Torna la paura per la Grecia, Borse a picco Milano perde il 4,4%, spread sopra 160

Torna la paura per la Grecia, Borse a picco Milano perde il 4,4%, spread sopra 160

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MILANO . E’ stata una giornata davvero brutta sui mercati, come non se ne vedevano da tempo, mentre tornano ad allungarsi sui listini le ombre per la temuta instabilità in Grecia. La volatilità, che già da qualche settimana sta caratterizzando le Borse, ha fatto un salto di qualità ed è diventata quasi panic selling , con gli ingredienti tipici del disastro: vendite generalizzate su tutti i mercati e sulla maggior parte delle attività finanziarie, dal petrolio (il Brent è sceso ai minimi da quattro anni a questa parte) al dollaro (complici i brutti dati americani) alle Borse di mezzo mondo, passando per i titoli di Stato italiani.
Non è momento di buone notizie, già da qualche tempo in Europa, ma ieri si sono addensate nuvole anche negli Usa: hanno molto deluso le statistiche relative alle vendite al dettaglio, in calo a settembre; segno che i consumatori americani restano cauti mentre si avvicina la fine dell’anno. Si è trattato della prima flessione da gennaio. E ancora, le scorte delle imprese americane manifatturiere e della distribuzione sono salite dello 0,2% ad agosto, meno delle attese che pronosticavano una crescita dello 0,4%. Ne ha fatto le spese il dollaro, sceso ai minimi da un mese a questa parte: la moneta europea infatti ha riguadagnato terreno, portandosi fino a 1,2870 dollari (ne valeva 1,2661 il giorno prima) anche se con il passare delle ore il biglietto verde ha riconquistato qualche posizione, portandosi sotto quota 1,28. Complice forse anche l’analisi della Fed: nel suo Beige Book ha scritto infatti che l’economia americana è cresciuta tra il «modesto » e il «moderato» in gran parte del paese mentre per l’occupazione la crescita è continuata a un «passo costante». Un messaggio che ha tonificato in parte anche Wall Street, che era arrivata a perdere fino al 2,66% mentre dopo il Beige Book il Dow Jones è risalito, chiudendo a meno 1,06%.
Ma in generale ieri c’è stato il “fly to quality”, dicono gli esperti, il tentativo di rifugiarsi in — pochi — beni rifugio, girando le spalle a tutto il resto. A partire, ovviamente, dalle Borse: la maglia nera spetta ad Atene, che ha lasciato sul terreno il 6,25%, seguita purtroppo da Piazza Affari, che ha ceduto il 4,44% (e che da cin- que settimane chiude con il segno meno). Ma il bollettino continua malamente con meno 3,63% di Parigi, il meno 2,8% di Londra e Francoforte e il meno 3,59% di Madrid. Complessivamente, l’Europa ha bruciato in una seduta 276 miliardi di euro; Milano ha annullato 20 miliardi di valore: come se, in un solo giorno, avesse cancellato il 90% di Generali (che vale 24,24 miliardi).
Sul Vecchio continente ha giocato un suo ruolo negativo la Grecia. Il governo potrebbe abbandonare prematuramente il piano concordato con la Troika mentre preoccupa la crescente popolarità di Alexis Tsipras, il leader del partito Syriza, molto critico verso l’austerità imposta ai conti della Grecia, nell’ipotesi non improbabile di elezioni anticipate. Forse per questo nel corso del consiglio dei ministri — riporta Bloomberg — Samaras avrebbe escluso elezioni prima del 2016 e promesso di continuare nelle riforme e nel consolidamento fiscale. Come se non bastasse, ieri Fitch ha spiegato che le quattro principali banche di Atene potrebbero avere bisogno di capitali supplementari. «Ormai è l’Europa, non più solo l’Italia, il cuore del problema» sintetizza Gregorio De Felice, capo del Servizio studi di Intesa.
Intanto l’indice Ftse Mib a Milano è tornato indietro al dicembre del 2013, annullando tutti i rialzi di quest’anno, mentre i titoli di Stato italiani hanno accusato pesanti ondate di vendite e lo spread, il differenziale con la Germania si è allargato fino a 170 punti base per poi chiudere a 166 punti, 20 in più della vigilia Una ragione in più per picchiare sulle banche (Banco Popolare – 8%; Bper – 7,7% Mps – 7,6% e Bpm -7,59%).
Tra i pochi vincitori della giornata troviamo invece il Bund, insieme all’oro, che ieri ha guadagnato 10,50 dollari, chiudendo a 1.244,80 dollari l’oncia troy, al top da un mese a questa parte. Sul versante opposto l’oro nero (83,87 dollari al barile): il petrolio è stato danneggiato dalle previsioni dell’Aie che ha tagliato del 22% le stime sulla crescita della domanda mondiale.



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