Cortei, nuove regole di ingaggio agli agenti Un’«area di rispetto» per evitare scontri
by redazione | 4 Novembre 2014 10:04
ROMA Il contatto fisico con i manifestanti «deve essere l’extrema ratio». Mentre si riaccende la polemica per quanto accaduto la scorsa settimana durante la protesta degli operai della TyssenKrupp in piazza Indipendenza a Roma, i vertici della polizia varano nuove «regole d’ingaggio». Il clima è ormai incandescente, il prefetto Alessandro Pansa sa che il crescente disagio sociale e le possibili «infiltrazioni» dei violenti tra i lavoratori rischiano di provocare gravi conseguenze. E decide di accelerare l’entrata in vigore di quel regolamento per correggere le attuali storture, frenando gli eccessi di chi va in servizio di ordine pubblico, in modo da tutelare «l’incolumità dei cittadini, ma anche degli agenti chiamati a garantire la sicurezza».
La distanza
Il provvedimento riguarda tutte le attività della polizia, però l’attenzione è ora puntata sul capitolo dedicato ai cortei. Viene infatti ribadita e dettagliata la necessità — già evidenziata dopo il G8 di Genova — di lasciare ai manifestanti la cosiddetta «area di rispetto» e cioè una distanza congrua dai reparti in assetto antisommossa proprio per evitare che si entri facilmente in contatto. Non a caso si ritiene indispensabile che ai lati di chi sfila non vengano schierati agenti in divisa. Questo naturalmente presuppone che si segua il percorso autotizzato, dunque agenti e mezzi a protezione delle istituzioni o delle zone vietate devono essere sistemati lontano dal corteo. Il regolamento raccomanda l’utilizzo dei dispositivi e degli equipaggiamenti che possano scoraggiare gli attacchi dei manifestanti e quindi le successive «cariche». Proprio come accaduto a Napoli il mese scorso, quando l’assalto al palazzo del vertice della Banca centrale europea fu fermato con l’uso degli idranti e questo fu sufficiente per disperdere i contestatori più facinorosi. Il fine è evidente: evitare il contatto diretto con i manifestanti e così limitare al massimo l’uso della forza.
Manganelli e manette
Il lavoro più approfondito svolto in questi mesi ha riguardato tutti gli strumenti in dotazione agli agenti che — in casi di estrema concitazione oppure di scontro — possono diventare mezzo di offesa come i manganelli, gli sfollagente, le manette. Ma pure quelli utili a ricostruire quanto accaduto durante eventuali incidenti, come le telecamere montate sulla divisa che i poliziotti hanno chiesto e ottenuto proprio per poter documentare gli scontri. Grande rilevanza deve essere attribuita all’analisi preventiva, con la valutazione sulle componenti che scendono in piazza proprio per poter modulare al meglio il dispositivo di sicurezza. E così distinguere le frange estreme da chi invece cerca soltanto di far valere i propri diritti. Su tutto questo ci si confronterà con i sindacati, già convocati per giovedì al Viminale. Riceveranno il testo e poi dovranno presentare le proprie valutazioni. Le posizioni — come si è visto anche in questi giorni — sono molto distanti con Cgil, Siulp e Associazione funzionari che invitano alla pacatezza i propri colleghi, mentre Sap, Coisp e altre sigle minori continuano a fomentare la «base».
Il passaggio alla Camera
Una divisione riproposta in maniera eclatante in queste ore, alla vigilia del voto sulla mozione di sfiducia presentata da Sel, Movimento 5 Stelle e Lega contro il ministro dell’Interno Angelino Alfano che sarà discussa domani alla Camera. A riaccendere la polemica è un video, trasmesso domenica sera da «Gazebo» su Raitre che mostra un funzionario della polizia mentre incita gli agenti a «caricare» i lavoratori della TyssenKrupp.
Duro è l’attacco del presidente del Pd Matteo Orfini, condiviso da Sel: «Capisco che è impegnato ad annullare matrimoni, ma il prefetto di Roma potrebbe trovare un minuto per spiegare queste nuove immagini sulla carica». E tanto basta per comprendere come la vicenda sia tutt’altro che chiusa.
Fiorenza Sarzanini