser­vizi pub­blici, i due set­tori in cui è più forte, assieme alla logistica.

Dal sin­da­cato sti­mano siano state un milione le per­sone che ieri si sono aste­nute dal lavoro con­tro «le poli­ti­che sul lavoro e sullo stato sociale del governo Renzi».

«Quando si chiama a lot­tare e scio­pe­rare, e su una piat­ta­forma netta e senza ambi­guità, le lavo­ra­trici e i lavo­ra­tori rispon­dono. Chi li chiama in piazza a fare pas­seg­giate, se ne assuma tutte le respon­sa­bi­lità», ha detto da Roma Pier­paolo Leo­nardi a nome dell’esecutivo nazio­nale Usb, con un chiaro rife­ri­mento alla mani­fe­sta­zione della Cgil di oggi.

Per Leo­nardi «la Cgil è stata ricac­ciata a sini­stra, non si è spo­stata» e i due mondi sin­da­cali sono ancora lon­tani side­ral­mente: «Per loro l’Unione euro­pea è un’occasione, per noi è una malat­tia. Noi chie­diamo di nazio­na­liz­zare Ilva, Ast di Terni e Meri­diana. La Fiom al mas­simo chiede una nazio­na­liz­za­zione tem­po­ra­nea dell’Ilva di Taranto. In più noi abbiamo con­tra­stato total­mente l’accordo sulla rap­pre­sen­tanza: il 26 novem­bre parte la causa al tri­bu­nale di Roma sul metodo — che ci ha escluso dal rin­novo delle Rsu anche dove siamo il primo sin­da­cato come in Ale­nia o al Poli­gra­fico dello Stato — che nel merito. Insomma, noi siamo un’altra cosa rispetto alla Cgil», chiude Leonardi.

A Roma il cor­teo par­tito da piazza dell’Esquilino è arri­vato a piazza Santi Apo­stoli. Con in testa i lavo­ra­tori della Meri­diana, i veri pro­ta­go­ni­sti della gior­nata sono stati Ila­rio e Valen­tino, i due lavo­ra­tori del tra­sporto pub­blico sospesi dopo la messa in onda della pun­tata di “Presa Diretta” dello scorso mese.

I due, entrambi iscritti all’Usb, atten­dono le deci­sioni dell’azienda, non potendo par­lare in prima per­sona per non aggra­vare la loro situa­zione. «Sono in attesa della deci­sione — spie­gano i col­le­ghi, alcuni dei quali hanno rice­vuto una let­tera di richiamo per aver par­te­ci­pato al pre­si­dio di pro­te­sta con­tro i licen­zia­menti — . O rein­te­gro o licen­zia­mento. E in quel caso sarebbe vera­mente un licen­zia­mento discri­mi­na­to­rio. In più la sospen­sione è pre­vi­sta solo per 10 giorni e siamo già ad un mese, l’azienda nel fratt­tempo li dovrebbe pagare e invece non lo fa».

In piazza tanti lavo­ra­tori migranti. Che rac­con­tano un para­dosso impen­sa­bile fino a pochi anni fa. «Siamo iscritti all’Usb per­ché è il sin­da­cato che ci ha dato i diritti — spiega Ismail, maroc­chino di 30 anni — . Noi siamo fac­chini in una coo­pe­ra­tiva della logi­stica che lavora per Gls nei magaz­zini di Riano e Fiano Romano. Prima era­vamo in nero e ci paga­vano 800 euro al mese, ora pren­diamo 1.600 euro e abbiamo ferie e malat­tia se ci fac­ciamo male. Siamo 70 per­sone, la mag­gior parte etiopi ed eri­trei. Solo gli ita­liani non sono iscritti al sin­da­cato. Ce n’è uno che ha 68 anni e si fa pagare in nero, senza con­tri­buti. Abbiamo pro­vato a con­vin­cerlo, ma lui sta dalla parte del padrone: fa tutto quello che gli chiede e si fa sfruttare».



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