Isis. Alan Henning, un altro inglese decapitato «Ha pagato per i raid in Iraq»

Isis. Alan Henning, un altro inglese decapitato «Ha pagato per i raid in Iraq»

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Una morte annunciata, un copione già visto, un orrore a cui non sembra esserci fine. Il tassista inglese Alan Henning, 47 anni, è stato ucciso dai miliziani dello Stato islamico, decapitato. Come già successo per i reporter americani James Foley e Steven Sotloff, poi all’operatore umanitario britannico David Haines, l’annuncio dell’esecuzione è avvenuto ieri con un video su Internet.
La regia sembra la stessa, la sceneggiatura pure, e così il miliziano-attore dal forte accento britannico e dal lungo coltello in mano. Come nelle tre «puntate» precedenti, il filmato si è inoltre concluso con la minaccia di far subire la stessa sorte a un quinto ostaggio, l’americano Peter Kassig. Nel video-annuncio della decapitazione di Haines, in settembre, il «prossimamente» aveva avuto Henning come protagonista. La macabra catena continua.
Henning, soprannominato «Gadget» per le sue capacità di meccanico, tassista a Eccles (Manchester) con due figli, alla fine del 2013 si era unito a un convoglio organizzato da amici musulmani per portare aiuti umanitari a un campo profughi in Siria, come già aveva fatto due volte. Ma questa volta era stato catturato, il 27 dicembre, dopo aver attraversato il confine turco, nel cuore delle terre dell’Isis.
«Un nuovo messaggio per l’America e i suoi alleati» è il titolo del breve filmato (1 minuto e 11 secondi), che mostra il povero «Gadget» con la tuta arancione che i miliziani costringono i loro prigionieri a indossare, in ricordo e spregio del trattamento imposto dagli americani ai detenuti di Guantanamo. Poi il solito rituale: l’accusa al Parlamento britannico di essere il responsabile della morte dell’uomo, l’accenno ai raid.
Martedì la moglie di Henning, Barbara, aveva rivolto un ultimo appello ai rapitori: «Abbiate pietà, rilasciatelo, abbiamo bisogno di lui qui a casa e tanti musulmani nel mondo sono in pena per lui». E soprattutto in Gran Bretagna la mobilitazione della comunità islamica era stata davvero massiccia, con interventi di importanti imam e iniziative. Ma le speranze non erano molte. Anche perchè i raid occidentali sulle terre del Califfato sono continuati e continuano, pur non mostrandosi per ora risolutori. Ieri i mujahidin di Abu Bakr Al Baghdadi sono infatti avanzati, l’assedio alla città di Kobane è sempre più stretto, Bagdad sempre più vicina, a meno di 200 chilometri.
Cecilia Zecchinelli



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