America scossa dai moti razziali
È lì che esplode il vulcano. Alle prime luci dell’alba sono stati dati alle fiamme dodici edifici oltre a due auto degli sceriffi: 61 i manifestanti arrestati, centinaia i colpi di arma da fuoco. Nessuna vittima, per fortuna. Anche il presidente Obama ha preso le distanze da queli che ha definito «atti criminali».
Le reti tv via cavo, dopo aver riproposto per giorni le immagini di roghi vecchi di mesi — quelli delle manifestazioni di agosto — hanno finalmente materiale «fresco» da dare in pasto ai loro spettatori. Ma il colpo del giorno lo fa l’ Abc , una rete generalista loro concorrente, che riesce a intervistare (certo non gratis) Darren Wilson, il poliziotto che la famiglia Brown continua a chiamare «killer». E che, sparito dalla circolazione da quando, il 9 agosto, uccise Michael, nei giorni scorsi ha trovato anche tempo e modo di sposarsi. «Mi spiace per la perdita di una vita umana — ha detto Wilson — ma ho fatto semplicemente il mio lavoro. Non è stata un’esecuzione».
Il governatore del Missouri Nixon, finito sotto accusa, insieme al procuratore McCulloch, per aver aspettato troppe ore prima di comunicare il verdetto e per non aver usato la Guardia nazionale, si giustifica: «Non volevamo che gli scontri iniziassero quando c’erano ancora persone al lavoro e ragazzi che dovevano tornare da scuola. Ma non tollereremo un’altra nottata di violenze selvagge»: stanotte i rivoltosi troveranno sulla loro strada la Guardia nazionale.
L’America aspetta il tramonto col fiato sospeso: non solo il Missouri, ma tutto il Paese perché ieri notte l’ondata emotiva di Ferguson ha attraversato come una scossa elettrica tutti gli Stati Uniti, da Los Angeles a Chicago, da Seattle a Washington. Con 130 manifestazioni in 37 Stati. Non violenze gravi come quelle di Ferguson: le proteste sono state quasi ovunque pacifiche, ma a Los Angeles il traffico su due grandi autostrade è stato bloccato dai sit-in mentre a New York, dove si sono svolte manifestazioni affollatissime a Times Square, Columbus Circle e Union Square, sono stati a lungo chiusi al traffico il Brooklyn Bridge e il Triboro, il ponte che collega Manhattan con gli aeroporti Kennedy e La Guardia.
Massimo Gaggi
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Quattro persone sospettate di avere legami con il gruppo di al Qaeda che il 23 ottobre ha rapito nel campo profughi saharawi di al Raboni in Algeria tre operatori umanitari europei, i due spagnoli, Ainhoa Fernandez de Rincon dell’Asociacià³n de Amigos del Pueblo Saharaui e Enric Gonyalons dell’organizzazione Mundobat, e l’italiana Rossella Urru del Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli (Cisp), sono stati arrestati la scorsa settimana dai servizi di sicurezza algerini. Gli arresti eseguiti dall’esercito algerino – secondo il quotidiano di Algeri el Khabar – sono stati complessivamente otto nell’ambito di un’operazione tesa a colpire la rete di al Qaeda nel Maghreb (Aqmi) e a liberare i tre sequestrati.