«Non siamo una banda di burocrati» Juncker, scontro aperto con Renzi

by redazione | 5 Novembre 2014 10:59

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 BRUXELLES È scontro tra il premier Matteo Renzi e la Commissione europea, dove dal primo novembre l’europopolare lussemburghese Jean-Claude Juncker ha sostituito alla presidenza il portoghese Josè Manuel Barroso, membro sempre del Ppe.
Proprio Juncker, che appoggia il rigido rispetto dei vincoli di bilancio nazionali preteso dalla cancelliera tedesca Angela Merkel (Ppe), ha attaccato frontalmente Renzi, che guida con il presidente socialista francese François Hollande i Paesi impegnati a chiedere più flessibilità nei conti pubblici per investire nel rilancio della crescita e dell’occupazione. E che da Roma ha subito replicato. «Devo dire al mio amico Renzi che non sono il capo di una banda di burocrati — ha detto Juncker intervenendo alla riunione dei presidenti dei gruppi politici dell’Europarlamento —. Io sono il presidente della Commissione, che è una istituzione europea. Quindi invito tutti i primi ministri a rispettare la mia istituzione perché non siamo meno legittimati rispetto ad altri». Il lussemburghese ha addirittura ri-messo in discussione il via libera preliminare concesso alla legge di Stabilità, segnalando che «se la Commissione avesse dato ascolto ai burocrati il giudizio sul bilancio italiano sarebbe stato molto diverso».
Renzi ha replicato così: «Per l’Italia, la sua storia, il suo futuro chiedo rispetto. Anzi: pretendo il rispetto che il Paese merita». Per il premier «in Europa ce la stiamo giocando, non l’abbiamo vinta né persa, ma stiamo facendo dei gol». «È cambiato il clima per l’Italia, in Europa non vado a dire “per favore ascoltateci”, non vado con il cappello in mano. Non vado a Bruxelles a farmi spiegare cosa fare e l’ho spiegato anche a Barroso e Juncker».
È stato il capogruppo tedesco del Ppe Manfred Weber, che già alla presentazione del semestre di presidenza italiana dell’Ue aveva attaccato Renzi nell’aula di Strasburgo, a offrire una specie di assist al compagno di partito: sollecitandolo a replicare alle dichiarazioni del premier italiano all’ultimo Consiglio europeo, dove aveva annunciato trasparenza sugli alti costi dei Palazzi comunitari e indisponibilità a farsi dettare la linea dagli euroburocrati.
«Il governo italiano ha avuto un comportamento irreprensibile — ha dichiarato il presidente degli eurodeputati socialisti Gianni Pittella — e non accetto che si mettano in discussione le posizioni assunte dal governo Renzi in Europa, sempre leali, chiare e costruttive». Secondo l’esponente della sinistra pd Stefano Fassina «Juncker, prima di rispondere al governo italiano, dovrebbe chiedere scusa per gli errori compiuti dalla commissione Barroso e per aver contribuito a portare l’eurozona sull’orlo del collasso». Lo scontro Commissione-Renzi è così aperto. Fa emergere anche le contraddizioni della maggioranza tra popolari e socialisti, messa in piedi in Europa solo perché è l’unica possibile per far partire la nuova Commissione e l’attività legislativa.
Ivo Caizzi
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