Nigeria, strage in moschea Boko Haram fa 120 morti

Nigeria, strage in moschea Boko Haram fa 120 morti

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Hanno colpito durante la preghiera del venerdì, con la moschea stipata di fedeli. Due kamikaze si sono fatti saltare in aria nel cortile Grande Moschea di Kano, principale città del nord della Nigeria. E i sopravvissuti che tentavano di mettersi in salvo correndo fuori dal tempio hanno trovato una quindicina di miliziani a crivellarli a colpi di Kalashnikov, mentre un’altra esplosione devastava una strada laterale.
Fumo, macerie, corpi sbrindellati: 120 morti e 270 feriti sono le cifre del tragico bilancio, purtroppo provvisorio.
Ai fratelli «traditori» dell’Islam, i miliziani Boko Haram hanno riservato una ferocia «mai vista», secondo alcune testimonianze raccolte dalla stampa locale. Una brutalità che ha scatenato la violenza della folla: quattro attentatatori sono stati linciati, altri sono riusciti a darsi alla fuga, ha riferito il capo della polizia locale.
La moschea devastata ieri è guidata dall’emiro Lamido Sanusi, la seconda autorità islamica del Paese, che la scorsa settimana aveva dichiarato guerra ai Boko Haram, esortando tutto il nord-est della Nigeria, roccaforte del gruppo estremista, a prendere le armi contro i terroristi. «Questa gente quando attacca uccide tutti, giovani, donne, vecchi e bambini. Rapisce le ragazze per renderle schiave — aveva detto l’emiro — Voi dovete essere forti, dovete capire che dovete difendervi da soli. Non dovete aspettare che siano i soldati a proteggervi».
Un’uscita forte da parte di Lanusi, già assurto alle cronache internazionali lo scorso anno quando da governatore della Banca centrale nigeriana aveva denunciato un buco da 20 miliardi di dollari nelle casse dello Stato per proventi petroliferi dirottati altrove, sollevando uno scandalo politico-finanziario che gli era costato il posto e lo scontro con il presidente Jonathan Goodluck. Con la «chiamata alle armi» del popolo, la scorsa settimana, Lanusi si è inimicato anche l’esercito, ritenuto incapace di proteggere i civili. Subito dopo l’esplosione, centinaia di persone sono scese in strada a protestare e lanciare pietre contro gli agenti, urlando contro di loro.
L’emiro ieri non era a Kano, si trova in Arabia Saudita. Il suo appello è arrivato dopo una serie di stragi firmate dai fanatici del terrore. Il gruppo fondamentalista attivo in Nigeria dal 2009 soltanto quest’anno ha ucciso oltre 2mila persone e creato 1 milione di profughi. Ad agosto ha dichiarato nel nord est del Paese la nascita di un califfato simile a quello proclamato dall’Isis in Iraq.
Il Paese più popoloso d’Africa (170 milioni di cui 80 milioni musulmani) e prima economia del continente è nel caos. E le elezioni presidenziali previste a febbraio gettano benzina sul fuoco: la commissione elettorale ha già ammesso che non sarà possibile organizzare lo scrutinio in tre stati del Nord. Borno, Yobe e Adamawa, sono di fatto sotto il controllo degli estremisti islamici.
Alessandra Muglia

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