12 dicembre, sciopero generale Cgil – Uil

12 dicembre, sciopero generale Cgil – Uil

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Lo scio­pero gene­rale Cgil cam­bia data. Si spo­sta di una set­ti­mana, da venerdì 5 al 12 dicem­bre. Non lo fa per le pole­mi­che sul ponte, ma per l’adesione alla mobi­li­ta­zione della Uil, con l’aggiunta pro­ba­bile per­fino dell’Ugl. Insomma, il sin­da­cato con­fe­de­rale — con l’eccezione di una iso­lata Cisl — batte un colpo e mette in dif­fi­coltà il governo. Che si rifu­gia in un silen­zio fischiato.

Nel primo giorno del XVI con­gresso della con­fe­de­ra­zione laica e socia­li­sta al palazzo dei Con­gressi dell’Eur a Roma, il ver­tice mat­tu­tino della tri­plice par­to­ri­sce il primo lodo Bar­ba­gallo. Il neo segre­ta­rio in pec­tore della Uil pro­pone a Cgil e Cisl di pro­cla­mare uno scio­pero uni­ta­rio «per l’intera gior­nata» di venerdì 12 dicem­bre, in modo «da man­te­nere l’unità sin­da­cale» e non dare l’impressione di «accor­darsi alla fuga in avanti» già fatta da Susanna Camusso.

La Cgil ci sta subito anche per­ché la sua unica paura era quella di uno scio­pero gene­rale «alla For­nero»: tre ore sole senza alcuna mani­fe­sta­zione pos­si­bile. Susanna Camusso non dovrà con­vo­care nem­meno un nuovo Diret­tivo per modi­fi­care la data visto che il man­dato votato due set­ti­mane fa con­te­neva già l’indicazione di per­se­guire l’unità con Cisl e Uil, allar­gando lo scio­pero uni­ta­rio — poi abor­tito — del set­tore pubblico.

La Cisl invece dice subito «No», con­fer­mando la scelta già anti­ci­pata da Anna­ma­ria Fur­lan in alcune inter­vi­ste — «Trovo scor­tese che qual­che minuto prima di un incon­tro uni­ta­rio si indi­chi una solu­zione», la bac­chetta Camusso — riba­dendo che «non ci siamo sfi­lati, è che non abbiamo mai avuto lo scio­pero gene­rale in agenda».

Per cer­care di uscire dall’isolamento la neo lea­der cislina rilan­cia subito lo scio­pero del set­tore pub­blico, com­parto che a gran voce lo chie­deva da set­ti­mane. La mossa cerca anche di met­tere ziz­za­nia fra Cgil e Uil, pro­po­nendo come data lunedì primo dicem­bre, spe­rando che almeno Bar­ba­gallo decida di scor­po­rare la pro­te­sta gene­rale. Ma la Uil non fa mar­cia indie­tro arri­vando per­fino a soste­nere che «l’unica pos­si­bi­lità sarebbe quella di far fare due scio­peri ai dipen­denti pub­blici, ma mi pare complicato».

Che la Cisl si senta comun­que in dif­fi­coltà lo con­ferma anche la scelta dell’Esecutivo che in serata decide una quat­tro giorni di mobi­li­ta­zione. Dopo lo scio­pero del primo dicem­bre, arri­vano tre mani­fe­sta­zioni in tre città diverse: il 2 a Firenze, il 3 a Napoli e il 4 a Milano. Al momento non è ancora deciso se ver­ranno tenute in piazza o al coperto ma da viale Po giu­rano che saranno mani­fe­sta­zioni impo­nenti con richie­ste di «poli­tica eco­no­mica e sociale».

La nuova geo­me­tria varia­bile delle alleanze sin­da­cali un effetto comun­que lo ha già avuto: spiaz­zare il governo. Al con­gresso Uil in mat­ti­nata era pre­sente una buona fetta dell’esecutivo e della mag­gio­ranza. Il mini­stro del Lavoro Giu­liano Poletti ha ascol­tato il discorso di addio di Luigi Ange­letti e il suo pas­sag­gio sullo scio­pero gene­rale — «Non ci hanno lasciato altra via, lo fac­ciamo per eser­ci­tare tutta la nostra forza per cam­biare tutte le scelte sba­gliate del governo, dall’articolo 18 all’addio al con­fronto con le parti sociali» — senza bat­tere ciglio e rispon­dendo alle domande dei gior­na­li­sti davanti alle tele­ca­mere: «Rispetto alle moti­va­zioni por­tate sui temi della legge di sta­bi­lità e del Jobs act, ritengo che non ci siano le moti­va­zioni per una deci­sione così impor­tante come lo scio­pero gene­rale — spiega — . Ogni orga­niz­za­zione fa le pro­prie scelte in ragione delle pro­prie valu­ta­zioni, si pren­dono la respon­sa­bi­lità di quello che scelgono».

Poi però nel pome­rig­gio lo stesso Poletti cam­bia pro­gramma e decide di non tor­nare per il pre­vi­sto inter­vento dal palco. Il suo scarno mes­sag­gio in cui spiega di rinun­ciare «alla luce del mutato con­te­sto» viene subis­sato dalle bor­date di fischi da parte della poco avvezza pla­tea Uil.

Gli attac­chi al governo negli inter­venti diven­tano sem­pre più viru­lenti. Il segre­ta­rio degli agroa­li­men­tari della Uila Ste­fano Man­te­gazza arriva addi­rit­tura a defi­nire «fasci­sta» il taglio ai patro­nati per­ché «lo Stato si prende i soldi dei lavo­ra­tori tagliando ser­vizi finora gra­tuiti per i più deboli».

Il qua­dro che ne viene fuori è di una Uil mai così bat­ta­gliera. Un qua­dro con­fer­mato nei tanti applausi riser­vati a Susanna Camusso che parla ad ini­zio pome­rig­gio. I pas­saggi più sot­to­li­neati sono quelli sull’articolo 18 — «La dif­fe­renza di tutele è un’altra scelta di divi­sione del lavoro» — e sullo scio­pero comune — «Arri­ver­derci al 12 dicem­bre per costruire in tutti i luo­ghi le scelte che vanno fatte: orga­niz­zare il lavoro pre­ca­rio, smet­tere di con­trap­porre pri­vati e pub­blici, una legge sul capolarato».

Que­sta mat­tina toc­chera ad Anna­ma­ria Fur­lan veder­sela con la pla­tea. E l’esito non è scon­tato. Per adesso il meno pre­oc­cu­pato dallo scio­pero Cgil-Uil è il pre­si­dente di Con­fin­du­stria. Che lo liquida con una bat­tuta: «Con i bassi livelli di atti­vità che abbiamo in que­sto momento nell’industria è forse un vantaggio».



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