Brescia, Renzi in fabbrica e gli industriali mettono i lavoratori in ferie forzate

Brescia, Renzi in fabbrica e gli industriali mettono i lavoratori in ferie forzate

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Lo scontro tra Matteo Renzi e la Fiom per un giorno si trasferisce a Brescia. Anche se, pare, a insaputa del capo del governo. Domani infatti il premier incontrerà gli industriali della provincia lombarda; solo che ha chiesto di farlo non nella solita sala convegni o in un auditorium, ma dentro una fabbrica vera e propria. Una location che ha sicuramente un impatto comunicativo diverso, di sicuro più dinamico. La scelta allora è caduta sullo stabilimento della Palazzoli. E però le controindicazioni si sono rivelate essere almeno due: la prima è che lì, nell’impresa elettrotecnica nata nel 1904, alle tute blu della Cgil da anni viene negata la possibilità di indire assemblee sindacali; la seconda è che l’azienda — che non potrà lavorare come al solito, visti gli ospiti — ha deciso di mettere in ferie “forzate” i dipendenti.
Se la prima questione dalla Fiom stessa è stata percepita come un vero e proprio segnale politico nei propri confronti (e non proprio distensivo), la seconda invece ha perlomeno irritato anche le altre rappresentanze sindacali in Palazzoli. Perché, è la domanda, imporre le ferie ai lavoratori per esigenze di rappresentanza? «Quando abbiamo saputo di questa iniziativa — ha spiegato Laura Valgiovio, segretario generale della Fim Cisl di Brescia, il sindacato più rappresentativo in azienda — abbiamo segnalato l’anomalia alla Confindustria. Per noi è stato come uno schiaffo, sarebbe stato più coerente avere gli operai presenti nello stabilimento con la loro rappresentanza sindacale. E poi non è vero che i lavoratori erano d’accordo, non è un caso che le rsu non siano state informate della cosa per tempo. Adesso vogliamo capire se si intende cambiare il modello di relazioni sindacali che c’è stato fino a oggi: se questo è il segnale che abbiamo cambiato direzione, allora agiremo di conseguenza ». Le ferie forzate, tecnicamente, fanno pagare lo stop ai lavoratori stessi, «mentre la giornata avrebbe potuto pagarla l’azienda». Per l’amministratore delegato della Palazzoli Luigi Moretti, però, le cose però stanno diversamente: «È una polemica senza capo né coda, c’è stata una comunicazione interna e gli operai hanno scelto autonomamente di prendersi il giorno di ferie. La diatriba è tutta esterna all’azienda e non mi risulta che ci siano tensioni interne su questo argomento. Anzi, semmai c’è l’orgoglio di essere stati scelti dal presidente del Consiglio come azienda rappresentativa». Un gruppo di operai, una sessantina sui 130 totali, sarà comunque presente all’evento. «Ma non verranno a lavorare — ha aggiunto Moretti — saranno presenti solo per assistere all’incontro».
Il 27 ottobre scorso il segretario della Fiom di Brescia Francesco Bertoli aveva spedito una lettera al premier. «In diversi interventi — c’era scritto — lei ha affermato che non ci può essere “apartheid” tra i lavoratori; ebbene, sia con la vicenda Fiat, visto che qui c’è uno stabilimento Iveco, sia presso l’azienda bresciana che lei ha visitato poco tempo fa e sia alla Palazzoli, la Fiom è sottoposta ad una situazione che, con le dovute proporzioni, si avvicina a cosa si intendesse con quel termine che lei ha utilizzato. Vogliamo pensare che siano semplicemente delle coincidenze». La risposta in realtà non è mai arrivata. «Diciamo la verità — aggiunge Mirco Rota, segretario generale della Fiom lombarda — non c’è nessuna casualità. Renzi finora è venuto qui per incontrare sempre e solo gli imprenditori, peraltro quelli a “trazione Marchionne”, i falchi della Confindustria. Con la Cgil e i lavoratori lui non parla». E così domani Fiom e Cgil hanno organizzato un corteo che si concluderà con un’assemblea aperta alla cittadinanza, proprio davanti ai cancelli della fabbrica. Con Renzi che alla fine potrebbe ricevere anche una delegazione operaia.


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