Milano, la città «capitale» della protesta: ieri gli studenti, oggi i «NoExpo»

Milano, la città «capitale» della protesta: ieri gli studenti, oggi i «NoExpo»

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A Milano sem­bra pro­prio che sia arri­vato l’autunno. E non solo per i desi­deri espressi con le prime casta­gne della sta­gione e per la sci­ghera del mat­tino ma anche per le riven­di­ca­zioni che, pun­tuali come l’ora legale, attra­ver­sano le strade in que­sto periodo.

Lo scorso mer­co­ledi la rab­bia di Lan­dini ha aperto le danze. Ieri il primo cor­teo dell’anno ha por­tato in piazza oltre 6 mila stu­denti medi e uni­ver­si­tari che, come in altre 80 città d’Italia, hanno mani­fe­stato con­tro la riforma dell’istruzione con­te­nuta nella «buona scuola» che fa il paio con il Job Act. «Lavoro pagato istru­zione gra­tuita». Lo stri­scione di aper­tura con­den­sava in uno slo­gan tutta la fru­sta­zione di chi vive sui ban­chi e di chi non ha mai visto un cen­te­simo per il suo lavoro.
Il diritto allo stu­dio– gra­tuito e di qua­lità– e il ritiro delle linee guida del prov­ve­di­mento a firma Renzi– Gian­nini, erano fra le richie­ste del cor­teo che dopo aver con­te­stato la vetrina dell’Expo Gate di Piazza Cai­roli — dove era fis­sato il con­cen­tra­mento– si è mosso per le strade del cen­tro fino davanti ai can­celli del Prov­ve­di­to­rato. La poli­zia non ha impe­dito agli stu­denti di sca­val­carli e di improv­vi­sare un’assemblea spon­ta­nea nel cor­tile dell’edificio di via Soderini.

A un certo punto si è pre­sen­tato anche il Prov­ve­di­tore pro­vin­ciale, Marco Buc­cetti che, nono­stante l’apertura al dia­logo, ha comun­que boc­ciato come con­tra­ria alla legge la richie­sta di pub­bli­care sul sito del Prov­ve­di­to­rato le richie­ste dal basso degli stu­denti. Gli uni­ver­si­tari hanno denun­ciato il gioco delle 3 carte, quello che si vede nelle metro­po­li­tane, con i fondi per l’istruzione che, come una coperta troppo corta, lasciano sco­perti i piedi per coprire la testa. Le riven­di­ca­zioni dei mila­nesi si uni­vano al coro degli 80 mila col­le­ghi di tutta Ita­lia con, in più, un paio di con­te­sta­zioni nostrane: il buono scuola per le pri­vate e il lavoro volon­ta­rio per Expo che, al posto della tanto decla­mata occu­pa­zione ha finito per offrire un’opportunità di non gua­da­gnare una lira.

La gior­nata di ieri ha pre­pa­rato il ter­reno per «#Expo fa Male» la due giorni con­tro le grandi opere e i mega eventi. Si parte alle 14 con l’«aperi-attivo» davanti a casa Fari­netti. Uno scam­bio di semi e di cibo genuino per un modo diverso– da quello messo in campo da Eataly– di «nutrire il pia­neta», lo slo­gan dell’Esposizione Uni­ver­sale del 2015. Il con­cen­tra­mento del cor­teo, con­vo­cato per le 15, è alla Sta­zione Centrale.

L’invito è a pre­sen­tarsi muniti di ombrello per con­tri­buire a ral­len­tare l’avanzata dei lavori nei can­tieri come sta facendo la piog­gia. Per non arri­vare impre­pa­rati il comi­tato NoExpo ha pen­sato ad un kit che sem­bra fare il verso all’armamentario dato in dota­zione ai volon­tari di Expo. Al posto del cap­pel­lino, il biglietto del tram e la schi­scetta — l’unica forma di retri­bu­zione, insieme alla coper­tura assi­cu­ra­tiva, offerta– ade­sivi, mani­fe­sti e volan­tini da stam­pare e dif­fon­dere in tutta la città.

Dome­nica l’assemblea pub­blica in zona Bonola anti­cipa il mee­ting sulla sovra­nità ali­men­tare alla Rima­flow, la fab­brica recu­pe­rata a Trez­zano sul Navi­glio dove i lavo­ra­tori e le lavo­ra­trici hanno creato una cit­ta­della dell’altra eco­no­mia in odor di empre­sas recu­pe­ra­das argen­tine e mag­gio fran­cese. Di debito, cemento e pre­ca­rietà — fil rouge di que­ste gior­nate — si tor­nerà a par­lare anche il 14 novem­bre nella gior­nata dello «scio­pero sociale» lan­ciata da pre­cari, disoc­cu­pati e stu­denti con­tro il livel­la­mento verso il basso dei diritti.



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