Tensione e scontri, voli russi, manovre Nato in Polonia

by redazione | 31 Ottobre 2014 14:01

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Men­tre con­ti­nua il bal­letto di con­ferme (russe) e smen­tite (fran­cesi) sulla con­se­gna, alla data pre­vi­sta del 14 novem­bre, della por­tae­li­cot­teri classe “Mistral” alla marina russa, non accenna a dimi­nuire l’allerta Nato per il traf­fico aereo mili­tare russo «ai con­fini dell’Alleanza atlan­tica». Il vascello plu­ri­fun­zio­nale “Vla­di­vo­stok” verrà con­se­gnato nel ter­mi­ne­pre­vi­sto, aveva dichia­rato alla Tass un fun­zio­na­rio russo pre­sente al salone fran­cese “Euro­na­val 2014”. Ma il Mini­stro fran­cese delle finanze Michel Sapin ha detto invece ieri che non ci sono ancora le con­di­zioni per la con­se­gna del “Vla­di­vo­stok”, rispon­dendo così indi­ret­ta­mente al vice pre­mier russo Dmi­trij Rogo­zin, che alla vigi­lia l’aveva data per certa al 14 novembre.

A Washing­ton con­si­de­rano «sag­gia» la deci­sione fran­cese di rin­viare la con­se­gna, fin­ché non sarà osser­vato il ces­sate il fuoco nel Don­bass. La por­ta­voce del Dipar­ti­mento di Stato, Jen Psaki, si è però dimen­ti­cata di notare come, pro­prio in que­sti giorni, Kiev abbia riti­rato la firma dall’accordo sulla linea di sepa­ra­zione tra le parti in con­flitto, lascian­dosi così aperto il ter­reno per un’offensiva che in molti, nel Don­bass, giu­di­cano molto prossima.

Intanto, nel sudest dell’Ucraina, se i civili di Done­tsk e Lugansk riman­gono vit­time delle arti­glie­rie gover­na­tive, le cose non vanno meglio per i mili­tari ucraini, costretti in molti casi, accer­chiati dalle mili­zie e abban­do­nati dai comandi, ad adat­tarsi a con­di­zioni al limite della soprav­vi­venza. Fre­quenti i casi in cui i mili­tari lasciano le pro­prie armi ai mili­ziani, in cam­bio di cibo e attrez­za­ture da campo; ieri l’altro, Ros­sija 24 ha mostrato come, nell’area di Lugansk, le mili­zie aves­sero aperto un cor­ri­doio attra­verso cui 150 mili­tari hanno potuto far ritorno alle pro­prie linee, dopo circa un mese di accer­chia­mento. Pre­vi­sto un nuovo scam­bio di pri­gio­nieri sulla base “30 per 30”.

Ma Stati uniti ed Unione euro­pea non appa­iono inten­zio­nate a inter­ve­nire su Kiev per il rispetto dei diritti umani nel Don­bass, come richie­sto dalle Repub­bli­che popo­lari e anzi ina­spri­scono le accuse a Mosca di fomen­tare il con­flitto in Ucraina, alle porte dell’Alleanza atlantica.

Accuse riba­dite anche ieri per pre­sunti voli di cac­cia­bom­bar­dieri di Mosca sulle aree del Bal­tico, del mar del Nord e del mar Nero: tutte zone di per­ti­nenza Nato, in cui que­sta è libera di far seguire, quasi senza inter­ru­zione, alle mano­vre in Polo­nia, quelle in Litua­nia. Qui, dal 2 al 14 novem­bre, 2.500 sol­dati di 8 paesi Nato svol­ge­ranno le mano­vre “Spada di ferro 2014”. Secondo il coman­dante in capo delle forze armate lituane Jonas Vitau­tas Zhu­kas, «la Nato ha allar­gato le mano­vre a causa degli avve­ni­menti in Ucraina». E i voli di Mosca sono sem­pli­ce­mente “una pro­vo­ca­zione” al paci­fico allar­ga­mento della Nato nei paesi bal­tici (con rela­tivo dislo­ca­mento di arma­mento pesante, carri armati com­presi), la crea­zione di 5 nuove basi in Europa orien­tale e la messa a punto di forze di pronto inter­vento. Non dovrebbe stu­pire che ieri il Mini­stero della difesa russo evi­den­ziasse la riu­scita del lan­cio del mis­sile bali­stico inter­con­ti­nen­tale “Bulava” dal som­mer­gi­bile “Jurij Dol­go­ru­kij”: «oggi sul ter­ri­to­rio russo è garan­tita una sicura difesa da ogni direzione».

In que­sta situa­zione, unica nota appa­ren­te­mente posi­tiva nella gior­nata di ieri, il ritorno della dele­ga­zione russa a Bru­xel­les per la ripresa dei nego­ziati a tre sulla for­ni­tura del gas russo all’Ucraina: la Ue garan­ti­rebbe Kiev per il paga­mento di 378 dol­lari ogni mille m3 per il 4° tri­me­stre 2014 e 365 dol­lari nel 1° tri­me­stre 2015.

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