“Starò tra la gente è la mia Resistenza” l’ex pm ora punta sulla prescrizione

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NAPOLI .-«Sarà la mia Resistenza». Sempre agguerrito, ma anche più pallido. Luigi de Magistris entra nella sua ultima notte da sindaco mentre la città si illumina di un vertice internazionale. Come se il padrone di casa facesse i cartoni mentre si apre la festa. Comincia ottobre e finisce questo suo primo tempo da leader.
Eppure, la sua giornata più lunga, le ultime ore di de Magistris con i pieni poteri a Palazzo San Giacomo, era cominciata con la solita baldanza, via via più stemperata e triste. A mezzogiorno dice: «Ah è arrivata la sentenza di condanna in prefettura? Salutatemela». Poi in sala giunta ospita la presentazione della mostra di un artista libanese e ironizza: «Sei bravo: vuoi fare tu il vicesindaco, al posto mio?». E ancora, poco dopo, accanto a una squadra di pallacanestro, la Ginova: «Ecco, ho trovato cosa fare: farò il giocatore di basket», e l’allenatore «ti spiego io come resistere alle pressioni». Alle cinque del pomeriggio, le cose si fanno serie e precipitose: invia un lungo memoriale all’ufficio territoriale di governo per provare l’ultimo colpo, rinviare, se non fermare l’esito scontato della pratica. Ma non ci riesce. Alle sette e quaranta della sera, il prefetto Francesco Musolino firma la sua sospensione. De Magistris dice: «Sarà la mia Resistenza. Come ho già annunciato, per prima cosa mi prenderò un caffè sospeso, e starò tra la gente. Vedo un attacco virulento e dovremo difenderci senza scoprire le nostre azioni».
Rimosso, proprio mentre il presidente Giorgio Napolitano arriva in città e Napoli si trasforma in una vetrina internazionale e in un palcoscenico a rischio di proteste e incidenti, oggi, contro la riunione del board della Banca centrale europea che apre i lavori stamane a Capodimonte, sotto la direzione di Mario Draghi. Non a caso scandisce: «Ho ricevuto tanto affetto dalla gente comune, non dalle istituzioni. Ho ricevuto incoraggiamento e strette di mani per strada, dai cittadini comuni: quelli che mi hanno voluto qui, che poi sono gli unici ai quali rispondo, per i quali mi sono speso, ai quali devo dare conto». Si mostra più battagliero del solito, riunisce a tarda sera una giunta, incassa la solidarietà di tutti i suoi assessori. E poi smette di spiegare cosa intende fare. «Contro l’artiglieria pesante noi opponiamo soltanto le mani pulite di chi è libero, quindi non consegniamo ai nostri avversari le nostre mosse». Lui prova a giocare tutto il giorno d’ironia, sdrammatizza, segue l’agenda degli incontri, si ferma a (quasi) ogni domanda dei cronisti.
L’ultima notifica avverrà stamane, ma già ieri sera alle 21.30, con la consegna del decreto di sospensione da parte della Digos nelle mani del presidente del consiglio comunale, Raimondo Pasquino, la sua esperienza può ritenersi interrotta. Eppure, de Magistris lascia intendere che «c’è ancora da lavorare, dobbiamo pensare alla città, fare ancora delle ultime cose, dopo aver dato una grande dimostrazione di responsabilità facendo passare il bilancio, l’altra notte, nell’interesse della comunità». Ai piedi degli uffici, Palazzo San Giacomo è avvolto dalle ombre, i dirigenti mostrano facce scure, e in piazza si raccolgono poche decine di manifestanti per dargli coraggio, invocare giustizia, chiedere che Napoli «non sia sempre calpestata». Lui non li riceve, ma manda a dire: «Sarà breve, vedrete, durerà pochi mesi, e io intanto starò in mezzo alla gente, c’è bisogno di un sindaco che stia in mezzo ai cittadini, che ascolti meglio da vicino e che abbia due mani da poter offrire all’aiuto concreto di ogni giorno».
Breve, ma quanto? L’ex pm d’assalto non spiega se infilerà l’ultima possibile exit strategy, la prescrizione del reato che arriverà al più tardi entro la prossima primavera, come hanno già da tempo calcolato i suoi avvocati, o se invece spera in uno stop dopo il ricorso al Tar. Inutile chiederglielo. «Resistenza», è un mantra che va avanti fino a notte.
«Rivendico di non essermi dimesso, non è una sentenza giusta. Non riconosco questo verdetto che mi chiede di lasciare il mio posto di sindaco per aver fatto soltanto il mio dovere. Non posso più andare avanti perché mi dicono che sono sospeso, ma resto il sindaco dei napoletani e loro mi vedranno agire come ho sempre fatto per il bene della mia città». Poi sprezzante: «Arriveranno con i corazzieri credo a portarmi questo decreto». Intanto si riunisce anche con i suoi legali, prepara la battaglia amministrativa che si dice sicuro di vincere. «Non mi fanno neanche diventare sindaco della città metropolitana? Ma io adesso avvierà una fase di rigenerazione amministrativa. Non smetterò per un attimo di sentirmi il primo cittadino che investe il suo tempo per Napoli. Sono sempre stato un servitore della giustizia. Sono un uomo di giustizia: non di legge. Preferisco la prima espressione all’altra. Uomo di legge non lo considero un complimento. Significa una cosa più vera e più profonda» Il suo posto, ora, dovrebbe essere assunto dal vicesindaco Tommaso Sodano, anche se de Magistris fino all’ultimo non offre certezze, non vuole dare nomi. Lo stesso Sodano ora dovrà assumere anche le redini della nascente Città Metropolitana. Ma de Magistris non molla. Tempo sei mesi, ha detto ai suoi riservatamente. Che sia la prescrizione del reato, o il ricorso, de Magistris vede l’uscita del tunnel. Ma è, comunque, dopo la lunga notte che comincia adesso.



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