Londra, scintille alla manifestazione di Anonymous

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Le maschere c’erano, eccome. Sfi­lando con­tro l’occhiuta vigi­lanza gover­na­tiva in rete e fuori e l’austerity fatta pagare a chi è già fin troppo austero, in molti ave­vano le ormai incon­fon­di­bili sem­bianze di Guy Faw­kes, rese famose dal film V for ven­detta. Nel ghi­gno di Faw­kes si rico­no­scono gruppi anarco-pacifisti, anti­ca­pi­ta­li­sti e pro-Palestina. Fra que­sti, anche la cele­brità tele­vi­siva Rus­sell Brand (pre­sente già l’anno scorso e autore fre­sco di un dibat­tu­tis­simo libro inti­to­lato — nien­te­di­meno — Revo­lu­tion) e la sti­li­sta Vivienne West­wood, che di sov­ver­sioni spet­ta­co­lari ha il Cv pieno. Non c’è stato scam­bio di com­pli­menti: la poli­zia era pre­sente in massa e anti­som­mossa. Il bilan­cio è di dieci arre­sti e qual­che contuso.

I mani­fe­stanti si sono dati appun­ta­mento a Tra­fal­gar Square per poi diri­gersi verso il par­la­mento. Alcuni sono saliti sul pie­de­stallo della colonna di Nel­son e hanno spa­rato fuo­chi d’artificio, can­tando slo­gan come «One solu­tion, revo­lu­tion». Si sono poi diretti verso Buc­kin­gham Palace e il cuore opu­lento della Lon­dra com­mer­ciale: Pic­ca­dilly Cir­cus, Regent Street, Oxford Cir­cus, Park Lane. Da lì, un gruppo più ristretto è andato fin davanti agli ingressi della sem­pre più filo-Tory Bbc, nella vicina Por­tland Place, guar­data a vista da pochi poli­ziotti. Il pro­po­sito ori­gi­na­rio — bloc­care del tutto i luo­ghi sacri delle isti­tu­zioni bri­tan­ni­che, soprat­tutto Par­lia­ment e Tra­fal­gar Square — non è stato raggiunto.

Nella non-identità col­let­tiva che fa capo ad Anonymous si rico­no­scono le frange di un anar­chi­smo digi­tale e post­mo­derno che ha la rete come pro­prie coor­di­nate. La scelta del per­so­nag­gio di Faw­kes, tra i più demo­niz­zati della sto­ria Bri­tan­nica assieme al papa, indica il com­pi­mento di un inte­res­sante scarto sim­bo­lico. Circa quat­tro­cento anni fa, il cin­que novem­bre del 1605, un gruppo di dis­si­denti cat­to­lici inglesi cercò di assas­si­nare Gia­como Stuart, re scoz­zese che era salito al trono dopo la morte di Eli­sa­betta I e tra i fon­da­tori dello stato bri­tan­nico moderno. Il piano fu sgo­mi­nato, i col­pe­voli man­dati a morte, com­preso Faw­kes, l’unico ese­cu­tore mate­riale, il com­plotto fu ribat­tez­zato «la con­giura della pol­vere da sparo» per­ché pun­tava a far sal­tare let­te­ral­mente in aria monarca e par­la­mento. Da allora lo stato bri­tan­nico ha man­te­nuto un mono­po­lio delle rap­pre­sen­ta­zioni di Faw­kes, primo «ter­ro­ri­sta» della sto­ria bri­tan­nica, e la sua effi­gie veniva tra­di­zio­nal­mente bru­ciata nella «notte dei falò» (bon­fire night) ogni 5 novem­bre, in una sorta di festa popo­lare folk-politica dove si cele­bra lo scam­pato peri­colo di monar­chia e stato. Se que­sto mono­po­lio è final­mente in crisi, lo dob­biamo prima alla gra­phic novel V for ven­detta di Alan Moore e David Lloyd, ma soprat­tutto all’omonimo adat­ta­mento cine­ma­to­gra­fico hol­ly­woo­diano dei fra­telli Wacho­w­ski del 2006. Gra­zie a loro, il nobi­luomo papi­sta è diven­tato un’icona anar­chica senza volto nell’infinito rizoma del web.



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