L’orrore non è nuovo nel Paese agitato da un’onda conservatrice e fondamentalista. L’elenco delle vittime comprende personaggi illustri come Salman Taseer — il governatore del Punjab assassinato dalla guardia del corpo per avere osteggiato le leggi sulla blasfemia — , Shahbaz Bhatti — ministro delle minoranze religiose, un cristiano — e madri di famiglia come Asia Bibi, condannata a morte dopo la denuncia d’avere infamato il nome di Maometto da parte di un gruppetto di donne con cui lei s’era azzuffata per una ridicola questione di brocche d’acqua.
Tant’è che più di un’organizzazione per i diritti civili indovina, piuttosto, una vera «persecuzione delle minoranze religiose» dietro le accuse di «blasfemia», di rado comprovate. Infatti, Sahotra all’uscita dell’obitorio è prontissimo nel «condannare l’azione brutale, disumana»; ricorda che «i cristiani in Pakistan ora sono trattati peggio che gli animali. La loro vita è a rischio, e false accuse di blasfemia servono a giustificare questi incidenti ». Se si ascolta Sahotra, i fatti si sono svolti in tutt’altro modo. Masih (che sta per Messia, cioè Gesù), 35 anni, la moglie Shama, 31, e i loro quattro figlioletti anch’essi poco più che schiavi nella produzione del laterizio, si sarebbero recati dal proprietario della fornace, Yousuf Gujjar, reclamando la paga arretrata. Se no, minacciavano, sarebbero andati via. Allora Gujjar avrebbe preteso da loro qualcosa come 400 dollari in cambio della libertà. La situazione sarebbe precipitata: rinchiusa la famigliola in una stanza, delle voci diffuse ad arte in due moschee avrebbero accusato Masih e Shama d’avere bruciato le pagine del Corano. Facile aizzare la rabbia dei più radicali per vendicarsi dei cristiani.
Qualcosa, in verità, rimane dei due sposi: è il loro mesto sorriso nel ritratto su Facebook. Al centro di un alone come fossero nell’aldilà, sono incorniciati da verdi praterie e cascate d’acqua. L’immagine di un sogno piccolo piccolo per il futuro: serenità. Bruciato dall’ignoranza in una fornace a 1000 gradi.